Obamacare, la realtà oltre ai miti

Nel suo ultimo editoriale, l’economista Paul Krugman, anima delle politiche economiche dell’amministrazione Obama, si chiede come mai i Repubblicani si siano così estremizzati da minacciare di mandare a monte il prossimo dibattito sul tetto del debito (che i Democratici vorrebbero innalzare) alla scadenza dell’anno fiscale. Krugman pensa di trovare la sua risposta nell’Obamacare e nel suo presunto successo. I Repubblicani, in sintesi, sarebbero frustrati dalla splendida vittoria ottenuta da presidente, ottenuta grazie al compimento della sua riforma sanitaria, la più caratterizzante delle sue politiche. «Una riforma sanitaria di successo – spiega Krugman – non sarebbe solo una vittoria di un presidente che getta nel panico i conservatori. Sarebbe la dimostrazione oggettiva della falsità dell’ideologia di destra».

Secondo Krugman, la riforma è destinata ad avere successo, perché: «Prima di tutto, tutti gli americani avrebbero accesso ad una assicurazione sanitaria sostenibile, anche se sono già affetti da problemi di salute (le assicurazioni tendono a non assicurare chi è già malato, perché alzerebbe il rischio e dunque i costi, ndr). Secondo, le persone dovrebbero essere indotte a comprare un’assicurazione anche se sono attualmente sani, così che la quantità delle persone a rischio rimanga ragionevolmente bassa. Terzo: per far sì che “l’obbligo” di assicurazione non sia troppo oneroso, dovrebbero esserci sussidi per tenere bassi i premi, tanto bassi quanto una percentuale del reddito». Chi paga i sussidi? «Questi soldi, in gran parte, saranno raccolti con tasse più alte sull’1% (degli americani più ricchi, ndr): aumenti di tasse che, tra l’altro, hanno già avuto luogo».

Sulla carta, il suo ragionamento non fa una piega. Sulla carta. In pratica, le statistiche stanno dimostrando che proprio il primo presupposto della riforma sanitaria, cioè «tutti gli americani avrebbero accesso ad una assicurazione sanitaria sostenibile», viene a mancare. Tutti gli americani avranno accesso a una assicurazione sanitaria, ma quest’ultima risulterà sempre meno sostenibile. Da parte conservatrice, Barton Hinkle, editorialista di Real Clear Politics, si limita a riportare alcuni studi delle associazioni sanitarie. «Alcuni mesi fa, i critici dell’Obamacare, indicavano previsioni allarmanti sull’aumento dei premi assicurativi, causato dall’entrata in vigore della legge – aumenti che arrivavano fino al 41% nel Wisconsin, 85% nell’Ohio e così via, mentre in Virginia la situazione prevista non appariva così drammatica. Le previsioni fatte in questi ultimi giorni, però, sono molto peggiori». L’associazione Aetna, per esempio, prevede un aumento del 90% dei costi dell’assicurazione sui giovani di 29 anni in Virginia. I legislatori che hanno scritto l’Obamacare avevano previsto un aumento di premi per i giovani, considerandolo fisiologico: saranno soprattutto i giovani sani a coprire i rischi dei più anziani più esposti a problemi di salute. Il problema è che non funzionerà nemmeno questo meccanismo. Secondo le stime di Aetna, per le famiglie con due bambini, il premio aumenterebbe del 36%, mentre per le coppie più anziane del 44%. Alcune categorie più a rischio, dunque, saranno costrette a pagare di più. Gli studi di altre associazioni, come Care First Blue Choice, danno risultati simili: premi in aumento del 108% per i giovani, 40% per le coppie giovani e 36% per le coppie anziane. Group Hospitalization & Medical Services ritiene che siano in vista, per queste tre categorie di assicurati, aumenti del 113%, 89% e 69%. Gli aumenti di costi sono, sì, “fisiologici”: dovendo assicurare tutti, anche persone molto a rischio o già malate, le assicurazioni alzeranno i premi.

Hinkle prevede anche un brutto effetto collaterale sull’occupazione, in un periodo in cui la disoccupazione americana è sempre ai livelli più alti dal dopoguerra. Considerando che le aziende con più di 50 dipendenti saranno obbligate a fornir loro la copertura sanitaria, con l’arrivo delle nuove tariffe post-Obamacare, quante di loro si sentiranno costrette a licenziare? O semplicemente a non assumere?

Si potrebbe pensare (e Krugman già lo pensa) a sussidiare pesantemente aziende e compagnie assicurative, compensandole per le possibili perdite pur di tenere bassi i premi assicurativi. Ma a questo punto, in un Paese che ha già 16mila (ormai si veleggia sui 17mila) miliardi di dollari di debito pubblico, si dovranno raccogliere molte più tasse. Probabilmente non basterà quell’1% di contribuenti ricchi, a meno che non li si voglia tassare come in Francia (al 70%) facendoli tutti fuggire in Russia, come ha già fatto Depardieu. Si dovrà tassare la classe media, quella che Obama vuole proteggere. E quindi chi ci guadagna da questa riforma?

A meno che non abbiano ragione le teorie cospirative di destra, secondo cui l’Obamacare è fatta per non funzionare ed è solo una scusa per nazionalizzare la sanità, dopo aver constatato “i fallimenti del mercato”: se non si riescono a tenere bassi i premi, si passa direttamente alla nazionalizzazione degli ospedali. Ma anche ammettendo che questa sia solo una teoria cospirativa, stiamo assistendo ad una riforma, osannata da tutti i media italiani, portata ad esempio come successo storico e coraggio politico, che semplicemente farà pagare di più tutti i cittadini. Forse non è solo “estremismo” ideologico quello dei suoi oppositori.

 

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:41