E se scoppiasse una guerra in Corea?

L’ultima mossa della Corea del Nord: respingere in toto l’armistizio con la Corea del Sud del 1953. Dopo i tre anni di guerra coreana (1950-1953) non si giunse mai ad un trattato di pace. Tecnicamente, Seul e Pyongyang, sono ancora in guerra. L’armistizio e l’infinito dialogo a Panmunjom erano l’unico sottile confine fra la quiete e l’ostilità. Adesso quel confine è stato varcato. A provocare l’ultimo strappo, dopo la Risoluzione 2094 del Consiglio di Sicurezza, è stato l’inizio delle manovre Key Resolve, condotte congiuntamente da Corea del Sud e Stati Uniti. nell’ottica paranoica del regime comunista di Pyongyang si tratta, non solo di una “provocazione”, ma anche di un preparativo occulto di una “invasione” del Nord, o anche di un “attacco preventivo” statunitense. “E’ giunto il tempo dello scontro finale” hanno dichiarato le massime autorità nordcoreane. Niente panico: ci sono almeno una dozzina di casi precedenti in cui il Nord ha dichiarato “nullo” l’armistizio. E non è mai scoppiata la guerra.

Questa volta è stata recisa anche la “linea rossa”, che collega Seul a Pyongyang e serve ad evitare fraintendimenti ed incidenti militari. Ma è ancora troppo presto per affermare che si sia alla vigilia di una guerra. E se scoppiasse, però? Come andrebbe a finire? Se il Nord dovesse attaccare, troverebbe pane per i suoi denti. Alle manovre partecipano 3500 militari statunitensi e 10mila sudcoreani. Cifre esigue che però sono solo la punta di un iceberg: in caso di conflitto, il contingente americano verrebbe portato a circa 100mila uomini in poco più di tre settimane. Mentre l’esercito sudcoreano, in sé, è forte di mezzo milione di uomini. Oltre alla quantità (i numeri sono comunque a favore del Nord) conta la qualità. L’esercito statunitense si potrebbe avvalere della 3^ divisione marine, della 25^ divisione di fanteria e della 10^ divisione da montagna, che si unirebbero rapidamente alla 2^ divisione di fanteria, già presente sul territorio. Si tratta di unità professionali, ben addestrate, dotate del non plus ultra della tecnologia militare statunitense. A queste forze, alla mala parata, potrebbe unirsi in un secondo tempo anche il III Corpo d’Armata (formato e addestrato per combattere fuori area), oltre ad elementi del XVIII, l’élite delle forze aviotrasportate statunitensi.

L’esercito sudcoreano, equipaggiato, armato e addestrato dagli Stati Uniti, è un valido “compagno d’armi” dei contingenti statunitensi, all’altezza degli eserciti della Nato. La minaccia missilistica nordcoreana è pressoché annullata dalla presenza, sia in Corea che in Giappone, di numerose batterie di missili Patriot Pac-3. Che nella guerra contro l’Iraq, nel 2003, hanno dimostrato la loro efficacia: il 100% degli Scud iracheni (analoghi ai missili tattici posseduti dai coreani del Nord) è stato abbattuto. In mare incrociano le navi giapponesi e americane armati con missili anti-missile Standard 3, capaci di abbattere anche i missili a medio raggio. Non sono mai stati provati in battaglia, ma le prove hanno dimostrato la loro grande precisione. Se Pyongyang dovesse tentare di lanciare un missile contro gli Usa (sempre che ne sia già in grado), anche questo potrebbe essere intercettato da missili Thaad (schierati nelle Hawaii e trasportabili anche in Giappone) e, più in là, anche dai Ground Based Interceptors, basati in Alaska e in California.

A parte la superiorità numerica, l’esercito nordcoreano è di almeno tre generazioni più arretrato rispetto a quelli dei suoi nemici: il carro armato in dotazione è ancora, principalmente, il vecchio T-62 sovietico (progettato negli anni ’60), più obsoleto ancora rispetto ai T-72 iracheni. I mezzi di trasporto truppe sono ancora i Bmp-1 usati per la prima volta nel conflitto dello Yom Kippur… del 1973. L’artiglieria, anche questa di fabbricazione sovietica, è costituita da cannoni semoventi o a trazione degli anni ’70 e ’80. Benché i nordcoreani abbiano dedicato tutte le loro risorse alle forze armate, vedere il loro esercito è un tuffo nel passato. Sembra di rivivere la vecchia Guerra Fredda in Europa. Contro gli armamenti di ultima generazione di americani e sudcoreani non ci sarebbero chance. La Corea del Nord, tuttavia, non è priva di punti di forza: le truppe speciali (classificate in occidente come Special Operation Forces, Sof) sono ben addestrate nell’infiltrazione. Nei decenni passati si sono rese tristemente celebri per i rapimenti di cittadini nipponici, tenuti tuttora in ostaggio nel “regno eremita”. La Corea del Nord può usarle per azioni di sabotaggio contro obiettivi militari e civili, ai confini delle azioni terroristiche.

Sono in grado di infiltrarle in territorio sudcoreano, sia attraverso tunnel scavati sotto la zona demilitarizzata, sia con l’uso di mini-sommergibili. Un altro punto di forza è la vicinanza della frontiera con la capitale nemica: un massiccio fuoco di sbarramento nordcoreano potrebbe radere al suolo Seul in poco tempo. Benché abbia poche testate nucleari, il regime di Pyongyang potrebbe decidere di usarle: se solo una di queste dovesse passare le armi anti-missile, provocherebbe danni inaccettabili ad una città nemica, in Corea del Sud, o in Giappone. Oltre alle armi nucleari, non è un mistero che la Corea del Nord abbia un grande arsenale di testate chimiche. Se lanciate su una città potrebbero provocare orrende perdite fra i civili. Infine (ma è solo un’ipotesi) se i nordcoreani hanno sviluppato una bomba Emp (un ordigno nucleare ad alta emissione di raggi gamma, da far esplodere ad altissima quota), potrebbero causare un grave black-out negli Stati Uniti. Tutti questi mezzi sono terroristici e per essere usati efficacemente, dovrebbero essere impiegati sfruttando un pieno effetto sorpresa.

Cosa di cui la Corea del Nord non può più godere, considerando che le manovre Key Resolve sono in corso proprio a ridosso dei suoi confini. La Corea del Nord può sperare di vincere una guerra solo se appoggiata dalla Cina (ma Pechino non sembra sentirci e avrebbe tutto da perdere) o inducendo gli Stati Uniti a rimanere neutrali. Solamente in questi due casi potrebbe sperare di soverchiare numericamente il Sud e sopraffarlo in poche settimane. Razionalmente parlando, una guerra sarebbe per Pyongyang una “scommessa cosmica”. Bisogna solo sperare che il regime del giovane Kim Jong-un sia realmente razionale.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:38