Armi: la propaganda di Obama

Alla presenza dei bambini sopravvissuti alla strage della scuola elementare Sandy Hook, il presidente Barack Obama ha annunciato solennemente le nuove misure restrittive sul possesso di armi. Dopo una breve e intensa trattativa condotta dal vicepresidente Joe Biden con i gruppi interessati (dalla National Rifle Association alle organizzazioni in difesa delle vittime), Obama ha agito, il più possibile, in modo unilaterale emettendo 23 ordini presidenziali che entreranno in vigore senza passare neppure dal Congresso. E poi ha proposto cinque leggi che dovranno essere approvate dall’organo legislativo.

I 23 ordini presidenziali non sono destinati a sollevare alcuna polemica costituzionale: rientrano tutti nelle prerogative del capo dello Stato. Nemmeno i conservatori li possono legalmente contestare. Tuttavia includono inquietanti spunti per un maggior controllo, anche mentale, dei cittadini americani. Alcuni erano prevedibili e incontestabili e mirano a potenziare le indagini per prevenire le violenze commesse con armi da fuoco. Il Dipartimento della Giustizia è incaricato di analizzare meglio le informazioni sulle armi che risultino perdute o rubate. Sono incluse anche direttive per migliorare la sicurezza tecnologica delle pistole e dei fucili regolarmente venduti. Ma da qui in poi inizia la sfilza di controlli sulla salute mentale dei cittadini americani. I dipartimenti dell’Istruzione e della Sanità sono infatti invitati ad avviare uno studio sulla mente, per cercare di individuare e rimuovere le cause della violenza e identificare gli individui potenzialmente più pericolosi. Il presidente, ad esempio, affida al procuratore generale di rivedere la classificazione di individui a cui dovrebbe essere vietato il possesso di armi. Già era inclusa nella lista una serie di categorie di persone: recidivi, immigrati irregolari, persone giudicate mentalmente instabili. Aggiungendo altre categorie, l’arbitrio del governo diventa ancora più ampio: sarà un funzionario a decidere chi è pericoloso e chi è innocuo. Il procuratore generale è una carica politica. E viene il dubbio che un procuratore democratico inizi a considerare “pericolosi” i membri del Tea Party (contro i quali si scatena da anni una forte campagna mediatica), le milizie di destra, le associazioni per la difesa del Secondo Emendamento, cioè del diritto di portare armi. Oltre al Secondo, inizia ad essere messo in discussione anche il Primo Emendamento (libertà di espressione) della Costituzione: il presidente ha infatti ordinato ai Centers for Disease Control di studiare le cause della violenza investigando anche sull’impatto che hanno sulla mente i videogiochi “violenti”, i film d’azione, le immagini più disturbanti. Queste disposizioni creano un precedente per un controllo molto più ampio su tutto ciò che abbia contenuti ritenuti “pericolosi”. E non ci si poteva attendere altro, d’altronde, da un’amministrazione che ha subito dato la colpa a un video su Maometto per l’uccisione dell’ambasciatore in Libia. Ma chi controlla il controllore? I Democratici, così come i Repubblicani, sono condizionati (legalmente) dalle lobby, che raccolgono fondi per i politici. Dunque, come e in base a quali criteri verranno scelti prodotti dai contenuti “pericolosi”? I Democratici avranno la faccia tosta di attaccare anche i produttori e i registi di film d’azione di Hollywood, loro maggiori sponsor elettorali? E poi: definiscimi “pericoloso”. I conservatori, da che mondo e mondo, hanno sempre voluto censurare il sesso. I democratici vogliono bandire le scene di violenza. L’ideologia entrerà a gamba tesa in questo dibattito. Ci sarà sicuramente chi si affretterà a proibire i suoi oggetti dell’odio, nel nome della sicurezza dei cittadini e della prevenzione della violenza.

Oltre ai suoi 23 ordini, il presidente chiede al Congresso di introdurre cinque nuove leggi, come abbiamo visto. La prima intende vietare il commercio di armi d’assalto “di tipo militare”, a partire da quelle che sono state usate nelle stragi più recenti. La seconda intende limitare il numero e la qualità di munizioni che un negozio di armi può legalmente vendere. I caricatori dovranno contenere non più di 10 proiettili e sarà bandita la vendita di pallottole perforanti. La terza vuol imporre controlli sulla salute mentale dei clienti in tutti i negozi e luoghi in cui si vendono armi. Poi si chiede l’inasprimento delle pene per i trafficanti di armi. E infine il presidente chiede al Congresso di rinnovare l’incarico del capo della Atf, l’ufficio federale per il controllo di alcolici, tabacco e armi.

Obama sa che la battaglia in Congresso sarà dura e premette che i suoi avversari, di fatto, non hanno diritto di parola. Lo lascia intendere, quando afferma che: «Ci saranno media, politici e gruppi di pressione che metteranno in guardia da un presunto assalto totale alla libertà. Non perché ciò sia vero, ma per alimentare paure, consensi e interessi personali. E, dietro le quinte, faranno tutto il possibile per fermare ogni riforma di buon senso e far sì che niente cambi». Questo, detto alla presenza dei bambini scampati al massacro di Sandy Hook, altro non è che un argomento per intimidazione: se non sei d’accordo con me, sei solo un povero mostro egoista. La serenità con cui verrà affrontato il dibattito in Congresso si può solo immaginare.

Resta, però, una sola domanda: ma tutte queste leggi… servono? I conservatori hanno qualche dubbio in merito. E non solo per fare gli interessi delle (legali e legittime) lobby delle armi. La peggior strage di terrorismo interno americano, quella di Oklahoma City, è stata compiuta con esplosivo ricavato da fertilizzanti. Nessuna legge può proibire agli agricoltori statunitensi il loro uso. Con le regole proposte da Obama, saranno sottoposti a maggiori controlli i cittadini che acquistano regolarmente (e denunciano alle autorità) le loro armi per la difesa personale. Ma i criminali, come non sono controllati ora, non lo saranno nemmeno dopo l’introduzione delle nuove norme. In compenso avranno più possibilità di rapinare o uccidere innocenti cittadini disarmati. Nessuno può dimostrare con certezza quanto un film o un videogioco possano distorcere la mente di una persona, trasformandola in un potenziale assassino. Se, da umani, siamo dotati di libero arbitrio, non è possibile trovare scontate correlazioni fra cause ed effetti sul nostro comportamento. Avremmo semplicemente più censure, ma nessuno potrà impedire a un futuro Breivik di leggere e citare filosofi liberali e poi compiere una strage.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 16:56