Corea del Nord, minaccia o bluff?

Mentre in Corea del Sud il nuovo singolo di PSY sta facendo dimenticare per qualche ora la crisi diplomatica creatasi nella penisola coreana, il segretario di Stato americano John Kerry ha dichiarato di essere disposto ad aprire un canale diplomatico diretto fra Stati Uniti e la leadership della Corea del Nord, nel tentativo di ridurre le tensioni nel Nord-est asiatico. In cambio, come al solito, la richiesta che Pyongyang smantelli nel più breve tempo possibile il proprio arsenale di armi nucleari. Dopo una timida apertura, però, Pyongyang ha rispedito al mittente la proposta degli USA continuando la sua retorica anti-americana e antioccidentale e minacciando addirittura un attacco senza preavviso. Doug Lamborn ha rivelato circa una settimana fa che la DIA (Defense Intelligence Agency) avrebbe dati e carte sufficienti a dimostrare un know-how nord coreano che consentirebbe a Pyongyang di attaccare con armi nucleari.

In realtà, sia il Pentagono sia molti analisti ritengono tuttavia la cosa alquanto improbabile, non solo per gli evidenti problemi di “conoscenze geografiche” del regime di Pyongyang, ma soprattutto perché la loro tecnologia non consentirebbe una produzione di testate nucleari abbastanza piccole da poter essere usate su missili di portata intercontinentale. In realtà la reale preoccupazione degli Stati Uniti rimane di natura esclusivamente balistica. Proprio per questo motivo, pochi giorni fa, Chuck Hagel, nuovo Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, ha spostato a Guam due batterie antimissilistiche (del valore di 800 milioni di dollari ciascuna) a difesa da eventuali attacchi. Le potenzialità missilistiche nordcoreane non sono note in maniera approfondita. Si conoscono per esempio i missili MUSUDAN, una variante dello SCUD, per soft target (obiettivi non militari), ma spuntano all’orizzonte nuovi missili come il KN-08 (intravisto in una parata militare nell’Aprile 2012) che potrebbe percorrere dai 2,500-6,000 km di distanza. E mentre alcuni analisti propongono un folle attacco preventivo e la Cina continua da tempo grossi spostamenti di carri armati e veicoli blindati vicino ai confini nordcoreani (che l’intelligence americana associa all’intensificarsi degli attriti nella penisola), la Nord Corea continua con la sua retorica e le sue minacce a fare i suoi affari.

Se i funzionari dei servizi segreti degli Stati Uniti non concordano sulle stime sulla gamma e capacità di precisione dei missili nord coreani, con o senza testata, la tecnologia nucleare e missilistica del paese ha già trovato la sua strada verso il Medio Oriente. La Corea del Nord, infatti, non solo ha già aiutato la Siria a sviluppare un reattore nucleare ma ha anche venduto tecnologia missilistica e armi a chiunque fosse disposto a pagare, oltre ad avere sviluppato una stretta collaborazione con l'Iran. Mentre il popolo nord coreano soffre la fame e si diffondono notizie su presunti atti di cannibalismo, il regime di Pyongyang continua insomma a fare affari d’oro nonostante le sanzioni delle Nazioni Unite. Molti esperti continuano a sviluppare complicate teorie su cosa voglia davvero Pyongyang.

In realtà alla fine l’evidenza è sempre quella di un processo retorico che Kim Jong Un, e tutta la dinastia dei Kim, hanno sempre usato per cercar consenso, per rafforzare il potere e per assicurarsi il sostegno dei militari. La Corea del Nord ha sempre pubblicizzato la sua industria militare. Ogni titolo di giornale ed ogni “editto” o minaccia di regime ha sempre assomigliato più ad un annuncio da finale di Champions League, piuttosto che ad una reale minaccia. I test missilistici, nucleari ed i satelliti in orbita fanno comunque rimanere in allerta (con i pazzi non si sa mai), ma non si può certo soprassedere davanti all’evidenza di un paese alla canna del gas che, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, ha trovato il suo business migliore nella sua industria militare. E quale metodo migliore se non minacciare costantemente in modo da esporre la propria merce? Certo, c’è da stare attenti ma, dopotutto, vale anche la regola che la pubblicità è l’anima del commercio.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:46