Elezioni georgiane: cresce la tensione

La repubblica ex sovietica della Georgia si appresta ad andare al voto, il prossimo 1 ottobre, per rinnovare il parlamento. La partita è importante e si gioca fra il partito di maggioranza, Movimento Unione Nazionale e Sogno Georgiano, gruppo di opposizione, messo in piedi dal miliardario Bidzina Ivanishvili, in cui milita anche l’ex milanista Kakha Kaladze. L’atmosfera è resa incandescente dallo scandalo che ha infangato il sistema carcerario nazionale. Ma soprattutto dalla minaccia latente di una nuova invasione russa.

Lo scandalo carcerario è iniziato e si è gonfiato rapidamente, dopo la diffusione di un video che documenta torture sui prigionieri. Vladimer Bedukadze, ex guardia carceraria della prigione numero 8 di Tbilisi, ha dichiarato di aver raccolto filmati per un anno intero, dal 2011 al 2012. Da un punto di vista politico si tratta di un duro colpo inferto all’amministrazione Saakashvili, il cui fiore all’occhiello è proprio la riforma della polizia. Subito dopo il suo primo insediamento, nel 2004, il presidente aveva cercato di spazzar via violenza e corruzione in un colpo solo, licenziando quasi tutto il corpo di polizia ereditato dalla vecchia Unione Sovietica e da 12 anni di regime post-sovietico di Shevardnadze. La polizia è stata addestrata con criteri completamente nuovi e ingentilita anche nell’immagine: stazioni di polizia ultra-moderne sorgono in mezzo alle campagne, fra i villaggi, come isole di pulizia, ordine, modernità e sicurezza. Manifesti pubblicitari ritraggono sorridenti poliziotti che accompagnano i bambini a scuola e aiutano gli anziani. Ma le immagine durissime di botte, sevizie e torture sui carcerati indifesi, dimostrano che i vecchi metodi non sono mai finiti. L’opposizione grida allo scandalo e ritiene che i video siano la prova della “natura criminale” del potere di Saakashvili.

Sullo sfondo, intanto, torna a stagliarsi la minaccia russa. Mosca sta rafforzando i suoi contingenti nel Caucaso e nella prima metà di settembre ha condotto imponenti manovre proprio a ridosso della Georgia. Quando il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, si è recato in visita a Tbilisi, un portavoce del ministero della Difesa russo, Alexander Lukashevic, ha subito lanciato il suo “altolà”: «La Nato non ha ancora imparato le lezioni dei tragici eventi del 2008», ha dichiarato riferendosi all’invasione russa dell’agosto di quattro anni fa. Mosca, insomma, benché non partecipi direttamente alle elezioni, vi sta entrando a gamba tesa. Giocando, ovviamente, contro il partito di Saakashvili.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:43