Missile nordcoreano, paura e sorpresa

Sorpresa! La Corea del Nord ha lanciato il suo nuovo missile Unha-3. La notizia ha colto completamente alla sprovvista un po’ tutti. L’altro ieri, infatti, le immagini satellitari indicavano lavori in corso al missile, smontato dalla sua rampa e trasferito in un vicino centro di assemblaggio. Il lancio avrebbe dovuto essere annullato o (come avevano fatto sapere le stesse fonti ufficiali nordcoreane) rinviato alla fine di dicembre. Mentre gli analisti politici dell’Asia Orientale già facevano ipotesi sul perché di questo rinvio, i nordcoreani lanciavano il loro missile. Lo hanno rimontato sulla rampa in tempo record? O sono le agenzie di intelligence statunitense, giapponese e sudcoreana che hanno preso un granchio? Oppure si è trattato solo di una bufala dei media? Il portavoce del Ministero della Difesa sudcoreano, Kim Min-seok, ha dichiarato, ieri, che nessuna prova indicasse un rinvio del lancio. Kim ha aggiunto che le forze armate sudcoreane abbiano monitorato regolarmente le operazioni del Nord da due giorni e che il missile sia stato seguito, in tempo reale dai radar della marina. Secondo il sito di analisi strategica Stratfor, invece, la maggioranza degli osservatori, sia militari che civili, sarebbero stati colti “con la guardia abbassata”.

In ogni caso la vera buona notizia (per la sola Corea del Nord) o pessima notizia (per tutti i suoi vicini e per gli Usa) è che il lancio sia riuscito. Il comando aerospaziale nordamericano, il Norad, ha confermato che il missile, dopo aver sganciato i suoi due primi stadi nel Pacifico occidentale, abbia realmente mandato in orbita “un oggetto”. Quello che, secondo i proclami di Pyongyang, è il satellite Kwangmyongsong-3, il primo nella storia del regime. La capacità di lanciare un apparecchio nello spazio vuol dire anche: essere ad un passo dall’avere la possibilità tecnologica di lanciare un missile balistico intercontinentale, in grado di raggiungere il territorio degli Stati Uniti. O anche dell’Europa. Quelle che finora erano solo “sparate” propagandistiche di Pyongyang, da ora in poi, sono da considerarsi minacce concrete. Ma quanto è vicina la Corea del Nord, alla sua capacità di mettere realmente sotto tiro il mondo occidentale con armi atomiche? Dipende, prima di tutto, da quanto è avanzato il suo programma nucleare. Il “regime eremita” ha condotto due test sotterranei e potrebbe avere la possibilità di costruire fino ad 8 ordigni. Questo non vuol dire, però, che sia già in grado di costruirli miniaturizzati e adattati alla testata di un missile. Inoltre, «un conto è avere un missile con una gittata sufficiente a raggiungere le Hawaii. Tutt’altro è averne uno sufficientemente preciso da colpire un bersaglio a cui stai mirando. Vuol dire che, oggi, hai molte probabilità di colpire un’area del Pacifico, ma molto meno di colpire un’isola e ancora meno un bersaglio su un’isola». Lo diceva ieri, forse sperandoci, Ralph Cossa, presidente del Pacific Forum dello Csis (Center for Strategic and International Studies), che ha base proprio nelle Hawaii. Un possibile bersaglio dei nuovi missili nordcoreani.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:47