Non c'è verso: neppure se posta di fronte alle prove di sempre nuovi massacri, la Russia ha intenzione di rinunciare al suo sostegno al regime di Bashar al Assad in Siria. Anche alcuni editoriali dei quotidiani russi, come Kommersant, ritengono che ormai l'alleanza di Vladimir Putin con Damasco sia sempre più insostenibile, per non dire controproducente. Ma il Cremlino non fa una piega.
La missione dell'Onu, ieri, ha pubblicato un nuovo video che documenta l'esecuzione di 13 prigionieri in un villaggio nei pressi di Deir Ezzor (Siria orientale), una scena che il comandante degli osservatori, generale Robert Mood, definisce «raccapricciante» a riprova di «un atto ingiustificabile». Ma dal Cremlino, è arrivato l'ennesimo "niet" a qualsiasi azione dell'Onu contro la Siria. Il viceministro degli Esteri, Gennadij Gatilov, ha dichiarato che la Russia è «Categoricamente contraria a qualsiasi interferenza straniera nel conflitto in Siria». Al parere di Gatilov si affianca anche quello del ministero degli Esteri della Repubblica Popolare Cinese: sempre ieri ha comunicato la sua contrarietà a qualsiasi intervento volto a provocare un "regime change forzato".
Anche la Turchia si è accodata alla maggior parte dei Paesi europei (fra cui l'Italia) e agli Stati Uniti, espellendo l'ambasciatore siriano da Ankara. E Mosca critica anche questa decisione, ritenendola controproducente. «Alla fine, molti indispensabili canali diplomatici sono stati chiusi, in questo modo», dichiarava Gatilov. Il primo viceministro degli Esteri, Andrej Denisov, ha anche contestato le dichiarazioni del presidente francese François Hollande, che aveva ventilato una possibile azione militare. «Queste dichiarazioni sono dettate solo da emozioni politiche», ha commentato Denisov, da Ashkabad. Il viceministro russo, forse, vorrebbe sentire da Hollande perole di elogio per l'azione di Assad? Non proprio: il senso della sua critica al presidente francese è questo: «Dobbiamo pensare in maniera sobria: la cosa principale è avere un'idea vera di cosa sta succedendo in Siria». Secondo i russi, infatti, in Siria non è in corso una repressione militare, ma una guerra civile, di cui entrambe le parti sono responsabili.
Nonostante la sua "insostenibilità" politica, dunque, l'appoggio incondizionato di Mosca al regime di Assad continua, senza alcun tentennamento. Alla vigilia della sessione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, riunitosi ieri pomeriggio, il Cremlino aveva già annunciato di porre il veto a qualsiasi intervento.
Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:46