È partita in anticipo la campagna elettorale in Iran, in vista delle elezioni presidenziali in programma per il 14 giugno prossimo. A febbraio sono stati annunciati i primi nomi dei possibili candidati; intorno alla prima metà di marzo ha iniziato a prendere forma la lista delle candidature ufficiali alla presidenza della Repubblica Islamica. Attualmente sono 24 i nomi più gettonati, scelti all’interno delle cinque macro – correnti che animano la politica iraniana: i neo principalisti, la corrente Ahmadinejad-Mashaei, i principalisti tradizionali, i centristi e i riformisti. Tuttavia, come ha rilevato una ricerca effettuata da Iran Election Watch - un organizzazione indipendente composta da giornalisti con il compito di monitorare le informazioni dentro e fuori l’Iran – dal mese di dicembre 2012 ad oggi su Facebook si sono moltiplicate le pagine a sostegno dell’uno o dell’altro possibile candidato, e sono aumentate le pagine dedicate alle elezioni del giugno prossimo. La pagina più cliccata è risultata quella dedicata a Esfandiar Rahim Mashaei, il delfino del presidente uscente Mahmoud Ahmadinejad.
A lui sono dedicate dieci pagine, tra cui quella che finora ha raccolto il maggior numero di “mi piace” intitolata “Campagna a sostegno dell’ingegnere Mashaei alle presidenziali 2013”. La pagina è ricca di informazioni e notizie su Ahmadinejad e Mashaei stesso. Ma i più attivi sul mondo dei social network sono risultati gli attivisti e sostenitori del sindaco di Tehran, Mohammad Bagher Qalibaf. Definito il “falco dagli occhi azzurri”, finora ha totalizzato 45 pagine relative alla campagna elettorale, con 15.000 follower al seguito. La pagina più seguita s’intitola “Sostenitori di Mohammad Bagher Qalibaf”. È stata creata nel dicembre 2012 e conta attualmente 8000 seguaci. Il motivo di tanto successo tra i simpatizzanti e i supporter di Qalibaf è legato essenzialmente a tre aspetti: la sua reputazione positiva come sindaco di Tehran, la sua partecipazione attiva nella guerra Iran-Iraq (1980-1988) e il suo essere un pilota. Al di là di una campagna di preferenze 2.0 basata sugli “i like” e sui “follower”, la sfida elettorale iraniana del 2013 vedrà prevalentemente in campo gli esponenti dei cinque macro – orientamenti. Si tratta di una distinzione teorica, poiché nella politica iraniana è notoriamente difficile accertare o categorizzare i vari raggruppamenti, per una serie di motivi: in primo luogo, per la mancanza di un sistema di partiti forte, per la natura autoritaria del regime e per i cambiamenti repentini di alleanze interne. Questa distinzione offre una panoramica sulle forze politiche in campo.
I neo principalisti sostengono la linea di continuità con i principi della Repubblica Islamica e dimostrano obbedienza assoluta al leader supremo, l’Ayatollah Alì Khamenei. Hanno un legame indissolubile con il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie, si oppongono ad un cambiamento radicale ai vari livelli dell’establishment politico. Fino al 2009, i neo principalisti hanno sostenuto Mahmoud Ahmadinejad e la sua rielezione. Hanno ricoperto ruoli politici chiave durante il primo mandato di Ahmadinejad nel 2005, fino al 2009. Nel parlamento iraniano, i neo principalisti sono rappresentanti dalla più grande fazione politica, il PFIR (Persevering Front of the Islamic Revolution). Il candidato di punta è Saeed Jalili, membro del Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale e capo negoziatore sul nucleare. La corrente Ahmadinejad – Mashaei è una costola della fazione neo fondamentalista, venuta alla luce dopo le elezioni presidenziali del 2009. Il candidato di punta è Esfandiar Rahim Mashaei, etichettato come il “polpo” dai suoi detrattori, a causa della sua repentina ascesa politica accanto ad Ahmadinejad. La corrente ha avuto un ruolo chiave soprattutto nel secondo mandato presidenziale, per le sue posizioni giudicate poco ortodosse in politica estera ed interna. Definita più volte “corrente deviante”, essa è stata molto attiva durante le elezioni parlamentari del 2012. I principalisti tradizionali, sono una corrente radicata nella destra conservatrice nel decennio rivoluzionario.
Questo gruppo nacque come risposta alla vittoria di Mohammad Khatamì alle elezioni presidenziali del 1997. I principalisti hanno profondi legami con i bazari, storicamente considerati il cuore pulsante dell’economia interna iraniana. dal 2009 sono in rotta di collisione con la corrente deviante plasmata da Ahmadinejad e Mashaei. Tra i candidati alle presidenziali di giugno spiccano i nomi di Mohammad Bagher Ghalibaf, sindaco di Tehran, e Alì Akbar Velayati, consigliere di politica estera del Leader Supremo ed ex ministro degli Esteri. I centristi sono un’altra corrente radicata nella destra conservatrice durante il primo decennio della rivoluzione del 1979. I centristi sono emersi sono la figura di uno dei più potenti e duraturi politici del regime, l’Ayatollah Ali – Akbar Hashemi-Rafsanjani al potere dal 1989 al 1997. Essa conserva ancora un certo peso nel Majlis. I centristi sono stati i fautori di numerose riforme, tra cui la riforma economica tendente al libero mercato e hanno guidato il periodo di transizione economica dopo la guerra in Iraq del 1980. La corrente ha ricevuto un forte sostegno da tecnocrati: dallo stesso Rafsanjani e dall’ex sindaco di Tehran, Gholam-Hossein Karbaschi. Tra i candidati di punta spiccano i nomi di Mohsen Rezaei, ex comandante delle Guardie Rivoluzionarie, e di Hassan Rowhani, ex segretario del Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale. I riformisti sono emersi come costola della sinistra radicale durante il primo decennio dopo la rivoluzione.
Ma è nella loro seconda incarnazione completata con le elezioni presidenziali del 1997 che i riformisti hanno ricoperto un ruolo chiave, proponendo riforme sociali e politiche e tentando di liberalizzare la società e il sistema politico iraniano. Una parabola durata otto anni e spazzata via nel 2005. Tra gli esponenti riformisti di spicco ci sono l’ex presidente Mohammed Khatamì, l’ex ministro degli interni Abdollah Nouri. Nonostante la corrente riformista sia stata autorizzata a partecipare alle elezioni di giugno, è altamente improbabile una loro vittoria. Tra candidati alle elezioni spicca il nome di Mohammed Reza Aref, ex vice di Khatamì e attualmente membro del Consiglio di Discernimento, organo consultivo istituito dal leader supremo Khamenei. Le elezioni presidenziali iraniane del prossimo giugno si preannunciano tutt’altro che noiose. Il presidente uscente Mahmoud Ahmadinejad è stato abile nel giocarsi le sue ultime carte a disposizione negli ultimi tre mesi, dipingendo i suoi rivali come corrotti e sponsorizzando nel contempo un programma di assistenza sociale per le famiglie meno abbienti con cifre variabili tra gli 800.000 e i 1.000.000 rial, per far fronte alle esigenze e ai bisogni di prima necessità. Oltre all’emergenza sociale da fronteggiare, Ahmadinejad ha continuato a sostenere la candidatura alla presidenza del suo delfino Esfandiar Rahim Mashaei. Un gesto interpretato come provocatorio dagli esponenti “principalisti”, che sembrano essere i favoriti per la vittoria grazie al chiaro e significativo sostegno della Guida Suprema, del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie, della stragrande maggioranza dei membri del Majlis e dai rappresentanti del Consiglio dei Guardiani.
Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:48