Un'affamata

Ahmadinejad che viene aggredito da una donna affamata. Non per essere divorato, come si potrebbe pensare in un primo momento, ma per subire una raffica di rimproveri e proteste. Direttamente nella sua auto.

Non avremmo mai creduto di vedere una scena del genere. Eppure è stata girata di recente, a Bandar Abbas, nel corso di una visita presidenziale. E, da ieri, dopo che sono state diffuse dalla Tv israeliana, quelle immagini hanno fatto il giro del mondo su YouTube. La donna, vestita di nero, è riuscita a sorpassare la security del corteo presidenziale, ad avvicinarsi all'auto su cui viaggiava Mahmoud Ahmadinejad e persino a saltare sul cofano. Il presidente ha fatto cenno alla sua scorta di non intervenire. La donna gridava «Ho fame!» (o «Abbiamo fame!» secondo un'altra traduzione dal farsi) e poi ha intrattenuto un breve e teso colloquio con il capo del governo di Teheran.

Per il Times of Israel si tratta di «Uno straordinario atto di dissenso civile». L'episodio, che sfiora il surreale, sarà stato realmente spontaneo? Dai regimi totalitari dobbiamo attenderci ogni genere di orchestrazione e l'Iran è maestro in questo senso. Basti vedere alle campagne di disinformazione e contro-informazione sul caso Sakineh, che a giorni alterni era "libera", o "confessava" la sua colpa, o era "assolta" o "già condannata", a seconda di quel che conveniva di volta in volta.

È noto che, da almeno un anno e mezzo, sia in corso una violenta lotta di potere fra Ahmadinejad e la corrente politica legata al grande ayatollah Alì Khamenei, Guida Suprema della Repubblica Islamica. La fazione del presidente ha perso le elezioni parlamentari. Una contestazione così plateale è avvenuta (in uno Stato in cui la polizia controlla tutto e tutti… e non solo durante una visita presidenziale) proprio in un momento di estrema debolezza politica di Ahmadinejad. Per questo motivo, la notizia va presa con beneficio d'inventario.

Ma il problema denunciato dalla donna contestatrice è certamente reale. La popolazione è veramente ridotta alla fame. Le sanzioni economiche internazionali stanno producendo i loro primi risultati, ma non limitano i rifornimenti alimentari, né stanno colpendo direttamente il benessere della popolazione. I danni peggiori, semmai, li sta creando la stessa politica economica di Ahmadinejad. Recentemente il governo ha dovuto tagliare i sussidi sul carburante, provocando proteste di massa. La politica sociale, estremamente redistributiva, inizia a non aver risorse. I tassi di interesse e di cambio sono fissati arbitrariamente dal governo. Il risultato di queste politiche? Sempre più gente è spinta a comprare sul mercato nero. O a fare la fame.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:49