Cina: a Wukan ha vinto il popolo

Il regime di Pechino fa un passo indietro a Wukan. Il villaggio che si è ribellato alla corruzione dei locali dirigenti del Partito Comunista ha vinto il primo round.

Nel villaggio di Wukan era esplosa la protesta popolare dopo che i dirigenti locali avevano venduto terreni dei contadini locali. Non è ancora riconosciuta la proprietà privata sulle terre, che possono essere solo affittate allo Stato. Chi lavora la terra, però, inizia a rivendicarne il possesso, a sentirla come cosa "propria". E da qui nascono i conflitti fra i lavoratori e le istituzioni locali, foriere di decine di migliaia di rivolte contadine ogni anno. A Wukan i quadri del Partito sono stati accusati dalla popolazione di aver venduto la terra per intascarsi i proventi. Inizialmente Pechino ha risposto alle proteste con un giro di vite repressivo. Xue Jinbo, uno dei leader della protesta è stato arrestato ed è morto in prigione in modo sospetto. Il suo decesso e il rifiuto della polizia a restituire il corpo alla famiglia aveva generato una nuova ondata di manifestazioni, anche violente, a cui le autorità hanno risposto ponendo il villaggio sotto assedio. Ora, però, si avvicina il momento del rinnovo dei vertici del Partito su scala nazionale. E può anche essere per questo motivo che Pechino abbia cambiato rotta, ammettendo le colpe dei dirigenti di Wukan. Dopo un'inchiesta, Xue Chang, il segretario locale, e Chen Shunyi, capo del comitato, sono stati espulsi dal Partito Comunista e condannati a risarcire i loro guadagni illeciti, che ammontano, rispettivamente, a 189.200 e 86mila yuan, in tutto circa 45mila dollari.

Il caso di Wukan crea sicuramente un precedente interessante. Ma rischia di rimanere un'eccezione. Prima di tutto, come abbiamo visto, il periodo è eccezionale, perché in tutta la Cina il Partito si sta rinnovando ad ogni livello, dando origine a una serie di lotte di potere, come dimostra il caso dell'epurazione di Bo Xilai. Il leader comunista del Guangdong, la provincia di cui fa parte Wukan, è Wang Yang, che aspira a conquistare un posto al vertice di Pechino. È nel suo interesse punire, in modo esemplare, dirigenti corrotti. Inoltre, Wukan è molto vicina ad Hong Kong, l'unico luogo della Cina in cui i media sono ancora liberi. La rivolta del villaggio è diventata un tormentone mediatico in tutto il mondo. Dove non ci sono i riflettori delle televisioni, però, le ribellioni contadine sono ancora represse nel silenzio.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:46