Il giallo degli uomini di Ansaldo in Siria

La Siria non ha mai spiccato come meta amena, e ormai da mesi si sono rinnovate le insofferenze verso il regime di Bashar al Assad, che sta operando una repressione violenta. In questo quadro davvero funesto, Ansaldo energia (azienda della galassia Finmeccanica) esprime «soddisfazione e partecipa al sollievo delle famiglie», soprattutto ringrazia il ministro degli Esteri, Giulio Terzi. E così l’Italia scopre che, nella zona di Damasco, lo scorso 18 luglio erano scomparsi (poiché rapiti) Oriano Cantani (64 anni) e Domenico Tedeschi (36 anni): secondo le agenzie di stampa «due tecnici italiani dipendenti di due ditte subappaltatrici di Ansaldo Energia». La versione ufficiale recita che «erano impegnati nella costruzione di una centrale termoelettrica a Damasco». Sarà vero? L’unico dato incontestabile è che, appena scesi dall’aereo che li ha riportati a Roma, sia Cantani che Tedeschi sono apparsi in buone condizioni di salute. Ad attenderli nello scalo romano di Ciampino era presente Claudio Taffuri, capo dell’unità di crisi della Farnesina. Avvicinati dai numerosi cronisti e cameramen presenti all’aeroporto, i due italiani hanno risposto in modo poco esaustivo alle tante domande sul loro rapimento.

«Ancora oggi non siamo riusciti a capire chi ci abbia rapito, ma abbiamo saputo che a liberarci è stato l’Esercito siriano», ha spiegato Oriano Cantani, peraltro l’unico dei due che ha rilasciato dichiarazioni. «La nostra liberazione è andata bene, è stata una cosa tranquilla, non abbiamo avuto altri problemi», ha aggiunto il tecnico genovese. E, sulle modalità con cui si è svolta l’operazione, sempre Cantani ha detto «è difficile poter dire com’è avvenuta, onestamente non lo so’ neanche io». Tanti aspetti non quadrano. Entrambi i tecnici lavorano per ditte appaltatrici di Ansaldo: ma che tipo di contratto d’appalto spinge certe aziende a mandare tecnici in zone calde, per non dire di guerra?

Il primo appuntamento al loro arrivo è stato in procura (sono stati sentiti per due ore ciascuno): e poi il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il sostituto Francesco Scavo, titolari del procedimento sulla sparizione dei due italiani in Siria, hanno segretato i verbali. Quindi qualcosa d’importante l’hanno riferita agli inquirenti. Ma per la stampa è solo trapelato che «i due italiani hanno dichiarato di essere stati trattati bene».

Poi c’è il no comment di Ansaldo Energia sulla notizia della liberazione dei due tecnici: soprattutto l’azienda s’era rifiuta più volte di dare notizie alla stampa sul rapimento dei due tecnici, mantenendo il più stretto riserbo sul sequestro. Anche le generalità di Cantani e Tedeschi sono state nascoste fino a quando le agenzie non hanno diffuso la notizia della liberazione. E forse un calo d’attenzione, da parte di Ansaldo e diplomazia, ha permesso che l’opinione pubblica italiana sapesse della missione segreta di Cantani e Tedeschi. Ma c’è dietro solo una storia di centrali elettriche o anche dell’altro?

I due vengono descritti come «tecnici abituati a viaggiare e lavorare in paesi difficili, soprattutto del Medio Oriente e dell’Africa». E Domenico Tedeschi commenta sul proprio profilo Facebook: «Quando mi accadrà di lavorare in un posto che non abbia questo aspetto?», quindi pubblica sul social network una foto che raffigura un’area desertica: il tecnico barese indica tra le lingue conosciute l’arabo (oltre all’inglese e al francese) e su Facebook ha messo in bella mostra la frase: «Morirò quando non riuscirò più ad imparare niente, quindi per quel che ne so sono immortale». Un senso d’onnipotenza che sempre abbiamo riscontrato nei militari in missione, e quasi mai nei tecnici specializzati. Sul profilo Facebook di Tedeschi compaiono anche video e fotografie, realizzati nei giorni precedenti alla scomparsa, mostrano la capitale siriana e altri luoghi, palazzi semidistrutti, effetti dei combattimenti nella capitale, zone di confronto tra ribelli ed esercito lealista. Altre foto mostrano Tedeschi fino al giugno 2011 in Egitto, sempre per lavoro: ma in Egitto infuriava la “primavera islamica” proprio quando il tecnico era lì per lavoro.

Poi, prima di essere rimpatriati, i due tecnici sono comparsi alla tv di stato siriana, che ha annunciato che «sono rapiti da terroristi e liberati dall’esercito governativo». Ed è ancora più fitto il giallo sulla vera identità dei sequestratori: in assenza di fonti indipendenti, è difficile verificare se sia stata opera dei ribelli o dei lealisti di Bashar al Assad.

Secondo l’emittente siriana, i tecnici sarebbero stati prelevati da un «gruppo terroristico armato di 15 persone nei pressi del cantiere di Deir Ali e poi liberati dalle truppe regolari durante la controffensiva lanciata ai ribelli nei sobborghi della capitale».

Anche la notizia del rapimento dei due italiani è avvolta dal mistero. Trapelata non più di due settimane fa, e con una telefonata a Il Secolo XIX: un testimone oculare e anonimo aveva denunciato la loro scomparsa, mentre era diretto con i due verso l’aeroporto di Damasco (per lasciare la Siria) s’è visto rapire Cantani e Tedeschi sotto gli occhi. E poi perché l’anonimo avverte Il Secolo XIX, quotidiano genovese, città madre del gruppo Ansaldo e non l’Ansa o altri quotidiani italiani? Anche perché i due rapiti vengono definiti «dipendenti di ditte fornitrici Ansaldo Energia» e non contrattualizzati con Ansaldo. Soprattutto, si legge sull’Ansa che «Cantani, 64 anni di origine venete, è residente a Ponzone, provincia di Alessandria, dove è proprietario di un negozio di ferramenta». E sempre sull’Ansa che «Tedeschi, nato a Monopoli e residente a Roma è abituato a lavorare in paesi difficili, e posta immagini di aree di di guerra», di paesi con governi in crisi. 

Il dubbio, nonché il quadro, che potrebbe forse forviare l’opinione pubblica è che Cantani e Tedeschi possano oggi lavorare per Ansaldo e domani per Finmeccanica come per Oto Melara. Forse non sarà questo il caso, ma generalmente le aziende italiane d’armamenti, energia e sistemi strategici reclutano “società di contractor”: imprese esterne che forniscono proprio all’Ansaldo consulenze o servizi specialistici assimilabili alla tipologia militare per via del paese extraeuropeo dove vengono inviati i tecnici. Servizi e consulenze che non coprono, come l’uomo di strada potrebbe erroneamente pensare, i lavori solitamente svolti da polizia e militari ma, sempre più spesso, garantiscono «servizi energetici e di collegamento satellitare nelle situazioni di conflitto a bassa intensità», come recita il contratto più in uso nei Cmp (acronimo di “compagnia militare”).

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:15