Al Senoussi, il custode dei (nostri) segreti

La Mauritania ha restituito alle autorità libiche Abdullah al Senussi, l’ex capo dei servizi segreti del defunto colonnello Muhammar Gheddafi. Al Senussi era entrato illegalmente in Mauritania a marzo, pochi mesi dopo la caduta del regime libico. Era arrivato nel Paese dell’Ovest africano con un volo dal Marocco, camuffato da Tuareg e con un passaporto falso. Le autorità locali lo avevano riconosciuto e arrestato seduta stante, internandolo nel carcere di Nouakchott con l’accusa di immigrazione illegale. Da quel momento era iniziato un braccio di ferro fra il nuovo governo libico e le autorità mauritane. Queste ultime avevano, finora, rifiutato l’estradizione perché avrebbero voluto processarlo in Mauritania. Solo ieri hanno ceduto, spiegando che «(Al Senussi, ndr) è stato estradato in Libia sulla base di garanzie fornite dalle autorità libiche». E il premier libico Abdurrahim el Keib conferma che il prigioniero: «Sarà sottoposto ad un equo processo, nel rispetto degli standard internazionali sui diritti umani. I diritti dei quali la Libia era stata privata» …dal regime di cui Senussi faceva parte. L’ex capo dei servizi segreti dovrà rispondere a gravissimi capi d’accusa, fra cui, soprattutto, il massacro di 1000 prigionieri nel carcere tripolino di Abu Salim, nel 1996.

È una sconfitta per la Corte Penale Internazionale, che chiedeva di processare al Senussi all’Aja. Oltre al timore umanitario di una vendetta sull’ex braccio forte di Gheddafi, il rischio è che l’uomo dei segreti scompaia (in un carcere o direttamente nella tomba) portandosi con sé tanti misteri che devono essere chiariti. Nei quali molti Paesi sono coinvolti, compreso il nostro. La Francia può chiedere l’estradizione: ha già condannato al Senussi per l’abbattimento del volo Uta sul Niger, nel 1989, un attentato libico nel quale perirono 170 passeggeri. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, gli investigatori sono convinti che l’ex capo dei servizi segreti di Tripoli abbia molto da dire anche sull’abbattimento del volo Pan Am 103 su Lockerbie, nel quale morirono 270 persone. La leader della minoranza democratica al Congresso, Nancy Pelosi, ha infatti dichiarato che Washington abbia “un interesse particolare” nel suo arresto.

L’Italia, al contrario, sembra disinteressata a metter le mani sui segreti di Senussi. Eppure quell’uomo potrebbe chiarire molti aspetti oscuri della nostra storia patria. Tanto per fare qualche esempio: un Mig libico è stato trovato distrutto sulla Sila nel 1980, in Calabria, 20 giorni dopo la strage di Ustica. Cosa ci faceva lì? E, sempre per quanto riguarda Ustica, ammesso che il volo Itavia non si è abbattuto da solo, c’entra qualcosa la Libia? C’entra, per caso, il Mig trovato in rottami in Calabria? Anche sulla strage di Bologna (sempre in quel 1980) esiste il sospetto di una mano libica: almeno una delle piste indagate porterebbe a Gheddafi. Non è il caso di approfondire, adesso che il custode dei segreti dell’ex dittatore è assicurato alla giustizia del nuovo governo libico? Si potrebbe chiedergli qualcosa anche sul perché Gheddafi abbia lanciato impunemente due missili contro Lampedusa. Quello non è affatto un mistero. Ma a cosa voleva mirare Gheddafi? Quale messaggio voleva lanciare al governo Craxi?

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:41