Grave ignorare la crisi coreana

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Gentile Direttore,

segnalo con evidente sconcerto la scarsa attenzione prestata dal sistema italiano dei media all’escalation della crisi politico diplomatica tra le due Coree, sebbene vi siano state alcune lodevoli eccezioni tra le quali la puntuale ricostruzione offerta da Stefano Magni nel suo "Se la Corea del Nord parlasse seriamente", apparso su L’Opinione del 27 marzo scorso. Sono del tutto consapevole che la stabilità di governo del nostro Paese ci stia più a cuore di quanto non lo siano vicende che appaiono lontane a distanze siderali. D’altro canto per i conti in rosso degli italiani spaventa molto di più l’ostinazione di Bersani a inseguire i grillini che l’arroganza, a tratti goffa, di Kim Jong –un. A volte però guardare oltre il proprio naso è necessario quantomeno per evitare di essere totalmente impreparati nel momento in cui eventi scarsamente considerati improvvisamente piombano nel nostro quotidiano domestico con la stessa forza devastante di una pioggia di meteoriti. Per sgombrare il campo da assurde tentazioni apocalittiche desidero chiarire che non credo che vi sia, allo stato, una concreta possibilità che il quadrante estremo-orientale dello scacchiere internazionale venga precipitato in un conflitto nucleare. Tuttavia mi interrogo circa il significato effettivo del silenzio “assordante”delle massime autorità della Repubblica Popolare Cinese, “lord protettore” della Repubblica Popolare di Corea, su una situazione che chiama direttamente in gioco la potenza militare statunitense.

Ed è forse questa la chiave di lettura più preoccupante dei recenti avvenimenti. Posto che sia francamente impensabile che la muscolare dittatura nordcoreana possa far tutto da sola, giungendo a rinnegare gli accordi di pace sottoscritti con la Corea del Sud nel 2007 e mettendo in campo un’aperta sfida al gigante americano, vi è da chiedersi se questo progressivo crescere nei toni non sia invece la spia di un tentativo concreto volto a “rimescolare le carte” dei rapporti di forza nell’intera area dell’estremo Oriente. Una minaccia bellica credibile, ancorché prodotta da uno stato periferico, potrebbe avere come obiettivo finale costringere l’amministrazione statunitense a rinegoziare il peso della propria influenza politica nell’area, a vantaggio di un soggetto ampiamente emerso, qual è la repubblica Popolare Cinese, desiderosa a sua volta di allineare il proprio peso strategico militare a quello già consolidato di potenza economica di prima grandezza. D’altro canto non si può dimenticare che nella stessa area ricadono, insieme alla Corea del Sud anche paesi fortemente sostenuti dagli USA quali Taiwan e quel Giappone, il cui nome è stato recentemente evocato dal dittatore coreano nel novero dei bersagli da colpire.

Se questa ipotesi avesse una seppur remota plausibilità, darebbe luogo a effetti a catena direttamente incidenti su tutti gli altri scenari dello scacchiere mondiale a cominciare dalla confinante regione del sud- est asiatico, alla mai stabilizzata area mediorientale, fino al bacino mediterraneo, dove la sorte ha voluto che vi fosse posizionata una parte d’Italia, con un peso strategico e una potenzialità funzionale ben diversi da quelli riconosciuti nel contesto europeo e con un importante ruolo da giocare in futuro nella “partita africana”. Se tutto questo scenario sia o meno verosimile o, più realisticamente, che il regime di Pyongyang la spari grossa solo per impressionare, ricattare e dunque ottenere più aiuti, come sostiene Magni nel suo articolo, non è dato di sapere. Sarebbe, però, auspicabile che si desse alla questione la giusta attenzione, soprattutto sfrondandola di quegli insulsi luoghi comuni fatti propri da certa stampa altolocata per la quale l’iniziativa nordcoreana sarebbe derubricata come una mattana di uno stravagante e complessato leader marionetta, sbeffeggiato e considerato alla stregua di un mentecatto alle prese con i suoi giocattoli preferiti: gli ordigni nucleari. Se solo si riuscisse a distogliere per qualche momento lo sguardo dalle beghe del cortile di casa potremmo finalmente capire che cosa sta accadendo da quella parte del mondo che è terribilmente vicina alla nostra molto più di quanto si pensi. Comunque, allegri, c’è Renzi dalla de Filippi. Il mondo può attendere.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:30