Biden, un Crushev senza scarpa in mano

Danville, Kentucky: Joe Biden è partito all’attacco, lancia in resta contro il candidato vicepresidente repubblicano Paul Ryan. Il suo scopo era chiaramente quello di ridicolizzare l’avversario, di trent’anni più giovane. Nonostante tutto, Ryan è sopravvissuto. E lo scontro è finito con un sostanziale pareggio, come dimostrano i sondaggi.

La potenza di fuoco di Biden è stata notevole, adatta a galvanizzare la base democratica, ma forse eccessiva per un pubblico di moderati. Ha interrotto l’avversario per 82 volte (contate) e ridendo ogni volta che Ryan parlava. Più che un atteggiamento da vicepresidente americano in carica, “Joltin’ Joe” ricordava Nikita Chrushev all’Onu: quello della scarpa battuta sullo scranno. A suo favore, questa volta, c’era anche la moderatrice, Martha Raddatz. Vogliamo parlarne? Lungi dall’essere sopra le parti, ha dato a Biden molto più spazio rispetto allo sfidante repubblicano: 1 minuto e mezzo in più, un’enormità in uno scontro in cui i tempi sono misurati al centesimo. Quando il candidato vice di Romney stava mettendo in difficoltà l’avversario sulla mancata protezione del consolato a Bengasi, lei ha cambiato argomento. I Repubblicani lo temevano: Martha Raddatz è personalmente vicina a Barack Obama, tanto da averlo invitato al suo matrimonio. Eppure è parere unanime dei media (americani e italiani) che la Raddatz abbia svolto un ottimo lavoro. D’altra parte, come insegna il film “Frost/Nixon, il duello”, essere un buon giornalista è sinonimo di “come ti inchiodo il cattivo repubblicano”.

Quanto ad argomenti, Biden non ha dimostrato di saper difendere al meglio l’amministrazione Obama. Ha detto una mezza bugia sulla Libia: benché l’abbia negato, l’amministrazione era perfettamente al corrente che l’attacco al consolato di Bengasi dell’11 settembre scorso (dove è morto l’ambasciatore Christopher Stevens) fosse un atto terroristico. Joe Biden ha anche volutamente sminuito la minaccia di Teheran, ignorando l’ultimo rapporto dell’Aiea sullo stato di avanzamento della ricerca iraniana sulle testate nucleari. E, dimostrando di aver poca padronanza con le carte geografiche, ha definito la Siria «cinque volte più grande della Libia» (sic!). In campo economico, il vicepresidente in carica ha attribuito la causa della crisi al taglio delle tasse “sui ricchi”. Ribadendo, implicitamente (nell’Iowa lo ha detto esplicitamente) di voler alzare le imposte. Gli americani lo apprezzano? Ha interrotto infinite volte Paul Ryan sul budget, ma non è riuscito a contraddire la sua critica: di quante migliaia di miliardi è aumentato il debito pubblico americano in questi quattro anni?

Da un punto di vista dell’immagine, Biden ha vinto perché il pubblico si ricorderà solo di lui. Da un punto di vista dei contenuti, ha perso per chiunque abbia ascoltato veramente quello che ha detto e come lo ha espresso. La Cnn dà la vittoria a Ryan: 48% contro 44% nel suo instant poll. Al contrario, secondo la Cbs, il vice di Obama ha stracciato l’avversario 50% a 31%. Secondo il sondaggio della Cnbc, Ryan ha battuto Biden 53% a 41%. L’impressione è che abbiano realmente pareggiato. Ma ai Democratici, dopo la batosta subita da Obama, non serviva un pareggio. Serviva loro una vittoria decisiva. E non l’hanno avuta.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:04