La mattanza dei randagi in Ucraina

Bisogna avere proprio la testa nel pallone per ignorare che, in occasione degli imminenti europei di calcio, in Ucraina, sull'esempio della limitrofa Romania, è in corso una vera e propria mattanza di cani. Da mesi e mesi i randagi vengono ammazzati nei modi più disparati con un'efferatezza che non può che destare forte preoccupazione.

Con la scusa di offrire un'immagine del paese ospitale si sta compiendo una barbarie di vasta portata. Si parla di almeno ventimila uccisioni, ma il numero è sicuramente più alto. I corpi dei cani morti o agonizzanti vengono bruciati in forni crematori mobili approntati alla meno peggio, o gettati in fosse comuni ricoperte di cemento. A cominciare la strage sono state le amministrazioni locali, poi si sono aggiunti i cittadini spinti a uccidere da una massiccia campagna mediatica di disinformazione artatamente alimentata. Il 13 novembre dello scorso anno, l'Uefa e il ministro dell'ambiente ucraino avevano promesso un cambio di rotta.

Tuttavia non è stato fatto nulla. Anzi, delle somme stanziate dall'Uefa per la sterilizzazione e la costruzione di canili si è persa traccia. Quanto avrebbe effettivamente stanziato l'Uefa non è dato sapere. Di certo, l'olocausto continua, nonostante monsieur Platini, nella sua veste di presidente dell'Uefa, si sia complimentato con le autorità ucraine per l'andamento dei lavori in vista delle competizioni di giugno. Nel frattempo tutto avviene alla luce del sole, nell'indifferenza pressoché generale. Enpa, Lav e Oipa hanno ribadito il loro impegno a portare avanti le proteste contro la mattanza dei cani. Boicotteranno gli Europei di calcio 2012 e hanno annunciato per sabato 5 maggio una manifestazione nazionale che si svolgerà, a partire dalle ore 10, in piazza del Pantheon.

Nella vicina Romania, intanto, nel novembre dello scorso anno è stata approvata una nuova legge che conferisce ai sindaci potere di vita e di morte sui randagi delle città amministrate. Il dramma dei randagi ha origini all'epoca del regime comunista di Ceausescu che volle sostituire le tradizionali casette con giardino, di stampo contadino, con anonimi, enormi blocchi condominiali. Migliaia di cani non sterilizzati furono allora abbandonati. Nel 2001, per ordine del Presidente Traian Basescu, iniziarono i brutali accalappiamenti seguiti dalla crudele uccisione di almeno 150 cani al giorno. Furono legali fino al 2008 quando il Parlamento approvò la legge 9/2008 che formalmente li impediva. Tuttavia la legge non è stata mai applicata. E da novembre è entrata in vigore una norma che segna un ulteriore passo indietro.

Ovviamente non sono in pochi a lucrare sul criminoso disegno. Per primi gli accalappiacani che, per non prelevare animali lasciati per strada ma accuditi dagli abitanti di interi caseggiati, s'intascano diverse mazzette. Le autorità locali sostengono di essere costrette a sostenere ingenti spese per dare asilo, nutrire, sterilizzare, gli animali segregati nei canili municipali. La realtà è diversa e da tempo le associazioni animaliste denunciano connivenze, per la spartizione dei profitti, tra i politici e i loro partner commerciali.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 16:55