Miracolo democratico a Tbilisi

In Georgia è accaduto l’impensabile, per gli standard di un Paese ex sovietico del Caucaso. Il partito del presidente, il Movimento Nazionale Unito ha perso le elezioni. Non sono scoppiati incidenti. E il presidente Mikheil Saakashvili, ha ammesso la sconfitta del suo schieramento. È democrazia. A nove anni di distanza dalla Rivoluzione delle Rose, democratica e occidentalista, capitanata proprio da Saakashvili, la Georgia ha passato con successo il primo test di alternanza pacifica del potere. Il presidente resterà ancora Saakashvili fino alle presidenziali del prossimo anno, ma ora avrà a che fare con un Parlamento e un governo di segno opposto. Viste le premesse, la coabitazione (benché difficile) non si presenta come una missione impossibile.

La vigilia delle elezioni era caratterizzata dall’angoscia per lo scoppio di disordini. L’opposizione, la coalizione Sogno Georgiano, guidata dal miliardario Bidzina Ivanishvili, aveva già preparato una contestazione in piena regola, in caso di frode. Benché i sondaggi dessero in vantaggio il Movimento Nazionale Unito, fino all’inizio del mese, Ivanishvili si diceva convinto della prossima vittoria. Ed ha avuto ragione. “Merito” di una serie di video, che documentano le torture nelle carceri: hanno minato la popolarità di Saakashvili oltre ogni previsione. Fiore all’occhiello delle riforme democratiche, la trasformazione della polizia secondo standard occidentali ha mostrato tutti i suoi limiti. E l’opinione pubblica ha perso fiducia nel partito del suo presidente. C’erano molti elementi che facevano temere uno scenario post-sovietico. L’opposizione, Sogno Georgiano, contestava una repressione sottile, ma capillare: multe per finanziamento illecito al partito, poca esposizione mediatica, ostacoli frapposti dalle autorità alla campagna elettorale, più la questione irrisolta della cittadinanza dello stesso Ivanishvili (che è ufficialmente francese e non ha potuto votare). Amnesty International e Human Rights Watch erano già in allerta. Il copione dell’ex Urss, già visto in Ucraina, Russia, Armenia e Azerbaigian (per non parlare della Bielorussia e delle repubbliche ancor più autoritarie dell’Asia Centrale) avrebbe previsto una vittoria della maggioranza ottenuta con la frode, oppure una vittoria della minoranza annullata per vizi legali, una contestazione repressa e un accentramento dei poteri nelle mani del presidente. In Georgia non è successo nulla del genere. Anzi: le elezioni sono state dichiarate regolari ed eque dagli osservatori dell’Osce. Lungi dal voler accentrare il potere, la riforma voluta da Saakashvili, il prossimo anno trasferirà più poteri al legislativo.

L’alternanza farà bene alla Georgia? Sogno Georgiano è una coalizione di partiti di differente estrazione, sia democratici che conservatori. Il percorso internazionale indicato da Ivanishvili è rassicurante nella sua continuità: adesione graduale alla Nato e all’Ue, riforme economiche liberali, democrazia. Lo stesso Ivanishvili, però, è visto in patria con un certo sospetto: ha fatto i soldi in Russia e invita all’appeasement con Mosca. C’è chi lo vede come un portavoce occulto di Putin, venuto a “comprare” invece che “conquistare” la Georgia. Se la democrazia funziona veramente ed è in grado di creare i giusti contrappesi, questi dubbi saranno fugati nei prossimi mesi.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:47