La Clinton e la libertà religiosa

Il Dipartimento di Stato, il ministero degli esteri degli Stati Uniti, pubblica ogni anno un rapporto completo sulla libertà religiosa nel mondo. I risultati di quest’anno sono particolarmente sconfortanti. Il documento rileva un declino generale della libertà di culto. Esponendo questa analisi al Carnagie Endowment for International Peace, Hillary Clinton, segretaria di Stato Usa, cita gli otto Paesi che maggiormente reprimono la fede dei loro cittadini: Birmania, Cina, Eritrea, Iran, Corea del Nord, Arabia Saudita, Sudan e Uzbekistan. La lista dei repressori, come si può ben notare, è molto trasversale. Ci finiscono dentro Paesi ancora comunisti (Cina, Corea del Nord), uno post–comunista (Uzbekistan), islamici (Eritrea, Sudan, Arabia Saudita, Iran) e una giunta militare socialista (Birmania). I casi della Corea del Nord e della Cina sono ben noti.

La Corea del Nord, ultimo regime stalinista nel mondo, reprime tutte le religioni, imponendo l’ateismo di Stato. La Cina, ufficialmente, tollera tutte le religioni, ma solo a condizione che accettino la supremazia dello Stato, finendo per creare un buddismo parallelo e un cattolicesimo “patriottico”, controllati dal regime. In Uzbekistan, sia l’Islam maggioritario che le minoranze ebraiche e cristiane sono sotto stretta sorveglianza delle autorità politiche e gli attivisti religiosi sono perseguitati. L’Eritrea, governata dalla dittatura di Afwerki, al suo interno ammette la legalità del solo Islam e di alcune chiese cristiane (ortodosse, in particolare). Tutte le minoranze sono perseguitate.

Sudan, Arabia Saudita e Iran sono casi noti di intolleranza di tutte le religioni all’infuori dell’Islam (sunnita nei primi due casi, sciita nel terzo). La Birmania ammette solo sulla carta la tolleranza nei confronti di buddismo, animismo, cristianesimo e Islam, ma li perseguita tutti, cercando di ottenere un controllo governativo totale sui fedeli. Al di fuori di questi Stati–prigione, il rapporto rileva una crescita globale dell’antisemitismo, molto spesso e volentieri mascherato da “anti–sionismo”. Si constata un aumento di leggi che riducono la libertà di culto, anche nei Paesi asiatici alleati degli Usa: Afghanistan e Pakistan, in particolare, a cui la Clinton rimprovera lo stra–potere delle corti islamiche che emettono sentenze in base alla legge coranica, violando tutti di diritti delle minoranze religiose. La Russia, solitamente fuori da queste classifiche del peggiore dei mondi, sta entrando a pieno titolo nel novero dei persecutori di minoranze, soprattutto a causa delle nuove leggi che limitano la libertà delle Ong religiose. Hillary Clinton è stata contestata dai conservatori per aver incontrato Mohammed Morsi, il neoeletto presidente egiziano. Essendo esponente dei Fratelli Musulmani, rischia di aggiungersi alla lista dei grandi persecutori delle minoranze cristiane. La Clinton, in merito, ha spiegato che «Gli Stati Uniti sono pronti a lavorare con i leader scelti dal popolo egiziano – ma l’aiuto americano – dipenderà dal rispetto dei diritti universali da parte di questi leader». Ha citato non ben specificate “conseguenze”, se Morsi non rispetterà i diritti dei suoi cittadini.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:35