Niente governo, la Grecia torna al voto

Le Borse crollano, lo spread avanza: è la Grecia che sta collassando e torna alle urne. È fallito anche l'ultimo tentativo di mediazione del presidente Karolos Papoulias. Nessuno dei partiti greci ha una maggioranza sufficiente ad andare al governo da solo, né a convincere gli oppositori ad aggregarsi in un governo di coalizione. Sono troppi i paletti messi da movimenti estremisti: Syriza non accetta il piano di austerity, necessario ad ottenere gli aiuti finanziari (ed evitare il default), il Kke è contro l'euro, Alba Dorata è contro l'Unione Europea. E allora? Si torna al voto, il prima possibile.

Ma si tornerà alle urne con forze in campo di questo genere. E a ottenere la maggioranza sarà (se non cambia nulla) Syriza. Una formazione composita che vuole, allo stesso tempo, non tagliare nulla e restare nell'euro, senza temere contraddizioni. La realtà è però ben altra: a fine giugno la Grecia non sarà neppure più in grado di pagare pensioni e stipendi statali. Farà bancarotta. Senza austerity, non potrà neppure ricevere gli aiuti necessari a evitare il disastro. A meno che l'Ue non si trasformi in un immenso ente di beneficienza, a spese dei contribuenti di tutta l'eurozona. La soluzione razionale, per una Grecia in bancarotta, sarebbe ormai una sola: l'uscita dall'euro. Ma non tutti sono d'accordo. Per Jean Claude Juncker, presidente dell'Eurogruppo, non se ne parla nemmeno. È un «non senso», è «propaganda»: così ha dichiarato alla fine della riunione svoltasi a Bruxelles lunedì, dicendosi contrario a: «questo modo di provocare i greci» con l'ipotesi di un'uscita di Atene dall'euro. C'è chi invece pensa il contrario: se la Grecia uscisse dall'euro il rischio di contagio per gli altri Paesi della moneta unica sarebbe minore rispetto a un anno e mezzo fa. È il messaggio lanciato dal ministro delle Finanze olandese Jan Kees de Jager, nella stessa riunione dell'Eurogruppo. «Abbiamo lavorato duro - dice de Jager - per mitigare gli effetti in caso di uno scenario simile», facendo riferimento alle misure prese per rafforzare i "firewall" dell'eurozona, la solidità del sistema bancario e la disciplina di bilancio nei Trattati.

Dopo la diffusione della notizia di nuove elezioni elleniche, «Il popolo greco ha nelle mani il destino europeo» ed è «meglio che affronti le difficoltà nel quadro europeo di solidarietà e disciplina». Questo il commento del commissario Ue al mercato interno, Michel Barnier. Ma altri governi nazionali dell'Ue sono più scettici al riguardo. La Grecia «è molto vicina alla fine della strada», secondo il ministro delle Finanze svedese, Anders Borg: «Noi tutti comprendiamo che la situazione in Grecia è molto seria - ha detto al termine dell'Ecofin - O i greci decideranno di fare cose responsabili e continueranno a rispettare gli impegni o devono ovviamente considerare se possono o meno restare membri dell'eurozona ». Ne è convinto anche il suo collega tedesco Wolfgang Schaeuble, secondo cui il voto anticipato in Grecia «non cambia la situazione» e Atene deve «attuare il suo programma per rimanere nell'euro». Quindi, il Paese «deve eleggere un governo che rispetti i termini di salvataggio internazionale per rimanere nell'euro». «Nessun candidato responsabile - spiega - può nascondere questo all'elettorato». Ma nel frattempo, in Grecia, esistono ancora "candidati responsabili"?

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:40