La Clinton vuole l'intervento in Siria

Un generale della Guardia Repubblicana, un fedelissimo del clan degli Assad, ha defezionato ieri, fuggendo in Turchia. È Manaf Tlas, figlio del più noto Mustafa Tlas, ex ministro della Difesa.

Ora, secondo notizie non ancora confermate, il generale Manaf Tlas, starebbe cercando di raggiungere il padre. Che si dice sia in Francia, da mesi, per “motivi di salute”. E già da ieri i media del regime di Damasco iniziavano a sminuire la portata dell’evento. «Insignificante», lo descriveva il sito pro–Assad Syriasteps. Insignificante… mica tanto.

Non stiamo parlando di un singolo pilota di aereo che defeziona, come quello del Mig–21 recentemente atterrato in Giordania. E neppure delle migliaia di diserzioni che avvengono nei ranghi e nei quadri dell’esercito regolare siriano. Tanto numerose che, dall’estate scorsa in poi, sono proprio i disertori che formano il nerbo dell’Esercito Siriano Libero. In quest’ultimo caso è in ballo la reputazione del circolo interno di potere di Damasco. Manaf Tlas, da giovane, aveva prestato servizio militare assieme a Bashar al Assad. Il suo clan ha sempre sostenuto quello degli Assad e si è schierato a favore della successione dal padre Hafez al figlio Bashar, saltando il nipote, che fino agli anni ‘90 era il candidato più plausibile. Gli oppositori di Assad, hanno considerato i Tlas come i “falchi” del regime di Damasco: sostenitori della linea dura contro Israele e distintisi per numerose boutade anti–semite. È di Mustafa Tlas il libro “La Matzah di Sion”: ribadiva di credere nella vecchia leggenda mediorientale secondo cui gli ebrei usavano il sangue di bambini arabi rapiti e sgozzati per impastare il pane azimo. I Tlas erano conosciuti come oppositori delle riforme liberali che, inizialmente, Bashar al Assad voleva introdurre nel Paese. Tutto ci si sarebbe potuto attendere dal generale, meno una sua defezione. A dire il vero, un movente c’è ed è religioso. I Tlas sono sunniti, contrariamente al circolo interno di potere di Bashar al Assad che è tutto alawita (emanazione dell’Islam sciita). In una guerra civile che si configura sempre di più come un conflitto religioso, ci si può spiegare meglio il perché di questa eclatante diserzione.

La notizia della fuga di Manaf Tlas ha cambiato l’ordine del giorno del vertice degli “Amici della Siria”, riunito a Parigi su iniziativa del presidente francese François Hollande. «È un duro colpo per il regime», dichiara il ministro degli Esteri Laurent Fabius: «Anche coloro che erano più vicini ad Assad hanno iniziato a capire che non è possibile collaborare un massacratore come lui». Per il presidente francese, il regime di Damasco è ormai «insostenibile». È della stessa idea anche Hillary Clinton, segretaria di Stato degli Usa, che, dopo aver commentato la fuga del generale Tlas («I membri interni del regime stanno iniziando a votare coi piedi»), ha ribadito la posizione comune delle democrazie occidentali: «Vi chiedo (a voi presenti, ndr) di farvi sentire con la Russia e la Cina, perché inizino anch’esse a sostenere le legittime aspirazioni del popolo siriano». La Clinton chiede all’Onu di passare una nuova risoluzione sanzionatoria contro il regime di Damasco e cita il Capitolo 7. Che prevede l’uso della forza, se necessario, per la protezione dei civili. È stata una velata (e neppure troppo) richiesta di intervento militare internazionale. 

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:36