Gli Usa sottovalutano la Corea del Nord

La Corea del Nord ha compiuto un altro piccolo passo in direzione della guerra. Il regime comunista, infatti, ha tagliato un’altra linea rossa che la collegava con il Sud. In questo caso si trattava di un collegamento telefonico che regolava l’entrata e l’uscita di lavoratori, sia del Sud che del Nord, nel e dall’impianto comune di Kaesong. «In una situazione in cui la guerra può scoppiare in ogni momento, non c’è più alcun bisogno di mantenere comunicazioni militari fra il Nord e il Sud», ha dichiarato un ufficiale dell’Esercito Popolare Coreano all’agenzia di regime, la Kcna. Questa misura estrema è stata adottata dopo che la presidente di Seul, Park Geun-hye, aveva “osato” parlare, in termini molto pacifici, di riunificazione della penisola. Ha infatti dichiarato che la sua politica sarà volta a «ristabilire la pace e le fondamenta per una riunificazione, costruendo e ripristinando la fiducia». Più specificamente: «Senza fretta e allo stesso modo in cui costruiamo una casa ponendo un mattone sopra l’altro, basandoci sulla fiducia, noi dobbiamo sviluppare le relazioni fra Sud e Nord passo dopo passo, per giungere a una pace duratura».

Quando il Sud parla di pace, il Nord prepara la guerra con toni ancora più burrascosi. La tensione è sfociata, ieri mattina, anche in alcuni momenti di “guerra calda”. L’avvistamento di uno “strano oggetto” non identificato ha provocato l’allerta di un’unità di confine sudcoreana. Un soldato ha lanciato una granata contro il bersaglio, temendo che potesse essere equipaggiamento nordcoreano, utile per un’incursione oltre la zona demilitarizzata. Intanto, soprattutto negli Stati Uniti, continua il dibattito sulle reali intenzioni della Corea del Nord. La rivista Foreign Policy ha pubblicato ieri un lungo articolo dal tono abbastanza allarmato (insolito per una rivista di inclinazione progressista), “Think Again: North Korea” (Corea del Nord, pensiamoci ancora), di David Kang e Victor Cha, analisti per l’Asia orientale. Un argomento, in particolare, appare inquietante: «La differenza, oggi (rispetto a tutte le numerose crisi precedenti, ndr) è che la Corea del Sud non porgerà più l’altra guancia.

Dopo che il Nord ha affondato la nave da guerra sudcoreana Cheonan, uccidendo 46 marinai, nel 2010, Seul ha riscritto le sue regole di ingaggio. Ha perso la sua pazienza e risponderà istantaneamente ad ogni provocazione, cosa che potrebbe causare lo scoppio di un conflitto. Secondo: la Corea del Nord ha superato un limite tecnologico importante, quando ha lanciato il suo primo satellite nello spazio, lo scorso dicembre. Benché il satellite, in seguito, abbia smesso di funzionare, il Nord è riuscito comunque a mandare in orbita un carico usando la tecnologia di un missile balistico, chiaramente progettato per raggiungere gli Stati Uniti». C’è anche la possibilità che l’intelligence degli Usa si sia sbagliata sul conto dei nordcoreani. Robert Gates (ex segretario alla Difesa) aveva previsto, nel gennaio del 2011, che i nordcoreani avrebbero avuto bisogno di altri 5 anni prima di sviluppare i propri missili balistici intercontinentali. Dopo le ultime provocazioni militari e soprattutto dopo l’allarmante dichiarazione di Pyongyang sullo “stato di allerta numero 1” (armi puntate sulle basi degli Stati Uniti nel Pacifico), il generale Chuck Jacoby (Comando del Nord degli Usa) ha dichiarato alla Camera: «Penso che la Corea del Nord stia procedendo molto più rapidamente (alla realizzazione dei suoi piani, ndr) di quanto noi avessimo previsto».

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:21