Ora l'India può bombardare Pechino

«Il sogno della nazione è diventato realtà»: con queste parole l'agenzia Defence Research and Development Organization (Drdo) ha salutato il lancio del nuovo missile balistico indiano, l'Agni V. L'acronimo apparentemente "neutro", però, non deve fuorviare: l'agenzia è infatti responsabile dello sviluppo tecnologico dei programmi militari indiani, fra cui anche il nuovo missile che si aggiunge ai modelli precedenti.

La serie Agni (ovvero "fuoco", con la stessa radice del latino ignis), è iniziata col capofila Agni-I, ed ormai è giunta al quinto vettore. I modelli Agni I, Agni II ed Agni III, attualmente presenti negli arsenali indiani, non riuscivano a raggiungere più di 3.000-3.500 chilometri di gittata: l'Agni V, invece, con la sua portata di oltre 5.000 chilometri potrà tenere "sotto tiro" quasi tutta la Cina, compresa la capitale Pechino. 

Dopo anni di sviluppi e di studi, ieri mattina l'Agni V è stato lanciato con successo dalla base dell'isola di Wheeler, situata nel golfo del Bengala, a pochi chilometri dalla costa indiana. Mentre tre navi nell'oceano monitoravano tutta l'operazione, l'Agni V è partito, a 600 chilometri ha raggiunto il suo apice e quindi è rientrato nell'atmosfera, colpendo correttamente il bersaglio a circa 5.000 chilometri di distanza.

Il nuovo missile rappresenta la punta di diamante della tecnologia indiana, ed è stato costruito all'80% con risorse nazionali. A parte alcune componenti elettroniche, l'ideazione, lo sviluppo e la produzione del missile sono state curate esclusivamente in India e con risorse autoctone. Il programma, costato circa 2,5 miliardi di rupie (circa 300 milioni di euro) ha prodotto un missile a tre stadi lungo 17 metri e mezzo, dal peso di 50 tonnellate e capace di trasportare una testata da una tonnellata e mezzo. La gittata completa le potenzialità del nuovo vettore, che sarà capace di utilizzare anche testate nucleari multiple ed indipendenti, più note con la sigla Mirv (Multiple Independently-Targeted Re-entry Vehicles). Ciò significa che un singolo Agni V potrà avere al suo interno fino ad una decina di testate nucleari indipendenti, capaci cioè di colpire obiettivi diversi. Grazie a questo nuovo missile l'India avrà quindi un vantaggio strategico non indifferente, anche se la piena capacità operativa del sistema è prevista per il 2014-2015.

I toni trionfalistici della Drdo sono pienamente condivisi dall'establishment politico indiano, tanto che il premier  Manmohan Singh ha dichiarato nel comunicato stampa ufficiale dell'agenzia che «gli scienziati della Drdo hanno reso orgogliosa la nazione». Il successo di New Delhi sembra ancora più forte e deciso dopo il clamoroso fallimento del missile nordcoreano, e non ha tardato a generare reazioni. In particolare il governo cinese ha commentato freddamente la notizia, ribadendo che Cina e India non sono rivali. Tuttavia - nota The Times of India - altre fonti cinesi a New Delhi danno una lettura ben diversa dell'evento, sostenendo che possa essere l'inizio di una nuova corsa agli armamenti in tutta l'area, preoccupazione condivisa anche da altri attori regionali.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:21