![Cala il sostegno a Obama](/media/1383708/08i.jpg)
Mancano quasi sei mesi alle elezioni presidenziali degli Usa e la campagna di Barack Obama per la rielezione inizia a mostrare segni di panico. Lo si può dedurre dai toni bellicosi. Sia i media più vicini alla causa democratica, sia i siti della campagna di Obama, attaccano a colpi di insulti gratuiti sia Mitt Romney che i suoi sostenitori. E questa mancanza di aplomb è tutt'altro che tipica delle campagne elettorali di un presidente che è già alla Casa Bianca.
Il Wall Street Journal è preoccupato soprattutto per la "lista dei nemici" pubblicata sul sito ufficiale (non su un blog privato) della campagna presidenziale. Nel post "Dietro le quinte: una breve storia dei finanziatori di Romney", leggiamo nomi e relative schede infamanti di normali ricchi donatori. Nessuno di essi è coinvolto in cause civili e penali. Nessuno di essi ricopre cariche pubbliche. Tre di loro, Paul Schorr, Sam e Jeffrey Fox sono accusati di aver praticato l'outsourcing, una pratica ovunque legale e certamente non condannabile (se non in un'ottica marxista). Thomas O'Malley è "colpevole" di aver tratto profitto dal petrolio. E da quando in qua è una colpa? Kent Burton è accusato di essere "lobbista", in un Paese in cui il lavoro di lobbying è legale.
Se la campagna di Obama e i suoi sostenitori nel mondo dei media
stanno perdendo la testa, forse c'è un perché. La media dei
sondaggi nazionali effettuata da Real Clear Politics fa toccare con
mano il recupero di Mitt Romney, dato ancora perdente, ma di soli
due punti (45% contro 47% di Obama). I sondaggi Gallup di questa
settimana non sono affatto rassicuranti. L'approvazione
dell'operato del presidente è ferma al 47%. Se vogliamo paragonarla
a quella di George W. Bush, a sei mesi dalla sua rielezione del
2004, vediamo che Obama è 2 punti sotto. E ben 8 punti sotto il
tasso di approvazione dell'operato di Bill Clinton nel maggio del
1996. Bisogna tornare indietro fino al maggio del 1992 per trovare
un tasso di approvazione così basso, allora nei confronti di George
Bush (padre)… che in effetti perse la rielezione. La causa della
disaffezione nei confronti di Obama è soprattutto spiegabile con
una sola parola: economia.
Il 66% degli americani intervistati da Gallup considera l'economia
"la singola questione più importante", solo il 24% ritiene che le
cose stiano procedendo per il verso giusto e il "tasso di fiducia"
è a -18. Quest'ultimo è un dato già buono rispetto all'inizio
dell'anno (quando era a -27), ma molto inferiore a quello
registrato a 6 mesi dalla rielezione di George W. Bush nel maggio
2004 (-3) e soprattutto a quello del maggio 1996, sei mesi prima
della rielezione di Bill Clinton (+1). «È l'economia, stupido!»
diceva quest'ultimo sulle cause della sua vittoria. Obama potrebbe
dire lo stesso fra 6 mesi?
Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:22