Usa: occupazione su. Ma sarà vero?

A neppure un giorno dalla vittoria di Mitt Romney al primo dibattito televisivo, il presidente Barack Obama può vantare un successo insperato. Vera manna dal cielo, per lui, la sua amministrazione e (in questo caso) l’America tutta: il numero degli occupati sale di 114mila unità nel mese di settembre, al di sopra di ogni previsione. La statistica è stata pubblicata ieri dal Dipartimento del Lavoro. Il tasso di disoccupazione, in questo modo, va al di sotto della fatidica soglia dell’8%, attestandosi al 7,8%, il dato più basso dal 2009. Sembrerebbe, dunque, che il mercato del lavoro americano stia tornando alla situazione pre-crisi.

Questa è la notizia da prima pagina, che avrà certamente un impatto positivo sulla campagna di Obama. Fino a ieri, gli spot televisivi repubblicani (promossi dal super-comitato American Crossroads) puntavano soprattutto sugli impegni mancati del presidente sull’occupazione. Ad oggi la promessa risulta ancora disattesa: il 7,8% non è il 5,6% previsto dalla Casa Bianca al momento del lancio dello stimolo economico. Ma almeno l’amministrazione democratica può vantare un trend positivo. E invitare gli elettori a rinnovare la fiducia nel comandante in capo, per uscire definitivamente dall’incubo.

Il problema, semmai, è un altro: questa notizia è vera? La statistica del Dipartimento del Lavoro è una fotografia fedele del mercato del lavoro? Il dato del 7,8% di disoccupazione non tiene conto della sotto-occupazione, che è ancora ferma al 15%. Dunque: «Non sembra una vera ripresa», ha spiegato Mitt Romney. Il quale, inoltre, sostiene che: «Il tasso vero di disoccupazione è vicino all’11%». Secondo Romney, infatti, il dato del Dipartimento sarebbe infatti stato falsato: «da chi ha smesso di cercare lavoro lasciando la popolazione attiva», su cui vengono calcolate le statistiche.

C’è chi, invece, mette in dubbio i dati in sé. Jack Welch, ex numero uno della General Electric, parla esplicitamente di manipolazione: «Numeri sul lavoro incredibili – scriveva, a botta calda, su Twitter – Questi ragazzi di Chicago (l’amministrazione Obama, ndr) farebbero di tutto… non si possono discutere dei numeri che cambiano così tanto». Ron Florance, della Wells Fargo Private Bank dichiara alle agenzie: «È un po’ strano, ad essere onesto. Il numero dei lavori creati non è così alto, ma il tasso di disoccupazione è calato e quello di impiego è cresciuto un po’. Sì, è uno scenario confuso».

Ne vedremo delle belle: ci sarà sicuramente chi parlerà di complotto della statistica a fini elettorali e chi difenderà i risultati dell’amministrazione. Spetta ai Repubblicani, ora, passare all’attacco. Farebbero un autogol se parlassero in termini cospirativi. Farebbero meglio a constatare, piuttosto, che il 7,8% di disoccupazione è ancora un dato molto allarmante. Che il 15% di sotto-occupazione lo è ancora di più. E che, da Ronald Reagan in poi, nessun presidente ha mai vinto con più del 6% di americani senza lavoro. E a far sentire a tutti quel che il vicepresidente, Joe Biden, ha dichiarato ieri in Iowa: ha confermato che intende far pagare “ai ricchi” 1000 miliardi di tasse in più. Non proprio un toccasana per un’economia che ancora stenta a riprendersi.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:32