Il Gun Control non passa

Barack Obama non ce l’ha fatta e ha reagito con rabbia, abbandonando la sua proverbiale calma. Non è riuscito a far votare, al Senato degli Stati Uniti (che pure è a maggioranza democratica) la nuova legge sul controllo delle armi. «È stato un giorno vergognoso per Washington» ha urlato Obama, nel corso di un evento al Rose Garden, alla presenza di alcune delle famiglie delle vittime della strage della scuola di Newtown. «Le famiglie che hanno vissuto una sofferenza indicibile hanno avuto il coraggio di rivolgersi ai loro rappresentanti eletti», ha dichiarato il presidente, «Ma pochi minuti fa una minoranza negli Stati Uniti ha deciso che non valeva la pena di ascoltarli. Hanno bloccato una riforma di buon senso anche mentre le famiglie li stavano guardando dalla balconata degli ospiti» Obama, in tutta la sua campagna per il controllo delle armi ha usato molto spesso le vittime dei delitti e delle stragi come testimonial.

Al suo fianco, nel suo discorso al Rose Garden, c’era Gabrielle Giffords, giovane deputata democratica sopravvissuta per miracolo a un attentato, a Tucson, l’8 gennaio 2011, quando il folle Jared Loughner le sparò alla testa. C’erano, appunto, anche le famiglie delle vittime della scuola elementare Sandy Hook. Ma siamo sicuri che la maggioranza degli americani voglia questa legge, come ha detto Obama? La reazione più istintiva delle famiglie statunitensi alla strage di Sandy Hook, così come quella che è seguita alla strage del cinema di Aurora, è una sola: comprare armi. Si è infatti registrato un picco nelle vendite delle armi da fuoco sia nell’estate scorsa, che il mese scorso. Se una richiesta c’è, questa è semmai l’opposto della legge di Obama: minori controlli, più facilità a reperire armi, non certo l’intensificazione dei controlli sul background di chi le va ad acquistare come chiede l’amministrazione democratica. La “minoranza” al Senato, inoltre, era trasversale a giudicare dalla conta dei voti. Tanto è vero che Obama si è pronunciato in questi termini: «La legge ha passato il suo test, ma molti senatori no». E si riferiva soprattutto a quei senatori democratici, rappresentanti di stati rurali, che hanno votato più in base alle preferenze e agli interessi dei loro cittadini, che non per appartenenza partitica. Anche da questo punto di vista, non si può non notare che l’amministrazione democratica rappresenta più un’élite colta e urbana (come dimostra bene la distribuzione del voto di novembre) che non il grosso della società statunitense.

La National Rifle Association, la principale lobby statunitense delle armi, ha promesso tutto il suo sostegno a quei senatori che volessero continuare ad opporsi ai nuovi controlli. «Come abbiamo detto in passato, estendere i controlli sul background delle persone presenti alle fiere delle armi o altrove, non ridurrà il crimine», dichiara Chris Cox, lobbista della Nra. E gli eventi di questi tre giorni, fra le altre cose, dimostrano come le armi da fuoco non siano gli oggetti più pericolosi in circolazione. Due bombe sono esplose a Boston: erano fatte con pentole a pressione ed esplosivi artigianali. E sicuramente nessun controllo sul background viene fatto alle casalinghe che comprano le pentole a pressione. Buste avvelenate al ricino sono state recapitate al senatore repubblicano Roger Wicker e allo stesso presidente Barack Obama. Una busta e del veleno. Nessuna arma da fuoco coinvolta, ma gli Usa rischiavano di perdere il capo dello Stato e un senatore. Molti degli attentati dinamitardi più famosi, da ultimo quello di Oslo, sono stati compiuti usando fertilizzanti. Una fabbrica di fertilizzanti è esplosa ieri a Waco, nel Texas, provocando una strage. Ma nessun contadino che voglia acquistare questo “pericoloso” materiale deve subire controlli sul suo background. Ma allora la legge sul “gun control” voluta da Obama, fino a che punto è di buon senso?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:41