Obama contro la libertà di espressione

Barack Obama sta lanciando il peggior attacco contro il Primo Emendamento, che protegge la libertà di espressione negli Stati Uniti. È una mossa contro il Primo Emendamento, l’opera di sistematica discriminazione e vessazione fiscale dei Tea Party da parte dell’Irs, l’equivalente americano dell’agenzia delle entrate. È un altro pesante attacco l’opera di controllo, ai limiti dello spionaggio, subita dai giornalisti della Associated Press e dal corrispondente della Fox News James Rosen. A mettere in guardia dalla possibile violazione di uno dei pilastri della repubblica americana non è solo l’opposizione repubblicana, ma anche penne di sinistra, che finora sono rimaste fedeli alla causa progressista del presidente democratico.

È l’opposizione, ovviamente, che sta lanciando l’allarme più urlato. Ma è un grande quotidiano di tendenza progressista, il Washington Post, a pubblicare l’editoriale del senatore repubblicano Mitch McConnell, veterano della politica conservatrice. «Per anni – scrive McConnell, funzionari dell’amministrazione hanno usato il potere del governo federale per isolare i loro avversari. Nel frattempo, impiegati sindacalizzati che popolano gli uffici dell’Irs e altre agenzie in tutto il Paese, hanno regolarmente ricevuto istruzioni dai capi dei loro sindacati, le cui donazioni e i cui discorsi pubblici dimostrano il loro sostegno alla Casa Bianca». McConnell difende il Tea Party dagli attacchi che tuttora subisce da tutta la stampa americana, nonostante lo scandalo Irs. Ma lo fa ricordando il significato originario del Primo Emendamento: «Non fu scritto (nel 1791, ndr) per proteggere i discorsi più popolari. Fu scritto per proteggere quelli più impopolari. Nel momento in cui ne perdiamo il senso, perdiamo il principio dell’eguaglianza di fronte alla legge, che è alla base del nostro sistema.

Possiamo sperare che il presidente e tutti coloro che lavorano per il governo, abbiano imparato di nuovo la lezione in questi giorni, ma non possiamo contarci. Il popolo americano deve rimanere vigile contro ogni tentativo del potere di limitare la libertà di espressione, e far quanto è possibile per impedirlo». Lo spionaggio nei confronti dei giornalisti fa ancora più impressione, considerando l’inclinazione filo-Obama della stragrande maggioranza delle penne americane. «Siccome tendono a condividere la sua visione della politica, troppi giornalisti, per troppo tempo, sono stati dalla stessa parte di Obama, sottacendo o minimizzando i suoi fallimenti politici e le sue sconfitte – scrive su “The Daily Beast” (un quotidiano progressista) il giornalista Nick Gillespie – Vi ricordate l’insistenza con cui Obama diceva di voler formare l’amministrazione più trasparente di sempre? Ora date un’occhiata a questo documento sulle modalità di indagine sui messaggi di testo che questa amministrazione si è decisa a fornire alla Aclu (Associazione per le Libertà Civili in America) e che è giunta anche a me. Sono 15 pagine interamente censurate».

Le pagine che Gillespie mostra sul “The Daily Beast” sono, effettivamente, 15 grandi rettangoli neri: tutto il testo è stato censurato. «Un documento del genere potrebbe essere divertente se non arrivasse da un’amministrazione ossessionata dai segreti, che ha posto limiti sulla consegna di documenti prevista dalla Legge sul Diritto di Libera Informazione e ha messo sotto accusa un gran numero di persone in nome della Legge sullo Spionaggio». La rivista libertaria (dunque, né di destra, né di sinistra) “Reason Magazine”, sottolinea la gravità della vicenda James Rosen, di Fox News: «L’aspetto più inquietante – scrive J.D. Tuccille – non è tanto il monitoraggio invadente di tutti i suoi movimenti e contatti (cosa che, in sé, dovrebbe essere già sufficientemente grave), quanto la base legale delle accuse che gli sono state mosse e che il giornalista potrebbe affrontare in un eventuale processo. Di base, il sospetto che Rosen abbia violato la legge “come fiancheggiatore, istigatore o co-cospiratore”, è basata su niente più che un incontro e un colloquio con il consigliere governativo Stephen Jin Woo Kim, che gli ha rivelato l’informazione, non certo eclatante, che la Corea del Nord avrebbe potuto rispondere alle sanzioni delle Nazioni Unite con altri test nucleari.È vero. Incontrare un funzionario governativo e fargli domande, cosa che i giornalisti di solito fanno, è interpretato come una cospirazione criminale». Secondo Gillespie: «L’amministrazione Obama sostiene che sia illegale, per i giornalisti e per gli editori, “sollecitare” informazioni sensibili. Questo non è solo uno schiaffo al Primo Emendamento e alle norme che risalgono alla guerra del Vietnam e garantiscono la libertà di stampa. Questa è una dichiarazione di una “guerra al giornalismo”, che criminalizza l’atto stesso del giornalismo di inchiesta».

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 16:52