Io e Mara Carfagna

Sassolini di Lehner

Premesso che auguro ogni bene a Mara Carfagna e ad Alessandro Ruben, sento il dovere di raccontare i miei trascorsi di famigerato e cattivissimo Marafobico. In verità, fui criticone a fin di bene politico, un tipo di fondata malvagità che non viene quasi mai apprezzata.

Tutto scaturì dalla maledetta Eboli, dove s’era fermato pure Cristo. Di sicuro, a parte l’ebreo Gesù, a Eboli s’era bloccato pure il buon senso politico. Per quel Comune, da sempre rosso sino all’abisso di Rifondazione comunista, percepii il momento favorevole destinato ad una sicura vittoria del centrodestra, allora denominato Pdl

Mi recai, perciò, a Eboli per organizzare al meglio una campagna elettorale vincente. Mi capitò di sbattere su un muro di ottusità impreveduta: in 8 pretendevano d’essere candidati a sindaco. Non solo, ma ognuno diceva che non avrebbe mai sostenuto gli altri, meglio, anzi, votare a sinistra. 

Mi parve l’ennesimo epicentro catastrofico della questione antropologica meridionale. Ordinai seccamente di avviare un dialogo responsabile tra le parti, per sfoltire al massimo gli aspiranti candidati, sino alla reductio ad unum.

Tornai dopo un paio di settimane: gli aspiranti candidati non erano più 8, ma ben 5, velenosamente armati l’un contro l’altro. Chiesi consiglio ad un saggio locale, arguto avvocato e imprenditore agricolo, già destinato a delfino di Ciriaco De Mita

Questo salernitano savio mi raccontò anche come mai il proprio delfinato decadde, trafitto a morte da un outsider di nome Clemente Mastella. Fatto è che l’avvocato s’era ingraziato De Mita anche per i cesti di prelibatezze agricole e pastorali spediti a Nusco, ogni sabato. Zucchine, percoche, uva, cicoria, cavoli, mozzarelle, pecorino e ricotta, angurie e meloni, però, non ressero a lungo il confronto col nuovo più astuto spedizioniere.

Il giovane Mastella, infatti, ogni sabato cominciò a far pervenire a Ciriaco un cesto più raffinato, ricco e prelibato, tutto al sapore di mare: pescato di giornata di aragoste, granseole, spigole, pezzogne, gamberi, polpi, totani e calamari.

Tale la spiegazione, magari partigiana, del proprio tramonto da parte dell'ex delfino, il quale mi diede, infine, un prezioso suggerimento, per superare lo scoglio degli otto imbecilli, ridotti ai cinque idioti per la sconfitta del centrodestra. Mi sussurrò: “La bella Mara Carfagna è coordinatrice ufficiale del Pdl per la provincia di Salerno... non ti impazzire da solo. Rivolgiti a lei”.

Così feci. La chiamai. Mi rispose il segretario, il quale mi disse che avrebbe immediatamente avvisato Carfagna. Il giorno dopo mi telefonò, comunicandomi: “Carfagna mi dice che per questi problemi devi rivolgerti a Italo Bocchino”.

Il sangue mi salì alla testa. La coordinatrice non solo se ne lavava le mani, ma mi spediva nelle grinfie del fedelissimo di Gianfranco Fini, già al lavoro per disarticolare il Pdl!

Il Bocchino, più devastante per Berlusconi di quanto lo fu Monica Lewinsky per Bill Clinton, mi poteva mai risolvere l’assurdo groviglio dei pretenziosi deficienti di Eboli? Ero furioso, tanto più che per l’ennesima volta stavamo consegnando la città alla sinistra. Cominciai, allora, a dettare agenzie contro l’improbabile contributo politico di Mara Carfagna.

A ribadire i miei sospetti sull’inspiegabile potere di Mara fu lo stesso carissimo amico Berlusconi. Silvio, infatti, trovandosi a Bruxelles, invece di fare il suo atteso intervento al parlamento europeo ˗ beccandosi per l’assenza ingiustificata malevoli commenti sulla stampa sinistrorsa ˗ si intrattenne per quasi mezzora al telefono con me. Mi scongiurò di non attaccare più Mara. E più gli spiegavo le mie ragioni, meramente politiche e niente affatto personali, più Berlusconi giustificò, perdonò, esaltò Mara, ribadendo che, in nome della nostra amicizia fraterna, dovevo smetterla.

Dopo quella mezzora di tira e molla, non smisi, mettendo, purtroppo, a repentaglio l’antico e fraterno rapporto col grande, indimenticabile, caro Silvio. Perché il Presidente teneva tanto a preservare una coordinatrice che non ottemperava neppure al minimo sindacale del proprio compito politico?

La cosa mi indusse a pensare assai male, forse anche al di là del giusto e del dovuto.

Sono ormai passati anni e dei sindaci di Eboli francamente non me ne frega più niente, così come non mi dedico più a valutare politicamente Mara Carfagna, alla quale auguro soltanto tanti sinceri auguri per il recente compleanno.

Aggiornato il 19 dicembre 2025 alle ore 10:48