Muscardini, serve un nuovo euro-realismo

Secondo l'ultimo studio della fondazione britannica conservatrice New Directions ("Europe missing big opportunity from privatisation"), le privatizzazioni che si possono effettuare fin da subito in Italia ammonterebbero al 5% del nostro Pil. Effettuandole, ridurremmo il nostro debito pubblico del 4%. Secondo questo paper, ripartirebbe la crescita: +2,3% del Pil e la produttività del lavoro potrebbe aumentare del 19%. Eppure stiamo sprecando questa occasione. L’Opinione ne ha parlato con l’onorevole Cristiana Muscardini, europarlamentare, co-fondatrice del movimento Conservatori e Social Riformatori insieme ai britannici Martin Callanan e a Geoffrey Clifton-Brown. Il movimento aderisce, nel Parlamento Europeo, al Gruppo European Conservatives and Reformers (Ecr).

Onorevole Muscardini, a Suo avviso, cosa ci impedisce di privatizzare, nonostante gli indiscutibili vantaggi che se ne potrebbero ricavare?

Le privatizzazioni, in molti settori, compresa gran parte del settore sanitario, porterebbero un deciso miglioramento della nostra situazione economica, ma in Italia diventa inutile privatizzare se prima non rendiamo drasticamente più snella, efficiente e responsabile la nostra burocrazia. L'apertura di qualsiasi attività comporta, in Italia, tempi biblici, valanghe di documenti oltre alle note eccessive tasse di vario genere.

A Suo avviso, cosa si dovrebbe privatizzare in Italia per prima cosa?

Rimango convinta che per noi sarebbe importante procedere da subito allo snellimento di tutto ciò che invece oggi impedisce il cambio di un'insegna, l'ammodernamento di un capannone, l'apertura di una qualsiasi iniziativa, anche di tipo professionale e sono persuasa che per quelli che sono interessi strategici collettivi, privatizzare possa essere un pericolo, anche per le gravi infiltrazioni della criminalità organizzata.

Lo stesso paper di New Direction afferma che solo Gran Bretagna e Polonia stanno seguendo la "via virtuosa" delle privatizzazioni. Lei è d'accordo?

Anche la privatizzazione dei servizi prevista dalla direttiva Bolkestein, sta procurando problemi al nostro Paese in alcuni settori, perché abbiamo un sistema economico e organizzativo diverso di quello di altri Paesi europei come ad esempio Gran Bretagna e Polonia. Ricordiamo inoltre che nonostante le privatizzazioni, la Gran Bretagna continua ad avere problemi di assestamento.

Secondo Lei, un'azione di privatizzazione basterebbe a far ripartire l'economia in Italia?

Per me, un’azione di privatizzazione, in assenza delle altre urgenti riforme strutturali, non basterebbe a far ripartire l'economia, ma potrebbe anzi essere solo il modo per fare arricchire ristretti gruppi d'interesse.

New Directions è euroscettica, l'Italia è uno dei Paesi più euro-entusiasti. Dopo più di mezzo secolo in comunità europea e Unione Europea e 11 anni nell'euro, siamo ancora così euro-entusiasti?

New Direction e' la fondazione che riunisce le fondazioni e associazioni collegate nella rete dei Conservatori europei e perciò non è euroscettica, in quanto i conservatori riformisti europei non sono euroscettici, ma euro-realisti. Proprio come euro-realisti si oppongono agli euro-entusiasti, che ci hanno portato all'attuale situazione di recessione economica, politica e morale, e agli euro-scettici che vorrebbero, più o meno, disfare tutto, senza rendersi conto che in un mondo che, piaccia o no, è globalizzato, l'Europa è l'unico strumento per poterci porre, a livello internazionale, in pari competizione con gli altri grandi paesi e continenti. Gli italiani che votarono a stragrande maggioranza a favore dell'Europa credo che siano euro-realisti in gran parte, perché vogliono non un’Europa più grande, ma un’Europa migliore e cioè un’Europa capace di applicare la sussidiarietà, di difendere i propri interessi economici e le proprie peculiarità culturali in un confronto aperto e leale con le altre realtà. Chi oggi parla di uscita dall'euro da un lato, o di nuovi allargamenti dell'Unione dall'altro, non fa gli interessi né dell'Unione europea e né dei suoi cittadini e delle future generazioni. Per fare alcuni esempi: l'Europa dovrebbe avere una politica comune per l'immigrazione, una sua agenzia di rating, sistemi doganali armonizzati, la forza di ottenere dall'Organizzazione Mondiale del Commercio il rispetto delle regole comuni per tutti i Paesi che vi aderiscono, le stesse norme per la tutela dei minori e delle coppie bi-nazionali, mentre anche oggi lo Jugendamt, istituto tedesco per i minori, crea gravi ed inaccettabili discriminazioni. Come vede, ho trattato solo alcune delle tante riforme necessarie per rendere l'Europa più forte e più "amata", mentre se si continuerà con i proclami, le disuguaglianze e l’inefficienza correremmo veramente il rischio di vedere crescere gli euroscettici che ci porterebbero ad un nuovo baratro. Ma per risolvere i diversi problemi occorre anche che la Commissione ed il Consiglio europeo, risolvano finalmente l'antico contenzioso tra Paesi manifatturieri e Paesi solo importatori, e comprendano perciò che una società moderna deve saper coniugare produzione, agricoltura, servizi e welfare.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:21