L’Irlanda, l'Europa e il diritto alla Vita

L’Irlanda ha una Costituzione che difende il diritto alla Vita dei bambini e delle donne. Il terzo comma dell’art. 40 recita: «Lo Stato riconosce il diritto alla vita del nascituro e, tenendo in debito conto l’eguale diritto alla vita della madre, garantisce nelle sue leggi di rispettare e, per quanto possibile, di difendere e rivendicare questo diritto»: il popolo irlandese ama la vita. Ciò, però, non piace alle Istituzioni internazionali, che sono seriamente preoccupate per la tutela dei diritti delle donne, ma ignorano totalmente il diritto alla vita dei bambini. Nel 2010, la Corte Europea dei diritti dell'uomo aveva condannato la legge sull'aborto irlandese perché troppo restrittiva; ad Ottobre del 2012 nel resoconto dell’Universal Periodic Review del Consiglio per i diritti umani dell’Onu, alcuni paesi come per esempio la Danimarca, la Spagna e la Norvegia, hanno ufficialmente fatto pressione sul governo democratico e sovrano di Dublino, perché modifichi le norme sull’aborto in senso più libertario.

Tutti costoro evidentemente ignorano i risultati di una recente ricerca delle Nazioni Unite (Report on Maternal Mortality, UN, UNFPA, World Health Organisation 2010) da cui risulta che l’Irlanda anti-abortista è ai primi posti nel mondo, precedendo anche i paesi che la criticano, in termini di sicurezza per le donne in gravidanza e durante il parto. Non a caso l’Irlanda è al primo posto delle nascite in Europa. Al contrario l’Italia abortista è al 219mo posto su 221 paesi per quanto concerne la natalità. Dublino, nel pieno esercizio della propria sovranità e nel rispetto della volontà popolare, ha sempre rimandato al mittente tali interferenze, come anche ha fatto recentemente il Governo ungherese; intanto, però, la Polonia ha ricevuto una condanna dalla Corte di Strasburgo per aver “ostacolato” (non “impedito”!) l’aborto di una ragazza di 14 anni. Negli organismi sovranazionali, che dovrebbero esistere per garantire la pace e i diritti dei più deboli, la lobby pro morte è decisamente potente. Da ultimo il Comitato europeo per i diritti sociali del Consiglio d’Europa ha dichiarato ricevibile il ricorso presentato contro l’Italia dall’ong International Planned Parenthood Federation European Network (Ippf En), cui ha collaborato la Laiga (Libera associazione ginecologi per l’applicazione della l.194). La loro tesi è che l’alto numero di obiettori di coscienza tra i medici e i paramedici lede il “diritto all’aborto” delle donne.

Molto singolare questo atteggiamento delle Istituzioni internazionali che sembrano preoccuparsi molto per la “scelta” delle donne, ma non per il diritto alla vita dei bambini e che considerano giusta l’obiezione di coscienza solo quando è consona ai loro pregiudizi politici! I fautori della morte sono potenti, organizzati e ricchi (nel solo anno fiscale 2008/2009 Planned Parenthood ha ricevuto 363.2 milioni di dollari dal Governo USA) ed hanno dalla loro parte i poteri forti ed i grandi media. Perchè la stampa italiana non parla dei crudeli metodi dell’aborto, delle morti a causa della RU 486 e dei traumi causati dall’aborto? Quella stessa stampa che negli anni ’70 denunciava che 25.000 donne all’anno morivano a causa dell’aborto e che vi erano fra due e tre milioni di aborti clandestini all’anno in Italia. Strano però che dopo l’approvazione dell’iniqua legge 194 gli aborti legali e gratuiti pagati dallo Stato erano solo circa 180.000 e che le donne morte fra i 14 e i 44 anni, per tutte le ragioni, erano circa 9.000 all’anno.

Grazie a queste vere e proprie menzogne è stata approvata la 194! I grandi media continuano a tacere sulla verità perché l’aborto,come la droga, è un grande business che porta soldi alle cliniche abortiste ed ai poteri forti. Spesso, come in Italia a spese dello Stato. Il totale dei costi annuali per aborto, uso della RU 486 e della FIV superano i 250 milioni all’anno a spese della Sanità pubblica nazionale e questo in tempi di “spending review”! Non dimentichiamo che l’aborto non è solamente immorale ma danneggia anche l’economia. La 194 ha permesso il genocidio di circa cinque milioni di bambini dal 1978: sono quelle menti e quelle braccia di cui avrebbe bisogno l’Italia oggi per rilanciare la crescita economica reale. La battaglia per la Vita non è solamente una battaglia cattolica. Tutte le religioni principali sono contro l’aborto. Ricordiamo cosa disse Mahatma Gandhi: «Mi sembra chiaro come la luce del giorno che l'aborto è un crimine» e cosa affermò il non credente Pier Paolo Pasolini «Sono traumatizzato della legalizzazione dell'aborto perché la considero, come molti, una legalizzazione dell'omicidio».

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:39