Il Dalai Lama non sarà più meneghino

Niente cittadinanza onoraria per il Dalai Lama in visita a Milano. Incontrerà il sindaco martedì prossimo, in tarda mattinata, poi terrà un breve discorso di fronte al Consiglio Comunale. Ma il leader spirituale buddista resterà un “apolide” anche nel capoluogo lombardo. «La cosa che dispiace di più è che il Dalai Lama, un uomo di pace, è divenuto di fatto un apolide – dichiara una fonte (anonima) dell’agenzia missionaria Asia News – Tutto il mondo gli fa grandi sorrisi, ma all’atto pratico nessuno è disposto ad aiutarlo».

Eppure sarebbe proprio questo il momento giusto per un gesto, almeno simbolico, di solidarietà alla causa tibetana. Le notizie che giungono da quella terra, occupata dalla Cina sin dal 1950, sono sempre più drammatiche. Giovedì scorso due giovani si sono dati fuoco per protesta nella cittadina di Zatoe, uno dei due è morto sul colpo, l’altro versa in condizioni disperate. Le auto–immolazioni sono 35 solo nell’ultimo anno. Sono l’estrema protesta di un popolo che non ha più altri mezzi per esprimere il proprio dissenso contro il regime di Pechino. È sempre di questa settimana la notizia di un monaco buddista di 36 anni morto sotto tortura in un carcere cinese nella provincia tibetana di Kardze. La sua unica colpa era stata quella di appendere manifesti che inneggiavano all’indipendenza dalla Cina. Perché il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, proprio in una settimana come questa rinuncia a conferire una cittadinanza onoraria, che pure era stata promessa?

Tre giorni fa, il console cinese si è recato a Palazzo Marino. Cosa abbia minacciato è facile intuirlo: boicottare l’Expo 2015. Diversi consiglieri comunali confermano di aver ricevuto segnali in questo senso da membri della comunità cinese. Beppe Grillo approfitta della polemica per lanciarsi a testa bassa contro il sindaco Pisapia: la Cina «oltre ad aver occupato il Tibet, ha occupato anche Palazzo Marino».

«Mi è arrivata notizia di una telefonata direttamente al presidente del Consiglio Comunale di Milano da alte autorità cinesi perché dissuadesse Pisapia dalla cittadinanza onoraria al Dalai Lama. Spero che non sia vero e che, nel caso, si sia risposto con un vaff... in cinese. Ma senza dubbio mi illudo. (…) Il Tibet è circondato da un muro di omertà alla cui costruzione partecipa anche l’Italia».

«Non accettiamo diktat da nessuno», risponde, difendendosi, Pisapia. Il quale attribuisce parte della responsabilità di questa decisione al Consiglio Comunale: «senza unanimità sarebbe stato un messaggio negativo». La proposta del presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo, di rinviare il voto sul conferimento della cittadinanza onoraria al Dalai Lama è passata con 16 voti a favore (tutti di centro–sinistra), 12 contrari (PdL, Lega, Fli, Milano al Centro, Movimento 5 Stelle e i “dissidenti” Marco Cappato, Radicale, e David Gentili, del Pd), 6 esponenti di centro–sinistra (4 del Pd e 2 di Sel) sono usciti dall’aula al momento del voto e 3 si sono astenuti. Fra questi ultimi, oltre a Basilio Rizzo e a Ruggero Gabbai (che è il presidente della Commissione Expo), c’è lo stesso Giuliano Pisapia.

Dunque non ha compiuto un grande sforzo per rendere il Dalai Lama cittadino onorario di Milano. Però può darsi che non l’abbia deciso sotto pressione cinese, ma per convinzione politica. In tal caso, è meglio o peggio?

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 16:56