Senti che puzza arriva il GOP!
"Senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i Repubblicani!” In un periodo di rinato razzismo anti-napoletano, anche nell’insospettabile mondo dei giornalisti, passa inosservata un’altra forma di pregiudizio, questa volta tutto politico, contro gli “americani più americani”: i conservatori. Tornano le accuse classiche ai “cafoni” del Sud, ai razzisti, ai fondamentalisti cristiani, tutti inseriti in un unico calderone e tacciati di essere, nientemeno che, antropologicamente inferiori ai progressisti. Sono sicuramente le elezioni presidenziali a spingere questa ondata di pregiudizi. Ma è una distorsione di fatti e parole, opere e omissioni che sta alimentandola e gonfiandola a dismisura. Se le gaffe di Mitt Romney non ci sono più, perché nei dibattiti televisivi ha imparato a non dare adito ad alcun equivoco, ora i media statunitensi, seguiti a ruota dai colleghi italiani, stanno andando a pescare casi locali, singoli candidati al Senato, episodi di cronaca.
“Incubo Ku Klux Klan in Louisiana, danno fuoco a 20enne con t-shirt pro-Obama”, urlano le agenzie stampa. Caspita! Proprio poche ore dopo l’ultimo dibattito fra i candidati il Ku Klux Klan riprende il suo terrorismo contro una ragazza che, non solo è di colore, ma è anche fan del primo presidente afro-americano? I media ci vanno a nozze per un giorno intero. Poi si scopre che non è vero niente. Ieri è giunta la prima smentita da parte dell’Fbi. Nel parco della cittadini di Winnsboro, la ragazza in questione, Sharmeka Moffitt, è stata trovata in fin di vita, con ustioni di terzo e quarto grado su gran parte del corpo e l’auto imbrattata con la sigla KKK. Aveva chiamato lei la polizia, col suo cellulare. Ma l’Fbi ha indagato ed ha escluso l’aggressione razzista. Secondo i risultati dell’indagine risulta che la Moffitt si sia data fuoco da sola e che la firma del gruppo razzista l’abbia disegnata lei. Ora è ricoverata in gravi condizioni e non si conosce ancora il motivo della sua azione.
La vicenda è ancora confusa nelle nebbie delle indagini. I quotidiani hanno diffuso la smentita. Ma, per 24 ore, su tutti i social network, sono state divulgate solo certezze: tonnellate di fango sulla destra americana, sui Repubblicani e su Romney. Che non c’entra nulla coi fanatici razzisti del KKK, ma è sempre di “destra”.
Il razzismo non basta? No. C’è anche il sessismo. Da ieri sta dilagando l’ira funesta contro Richard Mourdock, candidato dell’Indiana per il Senato. L’Indiana, in questa campagna elettorale non è mai stato al centro dell’attenzione, la popolazione è a maggioranza conservatrice, tutti e tre i candidati, il repubblicano Mourdock, il libertario Andrew Horning e il democratico Joe Donnelly, sono contrari all’aborto. In teoria non ci sarebbe dibattito. Ma nel faccia-a-faccia televisivo fra Donnelly, Horning e Mourdock, il terzo dichiara che il concepimento, anche se frutto di uno stupro, è sempre “volontà di Dio”.
È abbastanza comprensibile, da un punto di vista religioso, che chi si oppone all’aborto si opponga all’interruzione di gravidanza in ogni caso: se una donna subisce uno stupro, perché terminare la vita di un nascituro che non ha colpa? Mourdock, in ogni caso, ha fermamente condannato la violenza sessuale. Ma anche in questo caso, è stata subito citata la prima parte (e solo la prima) del suo discorso. Ed è rimbalzata, con un crescendo di orrore, in tutto il mondo. Il commento più diffuso nei social media è solo uno: “Un candidato repubblicano giustifica (sic!) lo stupro”. E giù di insulti. Mourdock fa doppiamente notizia, perché porta una doppia “colpa”: non solo è un candidato repubblicano, ma è anche sostenuto dai Tea Party. Che la vulgata vuole reazionari, razzisti, armati.
Mourdock, nelle elezioni primarie dell’Indiana, aveva sconfitto il veterano repubblicano Richard Lugar grazie a un’intensa campagna porta-a-porta condotta soprattutto dal think tank Freedom Works (liberale classico, non certo reazionario). «State cercando di insinuare che lo stupro sia voluto da Dio? No, non penso nulla di tutto questo – si spiegava ieri il candidato del Tea Party – Chiunque pensi una cosa del genere è malato e confuso. Non è neppure lontanamente simile a quel che ho detto io». Ma il Democratico Donnelly (anch’egli contrario all’aborto, è bene ribadirlo) gioca sull’equivoco: «Il mio Dio, o qualunque Dio, non vuole che accada». Lo stupro, ovviamente. Non il concepimento. Però… passato il messaggio sbagliato, non rientrerà più: i Repubblicani vogliono santificare lo stupro. Amen.
Un altro loro candidato al Senato, Todd Akin, del Missouri, porta questa stessa croce da più di un mese. Anche lui, in una risposta (alquanto confusa) data in un dibattito locale si era espresso contro l’aborto, anche in caso di stupro. Pure in quel caso si era giocato sull’equivoco: lo si è fatto passare per un candidato favorevole alla violenza sessuale. Le femministe sono tuttora offese con lui. I Repubblicani lo hanno invitato a ritirarsi. Akin, convinto di non aver detto nulla di criminale, non ci ha pensato nemmeno. Ma tuttora è portato ad esempio di “maschilismo” repubblicano.
Se non ci sono a disposizione frasi ed equivoci realmente accaduti, si possono sempre inventare. Ed è quello che sta puntualmente avvenendo, da una settimana a questa parte, con Ann Romney, candidata first lady. «Perché mai una donna dovrebbe essere pagata come un uomo? – avrebbe detto a proposito della parità dei salari caldeggiata da Obama – Gli uomini sono nel mondo del lavoro da molto più tempo e meritano di essere pagati di più. Diamine! Io lavoro da mamma e non sono pagata. Sono mantenuta da mio marito, così come tutta la mia famiglia e così dovrebbero fare le donne…». L’ha detto veramente? Assolutamente no. Se l’è inventato il sito umoristico Free Wood Post. Che non ha neppure pensato di divulgare un falso: era satira bella e buona, senza pretese. Ma nel mondo dei social network, rapido a diffondere, lento a elaborare, le frasi di Ann sono state prese per vere, spalmate su milioni di pagine Facebook e Twitter e commentate da iraconde femministe di tutto il mondo.
“Quando il dibattito è perso, la calunnia diventa l’arma dei perdenti” è la frase che sta, invece, facendo circolare il Tea Party sui social network. Da meditare. I Democratici, evidentemente, non sono più sicuri di vincere. I sondaggi danno ancora una volta Romney in ascesa, sia a livello nazionale che negli stati in bilico. E allora? “Calunniate, calunniate: qualcosa resterà”.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:05