La scia di terrore delle vignette danesi

C'è del terrorismo in Danimarca. A Copenhagen, quattro immigrati musulmani, residenti in Svezia, sono stati condannati ieri a 12 anni di carcere per tentata strage.

Munir Awad, Omar Abdallah Aboelazm, Munir Ben Mohamed Dhahri e Sabhi Ben Mohamed Zalouti, originari della Tunisia, dell'Egitto e del Libano, erano stati arrestati fra il 29 e il 30 dicembre in Danimarca. Erano ben organizzati e ben armati: tra le armi sequestrate ai quattro c'erano un mitragliatore con silenziatore, una pistola e un centinaio proiettili. I quattro avevano intenzione di uccidere un «numero imprecisato» di persone durante l'attacco, che avrebbe dovuto avere luogo lo stesso giorno in cui era prevista una cerimonia, alla presenza del principe ereditario Frederik.

Ma l'obiettivo non era l'erede al trono. Bensì la redazione del quotidiano Jyllands Posten, ancora nel mirino degli jihadisti perché "colpevole" di aver pubblicato le vignette su Maometto, nell'ormai lontano 2005. La vicenda delle vignette, amplificata al massimo dai media arabi, condannata da tutti gli imam radicali del Medio Oriente, stigmatizzata dai governi musulmani (compresi quelli giudicati solitamente "moderati") dall'Atlantico al Pacifico, aveva provocato numerose azioni di boicottaggio dei prodotti danesi e la morte di centinaia di persone nel corso di violente manifestazioni. Nel marzo e nel settembre del 2006 furono tentati due attacchi in Germania, rispettivamente alla sede del Die Welt e un duplice attentato dinamitardo su treni a Dortmund e Coblenza. Erano solo le prima avvisaglie.

Cinque attentati sono falliti nel corso del 2010, quinto anniversario della pubblicazione delle vignette. Il 1 gennaio di quell'anno, il radicale islamico somalo Mohamed Geele cercò di fare a pezzi con un'accetta il vignettista Kurt Westergaard, facendo irruzione in casa sua. Sempre all'inizio dell'anno, un curdo venne arrestato in Norvegia: voleva colpire il Jyllands Posten. Il 10 settembre successivo, un altro radicale islamico, il ceceno Lors Dukayev, rimase ferito dal suo stesso ordigno mentre preparava, a Copenhagen, un pacco-bomba da spedire al giornale danese. L'11 dicembre l'iracheno Taimour Abdulwahab al-Abdaly si fece esplodere nel centro di Stoccolma, provocando due feriti, ma rischiando di causare molte più vittime se i suoi esplosivi avessero funzionato meglio. Fra le cause dichiarate dell'attentato c'erano ancora le vignette "sataniche". E il 29 dicembre fu la volta dei quattro attentatori condannati ieri. Fermati in tempo, prima che potessero fare una strage.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:43