Russia: processo alle

Cinque mesi fa, tre ragazze del collettivo artistico Pussy Riot, sono state arrestate in Russia per atti di teppismo e violazione delle norme del buon costume religioso. Ieri è iniziato il loro processo. Rischiano 7 anni di carcere. I collettivi anarchici sono una tipica componente del dissenso sovietico prima e russo poi. La loro tecnica è sempre la stessa: performance e provocazioni “artistiche” non violente che scherniscono il regime in carica. Le Pussy Riot si erano già distinte a gennaio, sulla Piazza Rossa di Mosca, nel pieno della protesta contro il Cremlino, quando avevano tenuto un finto concerto (tutto in playback) con testi espliciti contro un Putin che «se la sta facendo addosso». Al momento le ragazze anarchiche se l’erano cavata con una multa, salata. Ma a febbraio sono entrate nella cattedrale di Cristo Salvatore e hanno prodotto un breve video (subito mandato su YouTube) in cui, col volto coperto e sempre mimando un concerto punk (pre–registrato), pregano la Madonna perché liberi la Russia da Putin.

“Punk Prayer” è il nome del video, che ha fatto il giro del mondo in pochi istanti. E quella è stata la loro condanna. Non solo il Cremlino, ma anche il Patriarcato di Mosca, ha gridato al sacrilegio contro le istituzioni e la religione. Tre ragazze del collettivo, Nadezhda Tolokonnikova, Maria Alyokhina e Yekaterina Samutsevich sono state chiuse in carcere. Benché due di loro siano madri di bambini piccoli e, secondo la legge russa, potessero essere rilasciate su cauzione in attesa di processo, le autorità hanno deciso di tenerle in carcere. Il caso delle Pussy Riot ha diviso profondamente la Russia e la Chiesa ortodossa al loro interno. Il Patriarca Cirillo ha definito la loro performance un “atto blasfemo”, ma una parte dell’ortodossia ha preso le difese delle tre ragazze. Icone e sacerdoti sono comparsi nelle manifestazioni organizzate per la loro liberazione. Nessuno scisma, ma è la dimostrazione che esiste una (sia pur minima) divisione fra un clero del vertice e una Chiesa di base, critica nei confronti del potere. Chiaramente l’arresto delle Pussy Riot ha ancor di più galvanizzato l’opposizione politica a Putin. Attirando anche un vasto consenso internazionale, soprattutto nel mondo della musica: Sting, Red Hot Chili Peppers, Franz Ferdinand e Faith No More sono solo le più celebri fra le firme del rock mondiale che si sono schierate dalla parte delle ragazze. Per punire un video di un paio di minuti, il Cremlino ha scatenato un putiferio. Contro se stesso.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:40