Scandalo Barclays, la City nel fango

Un terremoto nel cuore della City che ha già colpito una delle banche più importanti della finanzia britannica e mondiale come la Barclays, mentre per i prossimi giorni si attendono altre scosse pericolose. In poche ore i vertici della società hanno presentato le dimissioni: l’amministratore delegato Bob Diamond prima, il presidente Marcus Angius dopo. Altri pezzi grossi potrebbero finirci di mezzo. A misurare il grado delle scosse è il Libor, il London Interbank Offered Rate, vale a dire il tasso d’interesse sui cui si prestano denaro gli istituti bancari d’Oltremanica, che sarebbe stato manipolato dalla Barclays per quasi tre anni, dall’agosto 2005 al maggio 2008. Indagini e controlli condotti delle autorità competenti in Gran Bretagna e negli Stati Uniti hanno portato a galla il sistema che è già costato alla banca una sanzione di 290 milioni di sterline, pari a 453 milioni di euro, dopo un patteggiamento. 

Il Primo ministro David Cameron ha fatto sapere che sarà varata una commissione per fare luce sull’intera vicenda, mentre George Osborne, il Cancelliere dello Scacchiere (il ministro dell’Economia) ha accolto con soddisfazione le dimissioni di Diamond e ha chiesto un «leader forte». Beccandosi la risposta agguerrita di Nell Diamond, la figlia 24enne del dirigente, laureata a Princeton e che ora lavora per la Deutsche Bank. Su Twitter la ragazza ha mandato a quel paese Osborne e il laburista Ed Miliband, prima di cancellare il tweet che però aveva già lasciato il segno. Padre e figlia sono molti legati («Non c’è persona che ammiri di più di mio padre. 16 anni trascorsi a rendere grande la Barclays») e sul social network Nell in occasioni più serene ha pubblicato gli scatti dei due in compagnia del capitano del Chelsea, John Terry, o ad un concerto del rapper americano Jay–Z, intenti a replicare il gesto del diamante, ovviamente. 

Con il passo indietro di Diamond sono stati scoperti ulteriori dettagli sulle manipolazioni effettuate attorno al Libor tanto dalla Barclays quanto da altri protagonisti della finanza inglese. Una quindicina di e–mail hanno viaggiato tra la sede londinese dell’istituto e la Sec (Security and Exchange Commission), la Fsa (Financial Services Authority), la Bank of England e la Federal Reserve. Nomi pesanti. 

Ieri pomeriggio lo stesso Diamond ha riferito la sua versione dei fatti ad alcuni parlamentari, mentre un memorandum pubblicato dalla Barclays ha tirato nella mischia la Bank of England e alcuni esponenti dell’ultimo governo laburista, quello guidato da Gordon Brown. I documenti, che portano la data del 29 ottobre 2008, lasciano intendere che i vertici della Banca d’Inghilterra fossero chiaramente a conoscenza delle operazioni della Barclays e che addirittura sarebbero giunti inviti per continuare in quella direzione: l’imputato maggiormente indiziato è Paul Trucker, vice–governatore, che avrebbe mirato a stabilire un tasso di interesse più basso. Si legge anche che a Trucker fossero giunte alcune domande da Whitehall, il centro del potere politico, sulla condotta della Barclays. 

«I miei contatti avvenivano principalmente con la Bank of England», ha confermato Diamond di fronte al Comitato parlamentare del Tesoro, aggiungendo che le operazioni attorno al tasso d’interesse sono avvenute principalmente in tre occasioni: tra il 2005 e il 2007, quindi durante la crisi del credito tra il 2007 e il 2008 e infine quattro anni fa. Pochi istanti prima, aprendo il suo intervento, Diamond ha ripetuto “Io amo la Barclays per le persone che vi lavorano”, dicendosi sicuro che la storia la giudicherà “un incredibile istituto” per merito di chi la rappresenta.

Dalla Banca d’Inghilterra al Tesoro: Lord Paul Myners, che ha ricoperto il ruolo di Segretario commerciale – o City minister – con il governo Brown, ha negato qualsiasi coinvolgimento del ministero e si è detto pronto a sgombrare il campo da ogni malinteso che faccia supporre che all’interno dell’esecutivo ai tempi c’era chi sapesse cosa stesse andando in scena e ha colto l’occasione di un’intervista rilasciata ieri mattina alla BBC Radio 4 per criticare i Conservatori, colpevoli di voler gettare fango sul Partito laburista. Poche ore prima, l’ormai ex presidente della Barclays, Angius, aveva tradito attimi di imbarazzo di fronte alle telecamere di Sky News. 

Scovare la pura verità: è l’ordine che circola tra Downing Street e la House of Parliament. Ad accertare le responsabilità di Sir Mervyn King (Bank of England) e Lord Adair Turner (Fsa) sarà la prossima commissione parlamentare. Il Liborgate è molto probabilmente solo all’inizio e il premier Cameron ha assicurato che “i banchieri che hanno agito in modo inappropriato dovranno essere puniti”. Dalla Royal Bank of Scotland alla Hsbc, gli effetti del terremoto non risparmierebbero nemmeno  loro. Alcuni membri della Fsa infatti hanno lasciato intendere che sussisterebbero le condizioni per mettere sotto torchio pure la Rbs per quindi interessare le banche che operano nel mercato del Libor.

I commentatori stanno tirando le somme del primo capitolo della vicenda. Se il Guardian, sul suo sito, offre un resoconto grafico completo che mette in mostra le variazioni del Libor banca per banca, il Daily Telegraph prevede che il prossimo passaggio riguarderà i rapporti tra gli uomini della grande finanza del Regno Unito e la classe politica.  

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 16:47