Hagel rimandato: sindrome iraniana

I Repubblicani, facendo ricorso all’ostruzionismo, hanno bloccato la nomina di Chuck Hagel a segretario della Difesa. Ed è il primo caso in assoluto, in cui un ministro della sicurezza nazionale degli Stati Uniti viene sconfitto dall’ostruzionismo… del suo stesso gruppo. Perché Hagel è un ex senatore repubblicano, benché sia stato nominato e voluto fermamente dall’amministrazione democratica di Barack Obama. Il motivo della ferma opposizione dei suoi ex compagni di partito è abbastanza evidente. In un periodo in cui sale la tensione con l’Iran (sono appena abortiti i colloqui fra Teheran e l’Aiea), l’atteggiamento del candidato segretario alla Difesa nei confronti della Repubblica Islamica era abbastanza “contoverso”. A dir poco.

Durante la prima audizione in Senato, James Inhofe, della commissione affari militari, ha ricordato che: «Nel 2001, (Chuck Hagel, ndr) è stato uno dei due soli senatori che hanno votato contro una legge che autorizzava l’estensione delle sanzioni contro l’Iran. Un anno dopo, ha fatto pressioni sull’amministrazione Bush a sostegno dell’ammissione dell’Iran nella World Trade Organization. Ha votato contro una risoluzione che definiva la Guardia Rivoluzionaria iraniana (un gruppo responsabile della morte di soldati americani in Iraq e Afghanistan) “un’organizzazione terroristica”. E, in più di una occasione, si è detto a favore di una trattativa bilaterale fra Usa e Iran, un regime che continua a reprimere il suo stesso popolo, a costruirsi segretamente una sua capacità nucleare, a usare alleati terroristi, compresi Hamas e Hezbollah, per minacciare la sicurezza di Israele e della regione mediorientale». Sin dal 2002, l’ex senatore è stato invitato a parlare in conferenze ed eventi di raccolta fondi dell’American-Iranian Council, la lobby di Teheran a Washington. E la lobby opposta, quella israeliana, è sempre stata inquadrata nel mirino polemico del nuovo segretario alla Difesa. Alla Rutgers University del New Jersey, nel 2007, tenne un discorso in cui paragonava il Dipartimento di Stato (allora retto da Condoleezza Rice) ad “una costola del governo israeliano”. Stando agli appunti dei presenti (l’incontro era chiuso alla stampa), rimproverò l’amministrazione Bush di essere troppo “pigra”, nel senso di: troppo appiattita sulle posizioni filo-israeliane. Difese, piuttosto, la linea di politica estera di James Baker (durante l’amministrazione di Bush padre, 1988-1992), il più filo-arabo fra gli ultimi segretari di Stato americani, lo stesso che mise in piedi la coalizione contro Saddam Hussein e ne lasciò il comando, politico e militare, all’Arabia Saudita. Nel 2008, Hagel portò la sua retorica dalle aule universitarie a quella del Senato. E pronunciò un discorso che tuttora gli viene rinfacciato dai suoi oppositori quale esempio lampante del suo anti-sionismo (se non proprio anti-semitismo): «La lobby ebraica intimidisce molta gente qui dentro. Ma io sono un senatore degli Stati Uniti, non un senatore di Israele».

Nel novembre del 2005, al Council on Foreign Relations, disse: «Ogni soluzione decisiva alla questione delle armi nucleari iraniane richiederebbe colloqui diretti degli Stati Uniti con l’Iran. Gli Stati Uniti sono in grado di coinvolgere l’Iran in un negoziato bilaterale senza sacrificare alcuno dei propri interessi ed obiettivi». Quali interessi e obiettivi, a questo punto? Nel corso della sua visita a Islamabad, nell’aprile del 2006, rassicurò gli alleati pakistani dicendo loro: «Voglio dire che un attacco militare all’Iran, un’opzione militare, non è fattibile, né responsabile. Io credo in una soluzione politica. Non in un’azione armata». E, pochi mesi dopo, al quotidiano locale Lincoln Journal Star, confidava che: «Qualcuno in questa amministrazione (Bush, ndr) sta solo cercando scuse per avviare un’azione militare». E un anno dopo, stando a fonti conservatrici, scrisse al presidente, pregandolo di intraprendere “negoziati bilaterali”, “senza condizioni” e “onnicomprensivi” con il regime di Teheran. Ancora nel marzo del 2012, durante la campagna elettorale delle primarie repubblicane, dichiarò all’Al-Monitor tutta la sua opposizione ad un eventuale conflitto: «Vi sarebbero molti morti. Queste cose, quando le inizi, poi non riesci più a controllarle. Crescono. Crescono sempre, è inevitabile. Io non penso che siamo necessariamente chiusi fra due opzioni. Questo è come ce lo raccontano. Ma noi, in questo Paese, siamo molto bravi a ficcarci in finte scelte. Noi amiamo le finte scelte».

Eppure… in tempi molto recenti i suoi discorsi hanno iniziato a subire una metamorfosi. Solo lo scorso settembre del 2012, sul Washington Post ha scritto che: «La guerra con l’Iran non è inevitabile, ma la sicurezza nazionale degli Stati Uniti sarebbe minacciata seriamente da un Iran armato di bombe atomiche. La nostra posizione è coerente con quella dei presidenti dell’ultimo decennio: tutte le opzioni sono sul tavolo, compresa quella dell’uso della forza militare».

Gli oppositori conservatori del conservatore Hagel, avevano perfino dubitato che, come molti altri veterani, soffrisse di “Sindrome del Vietnam”. “Provare un senso di colpa, come se si fosse fatto qualcosa di vergognoso”, giusto per usare la definizione che ne diede Ronald Reagan. Nel corso dell’audizione al Senato, Ted Cruz (esponente del Tea Party) ha fatto rivedere a Hagel un video: una sua intervista all’emittente satellitare Al Jazeera del 2009. Una mail di un utente definiva l’America “il teppista del mondo” e ne chiedeva il disarmo. E lui, che oggi aspira a diventare segretario alla Difesa degli Usa, esordiva nella sua risposta con «sì, buone osservazioni». Ora nega fermamente di condividere quanto era scritto su quella mail. Le sue dichiarazioni sull’Iran, negli ultimi mesi, parlano chiaro. Nel caso le trattative dovessero fallire, nel caso si dovesse arrivare a un conflitto, il veterano del Vietnam dovrebbe per forza seppellire la sua “sindrome”. Ma i Repubblicani non gli hanno creduto. Lo hanno bocciato. O meglio: rimandato al prossimo voto, che si terrà fra 10 giorni.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:42