
Sassolini di Lehner
Piero Sansonetti piace in alto nei cieli per il lepido, pazzesco, divertente ossimoro: comunista-garantista. In effetti, le sue chiose critiche agli straripamenti e ai macelli di Procura piacquero assai, tant’è che di recente s’è guadagnato, con merito, la direzione in sequenza di due quotidiani. In alto dei cieli capitalistici apprezzano l’onnipresenza sulle reti Mediaset, dove, talora con onniscienza virulenta, pontifica, strepitando, sulla qualunque. In alto dei cieli padronali di Fininvest apprezzano o tollerano anche le sansonettiane furibonde sparate contro Israele. L’emotivo e passionale Piero si strugge, lacrima e urla per i palestinesi vittime di Benjamin Netanyahu, descritto come il peggiore dei criminali della historia. Tanta compassione per le vittime farebbe pensare ad un uomo di cuore, sensibile, d’animo delicato come nessuno, sempre in prima linea emotiva e verbale contro le ingiustizie e i crimini contro l’umanità. Sansonetti, dunque, tradotto in sonetti risuonerebbe “angioletti”?
Purtroppo, dal personaggio tanto accorato non emana sempre un buon odore, essendo mosso non tanto dalla dichiarata sintonia con Pizzaballa – non Pier Luigi, già portiere della Roma, ma Pierbattista, il cardinale – quanto dal ferino Dna marx-leninista. In alto dei cieli, nel giorno del Giudizio, ad esempio, terranno conto dell’efferatezza di quando fu propalata dal quotidiano del Partito democratico della sinistra (Pds)una vergognosa dissimulazione (direttore Walter Veltroni, Sansonetti condirettore) sui crimini comunisti. Il Pci, da un paio d’anni, era stato, ormai, smantellato e si sperava che i residuati del lenin-berlinguerismo si avviassero finalmente verso il socialismo democratico e umanitario, riscoprendo sulla via “migliorista” Filippo Turati, Pietro Nenni e Bettino Craxi, affrancandosi dai tristi figuri del Cremlino. Non fu così, perché l’occhettismo mirò piuttosto a produrre nuove gioiose e sovietiche macchine da guerra per la conquista del Palazzo Chigi d’Inverno. L’assalto occhettista naufragò peggio di una flotilla, andando a sbattere, rompendosi le corna, sul blocco navale di Silvio Berlusconi.
Su l’Unità di Sansonetti – il quotidiano lo gestiva lui, non Veltroni, già valigie in mano, pronto a trasferirsi nella savana a soccorrere amorevolmente i bimbi neri – infatti, l’11 novembre 1993, fu pubblicato il seguente ignobile trafiletto: “La federazione di Trieste e l’unità di base Tomazic del Pds annunciano con dolore la morte di Vittorio Penco, vecchio militante Pci, perseguitato politico per le sue idee di libertà e di socialismo”. Il testo, insomma, faceva credere che Penco, alias Vittorio Bocchino, fosse stato perseguitato dai fascisti o magari da tipacci destrorsi tipo gli estremisti sionisti. La verità ben nota alle coscienze sporche o solo ipocrite delle Botteghe Oscure era assai diversa. Il militante comunista, Vittorio Penco, giunto in Urss per aggiungere la sua piccola pietra alla costruzione della promessa società dell’homo novus, dovette presto capire di essersi trovato in una bolgia infernale dominata dal terrore e dall’odio. Senza nessuna colpa, Vittorio rimase vittima di Palmiro Togliatti, Antonio Roasio, Paolo Robotti, Domenico Ciufoli, in perfetta sinergia con i carnefici dell’Nkvd. Penco, su delazione dei dirigenti del PCd’I, fu considerato “nemico del popolo”, quindi diffamato, umiliato, arrestato, torturato e costretto a patire 15 anni tra carcere, campo di concentramento, deportazione ed esilio coatto in lande desolate dell’Urss.
Ancora nell’autunno del 1993 dunque, con Veltroni direttore e Sansonetti condirettore, l’Unità continuò spietatamente a dissimulare i crimini del PCd’I, commessi, peraltro, anche contro l’umanità anarchica, socialista, antifascista, comunista italiana. Ipotizzando, per assurdo, che Sansonetti fosse ignorante totale rispetto allo stalino-togliattismo, aveva, comunque, il dovere di controllare quanto veniva pubblicato. Non lo fece e Penco, ancora una volta, rimase vittima dei suoi compagni. Il compagno Piero – visto che il senso di umanità non procede a targhe alterne – non è, quindi, credibile, quando urla e piange in difesa dei gazawi, essendo manifestamente spinto non da pietà, bensì da furibondo odio ideologico contro Israele. Nulla di strano, avendo ereditato il furente astio dagli infingardi criminali del Politbjuro, tesi a far passare per antisionismo il loro profondo antisemitismo. Basterebbe rammentare la sorte degli ebrei cecoslovacchi condannati a morte per il presunto reato di sionismo.
I sovietici, infatti, mirarono periodicamente, attraverso guerre sante islamiche (dopo quella del 1948-49, per scongiurare l’ipotesi gradita a Tel Aviv dei due popoli-due Stati; c’è la firma di Nikita Krusciov e di Leonid Brežnev nelle guerre scatenate dagli arabi nel 1956, nel 1967, nel 1973) a cancellare Israele dalle carte geografiche. Compagno Sansonetti, per riconquistare un minimo di credibilità ed emanare odore di angioletti, dovresti sia pure in ritardo porgere, con la tua gagliarda foga, le più sentite scuse a Vittorio Penco, vittima dei comunisti italiani, semplicemente perché s’era reso conto, sussurrandolo in privato, che realsocialismo cominciava a far rima con nazifascismo. Riguardo la tragica vicenda di Gaza, non sempre illuminato Piero, basterebbe che ti informassi meglio, controllando l’attendibilità delle fonti.
Aggiornato il 29 settembre 2025 alle ore 09:49