Pericoli dalla Siria. Erdogan si prepara

Il Premier Russo Vladimir Putin ha fatto una visita lampo in Turchia lunedì scorso per un incontro con il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan. Al centro dei colloqui la guerra civile in Siria e il differente sostegno dato dai due governi. Da una parte la Turchia, che ospita il Consiglio Nazionale Siriano che coordina le forze ribelli che operano in Siria, dall’altra la Russia che sostiene il presidente Assad. La visita di Putin arriva in un contesto di tensione tra i due Paesi, soprattutto dopo la tentata intercettazione di Ankara nel mese di ottobre di un aereo siriano proveniente da Mosca e sospettato di trasportare armi a Damasco. Tentativo sventato grazie alla comunicazione diplomatica dei Russi che testimoniava il trasporto di equipaggiamenti elettronici (radar), consentito dalle convenzioni internazionali, e non armamenti sotto embargo. Nei colloqui avuti, Putin ha anche fortemente criticato la richiesta di Ankara di schierare missili Patriot della Nato, perché volto ad aumentare il rischio di estensione del conflitto interno siriano, anche alla Turchia. La Nato, dal canto suo, ha comunicato che un eventuale rischiaramento di missili Patriot in Turchia al confine con la Siria potrebbe essere realizzato solo in tempi non rapidi: circa due mesi.

Nel contempo la situazione in Siria continua a deteriorarsi con scontri armati tra le forze fedeli al regime e i ribelli che, secondo le ultime notizie, hanno ricevuto un nutrito rifornimento di armi leggere e munizionamento provenienti dal Qatar. L’esercito siriano sembra aver ripreso il controllo dell’accesso all’aeroporto di Damasco, mentre l’aviazione continua a bombardare i sobborghi a Sud della capitale, dove la presenza di truppe “ribelli” si fa sempre più sentire al punto da imporre con le armi la chiusura di centri commerciali e negozi, per rendere ancora più difficile alla popolazione civile la sopravvivenza. Nella sola giornata di domenica, secondo l’Osservatorio Siriano sui Diritti dell’Uomo (Hrso), 180 persone sono state uccise in tutta la Siria. Dall’inizio del conflitto interno ci sono stati più di 41mila morti nel paese, in 20 mesi di violenze, e più di 150mila sfollati. La situazione in Siria continua, dunque, a manifestarsi particolarmente critica e non si avvertono, purtroppo, segni di cedimento da nessuna delle due parti contendenti. La visita di Putin in Turchia è un ulteriore segnale della complessità della situazione, che potrebbe coinvolgere altre nazioni limitrofe e allargarsi sul fronte internazionale in maniera repentina.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:12