Cina, nel Partito la lotta continua

L'epurazione di Bo Xilai dal Partito Comunista Cinese e la sua incriminazione sta ancora provocando ripercussioni. La moglie di Bo, Gu Kailai, è sotto indagine anche per la morte dell'uomo d'affari britannico Neil Heywood, trovato senza vita nella sua stanza d'albergo a Chongqing (il feudo di Bo Xilai) il 15 novembre 2011.

E sull'ex leader comunista stesso continuano ad emergere nuove verità compromettenti. Se già era sospettato di golpe, magari anche con la complicità di una parte delle forze armate, ora si è diffusa la notizia della sua opera di spionaggio ai danni dei vertici del Partito. A rivelarlo è una fonte americana: il New York Times. Secondo il quotidiano statunitense, Bo Xilai avrebbe messo in piedi un'intera rete di intercettazioni. Avrebbe spiato le conversazioni dello stesso presidente Hu Jintao, probabilmente a caccia di prove per le sue campagne purificatorie. Noto come un maoista vecchio stile, il dirigente di Chongqing si stava facendo strada a colpi di battaglie contro la corruzione del sistema. Il tutto con l'appoggio del suo braccio destro, Wang Lijun, capo della polizia locale. 

Il servizio del New York Times, che cita fonti anonime interne al Partito, rivela che sia stata proprio questa opera di spionaggio interno a rovinare la carriera di Bo Xilai: i vertici lo hanno visto come una minaccia imminente e lo hanno epurato. Un'altra fonte cinese ha raccontato alla Bbc che Wang Lijun fosse fissato con la sicurezza e tendenzialmente paranoico, al punto da far analizzare il cibo prima di mangiare, nel timore di essere avvelenato. In Cina, ufficialmente, preferiscono spiegare l'epurazione di Bo Xilai con la sua "violazione di disciplina". Sarebbe troppo, per gli attuali vertici del Partito, ammettere che vi sia una lotta a colpi bassi dentro il sistema. L'analisi dell'ascesa e caduta del dirigente di Chongquing, molto spesso, si concentra sul carattere ideologico della lotta di potere: il riformismo contro il maoismo duro e puro. 

Wen Jiabao, premier, ha parlato chiaramente di una linea riformista per il futuro del Partito. Ma è lecito dubitarne. Perché la politica di Pechino sta diventando sempre più maoista. Una prova di questa crescente ideologizzazione è la nomina, in pompa magna, del nuovo vescovo "patriottico" di Changsha, una mossa fatta per sottolineare il dominio del Partito sulla religione cattolica. Sempre in questi giorni, le autorità del Tibet stanno chiedendo ai nomadi della prefettura di Kardze di firmare un documento con cui rinnegano il Dalai Lama.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:45