Gun control inutile, due stragi lo accertano

Il Senato degli Stati Uniti voterà oggi la nuova legge per il controllo delle armi individuali. La maggioranza democratica deve assicurarsi almeno 60 voti per sconfiggere ogni eventuale ostruzionismo della minoranza repubblicana. Ma, intanto, il 9 aprile, due notizie dimostrano quanto siano limitate (e di fatto: inutili) queste nuove regole. Il 9 aprile, infatti, uno studente ventenne del Lone Star College, nei pressi di Houston, Texas, ha tentato di compiere una strage usando un coltello. Mentre, in Serbia, un veterano di guerra ha provocato un massacro con la sua pistola. E in Serbia sono già in vigore norme sul controllo delle armi da fuoco simili a quelle che chiede Barack Obama per gli Usa, se non più dure ancora. La legge che sarà discussa e votata oggi in Senato, prevede l’espansione del sistema dei controlli sul background di tutti coloro che voglio comprarsi un’arma da fuoco.

Inoltre, come era previsto, il traffico di armi diverrebbe un reato federale (mentre, ad oggi, è statale) e inoltre verrebbe stanziato un nuovo fondo di 40 milioni di dollari a favore della sicurezza negli edifici scolastici. Solo quest’ultimo provvedimento potrebbe produrre effetti concreti. Quanto al controllo delle armi in sé, invece, la tentata strage col coltello, al Lone Star College, dimostra tutti i suoi limiti. Ovviamente non sono previste leggi che impediscano la detenzione di armi da taglio. Né sarebbero proponibili, dato che è impossibile distinguere un taglierino o un coltello da cucina da un’arma usata per sgozzare i propri compagni di college. Al Lone Star College, un solo studente, identificato dalla polizia nel ventenne Dylan Quick, è corso fra un edificio e l’altro del college pugnalando tutti coloro che gli capitavano sotto tiro. Un rapido giro di sms e un allarme immediato hanno fatto sì che gli studenti potessero barricarsi nelle loro stanze, prima che la polizia intervenisse a bloccare l’aspirante stragista.

Ma, intanto, 14 persone sono rimaste ferite, 12 delle quali ricoverate in ospedale. Due delle vittime versano in condizioni gravi. Quasi contemporaneamente, in Europa orientale, in Serbia, un sessantenne, veterano della guerra in Croazia sparava a parenti e vicini nel suo paese di Velika Ivanka, uccidendone 13 (fra cui un bambino) in pochissimo tempo. La strage è avvenuta nella notte. Le vittime, nella maggior parte dei casi, sono state assassinate nel sonno. Il veterano entrava nelle case e sparava a bruciapelo. Alla fina ha cercato di uccidere se stesso e la moglie, quando si è visto braccato dalla polizia. E in Serbia, appunto, sono già in vigore leggi sul controllo delle armi più dure rispetto a quelle chieste da Barack Obama: non si può portare un’arma nascosta (a meno che la polizia non accerti un immediato pericolo di vita), è legale detenere un’arma in casa purché sia custodita in un luogo sicuro e controllabile.

I controlli sul background sono già molto restrittivi: chi vuole ottenere il permesso per acquistare un’arma non deve avere trascorsi di criminali, disordini mentali, problemi di alcol e droga. Prima di ottenere una licenza, il potenziale acquirente deve sottoporsi a controlli incrociati ed è la polizia che ha l’ultima parola: se nega il permesso, non è possibile ricorrere in appello. Eppure la strage di Velika Ivanka è avvenuta ugualmente. A ulteriore dimostrazione che il problema non è nel mezzo (l’arma), ma nelle intenzioni di chi la usa. E che un controllo sul background di una persona non riesce comunque a prevedere gli sviluppi o le degenerazioni della sua mente. Forse ha ragione il presidente della National Rifle Association, Wayne LaPierre, quando afferma che l’unico antidoto «a un cattivo armato di pistola, è un buono armato di pistola».

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:06