Al Qaeda colpisce ovunque

Tre notizie sul terrorismo in un solo giorno e in tre luoghi diversi portano ad un unico mandante. Canada: la soffiata di un imam di Toronto ha portato all’arresto di due uomini, Chiheb Esseghaier e Raed Jaser. Stavano pianificando un attentato sul territorio degli Stati Uniti, che sarebbe stato il secondo in due settimane, se fosse andato in porto. Miravano a colpire la linea ferroviaria Toronto-New York. Il Canada non è nuovo al terrorismo islamico. Nel 2006 la polizia aveva sventato un altro complotto. In quel caso i terroristi puntavano a far saltare in aria la Peace Tower di Ottawa e la sede della Borsa canadese a Toronto.

In questo caso, l’attentato al treno avrebbe colpito un obiettivo decisamente meno spettacolare. Ma secondo le autorità canadesi, avrebbe potuto provocare anche più vittime dello sventato attacco alle istituzioni del 2006. L’indagine è ancora in corso. La pista più accreditata porta ad Al Qaeda. E in particolar modo ad Al Qaeda in Iran. Teheran ha già reagito con durezza e sarcasmo alla notizia: «È la cosa più divertente che abbia sentito nei miei 64 anni di vita», ha commentato il ministro degli Esteri, Ali Akbar Salehi, citato dall’agenzia Isna. Il ministro è sarcastico perché «Il pensiero di gruppi estremisti (e sunniti, ndr), specialmente quelli di al Qaeda, non è né politicamente né teologicamente compatibile con l’Iran», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Ramin Mehmanparast. Il regime sciita di Teheran, tuttavia non si è fatto scrupoli, in passato a finanziare gruppi che sono sia “estremisti” che “teologicamente incompatibili” con la Repubblica Islamica: Hamas (sunnita) è tuttora foraggiato e armato dall’Iran, i Talebani in Afghanistan sono stati armati anche dall’Iran (oltre che dal Pakistan) in tutti questi anni di guerra; in Iraq, negli anni più duri del conflitto (2004-2007), c’era un’alleanza sul campo fra gli sciiti filo-iraniani e la stessa Al Qaeda, le cui milizie ricevevano armi anche dall’Iran, secondo quanto denunciava allora il generale David Petraeus. Insomma, i precedenti ci sono: l’Iran non si è mai fatto scrupoli religiosi quando si trattava di combattere gli Stati Uniti. Spagna: due presunti terroristi legati ad al Qaeda arrestati a Saragozza e Murcia, in Spagna, sembrerebbero essere legati ai terroristi di Boston.

Uno degli arrestati è di origine algerina, il secondo è marocchino. La cellula terroristica che ha agito negli Usa poteva essere molto più grande di quel che si pensasse all’inizio. Sono forse 12 le persone coinvolte, di cui 7 (oltre ai fratelli Tsarnaev, gli esecutori materiali) sono già sotto osservazione. Libia: un’autobomba è esplosa di fronte all’ambasciata francese, provocando diversi feriti, fra cui due guardie francesi. La bomba, di grande potenza, ha causato danni anche alle case circostanti, oltre ad aver distrutto il muro di cinta e devastato il piano terra della sede diplomatica. La Francia ha partecipato, più di tutti gli altri Paesi Nato, all’intervento militare del 2011 culminato con la morte di Muhammar Gheddafi. Ma pare che non siano i nostalgici dell’ex regime ad aver colpito l’ambasciata. Bensì milizie legate, sempre, ad Al Qaeda. È stata una cellula armata legata alla rete del terrore ad aver ucciso l’ambasciatore statunitense Christopher Stevens l’11 settembre scorso. Ed è sempre l’organizzazione jihadista orfana di Bin Laden ad aver minacciato, nei mesi scorsi, di colpire tutti i bersagli occidentali in Libia, provocando una gran fuga di cittadini europei. La Francia, in particolare, è nel mirino degli jihadisti dopo il suo intervento militare nel Mali e il suo impegno nella Repubblica Centrafricana, dove i suoi militari sono impegnati contro milizie islamiche. Le notizie sarebbero slegate fra loro. Secondo le indagini, infatti, non vi sarebbe alcun nesso fra il progetto di attentato alla linea Toronto-New York e l’attentato di Boston.

Né c’entrerebbe la bomba all’ambasciata francese in Libia. Infine, non è ancora del tutto confermata l’affiliazione dei fratelli Tsarnaev ad Al Qaeda. Ne dobbiamo dedurre, però, che, pur mancando un’organizzazione centrale che pianifica una vasta campagna anti-occidentale, l’effetto è lo stesso. Pur avendo perso i suoi vertici, compreso Bin Laden, Al Qaeda è ancora in grado di colpire ovunque. Sarà anche scoordinata, ma quella che è in corso in questi giorni, è un’offensiva su tutti i fronti. Non la si potrebbe chiamare altrimenti. Sono semmai i governi occidentali, Stati Uniti e Francia per primi, che dovrebbero rivedere la loro strategia anti-terrorismo.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:21