
Sulla vicenda ucraina, non ci si capisce più nulla. Ora, delle due l’una: o siamo rimbecilliti noi (il che è molto probabile) o i geni che governano le nazioni europee sono andati nel pallone e sragionano. Tertium non datur. Buttiamo giù un quadro riassuntivo della situazione, tracciato con parole semplici e bonificato dalle scorie di ogni ridondanza retorico-propagandistica. C’è un’Ucraina che eroicamente resiste all’invasore russo e che per farlo presenta il conto dei costi economici agli europei. Il ministro della Difesa di Kiev, Denys Shmyhal, ha fatto sapere che il suo Paese avrà bisogno di oltre 100 miliardi di euro per finanziare la resistenza sul campo nel 2026. Denari che l’Ucraina non ha. Tuttavia, potrà ugualmente acquistare ciò di cui avrà bisogno visto che a passare alla cassa per pagare il conto ci penseranno i partner europei. C’è Donald Trump che fa Trump, cioè pensa a come fare affari e soldi per la sua America. Dal suo insediamento alla Casa Bianca ha deciso che gli Stati Uniti non regaleranno più niente a nessuno, neppure all’eroica Ucraina. Le armi di cui necessita devono essere pagate dagli europei atteso lo stato disastroso delle finanze di Kiev.
Ci sono poi gli europei che cominciano ad avvertire il fiato corto nel contrasto con Mosca perché, se difendere l’Ucraina è un imperativo della morale, tentare di non dissanguarsi finanziariamente è un comandamento della ragion pratica. Allora cosa fanno? Si rivolgono a Trump perché accetti di stringere la corda al collo dell’autocrate Vladimir Putin attraverso l’applicazione di sanzioni rigidissime a carico della Russia, la quale a sua volta, per bocca dei suoi vertici istituzionali, rende noto che è in guerra non solo con l’Ucraina ma anche con l’Unione europea (si badi: non con gli Usa), per il ruolo che essa svolge nel sostenere direttamente e indirettamente la resistenza degli ucraini. Trump, da quel gran figlio di buona donna che ha dimostrato di essere, risponde entusiasta agli alleati europei: pronto a picchiare duro su Mosca a condizione che voi, cari amici europei, la smettiate di comprare gas e petrolio da Putin. Un aut-aut, che per la già critica situazione dell’economia del Vecchio continente equivarrebbe a darsi un micidiale colpo di zappa sui piedi. È ovvio che il non detto di Trump a completamento del suo messaggio sia: il gas che vi mancherà dovrete comprarlo da noi negli States, al nostro prezzo.
In questo scenario, nelle principali cancellerie europee e a Bruxelles si strologa di un’Unione pronta a fare sul serio con la Russia, mettendo in campo gli eserciti. La mitica Ursula von der Leyen che a Strasburgo – al cospetto di un’assemblea europarlamentare di smarriti rappresentanti di popoli i quali ancora s’interrogano sul perché dello stare uniti sotto lo stesso tetto comunitario – scandisce con voce stentorea il suo personalissimo grido d’arme in stile spezzeremo-le-reni-alla-Russia: “L’Europa difenderà ogni centimetro del suo territorio”. E come? Quando salta fuori il pur simpatico ministro italiano della Difesa, Guido Crosetto ad ammettere candidamente: “Non siamo pronti né ad un attacco russo né ad un attacco di un’altra nazione, lo dico da più tempo. Penso che abbiamo il compito di mettere questo Paese nella condizione di difendersi se qualche pazzo decidesse di attaccarci: non dico Putin, dico chiunque. Non siamo pronti perché non abbiamo investito più in difesa negli ultimi 20 anni e quindi i 20 anni non si recuperano in un anno o in due anni”.
A voi, tutto questo sembra normale? Qualcuno, molto in alto, ha evocato a sproposito la pistolettata di Sarajevo che fece esplodere la Prima Guerra mondiale. Oggi, però, non c’è alcun Gavrilo Princip in grado di prendersi il merito o la colpa (dipende dai punti di vista) di aver acceso la miccia che provoca “l’ecpirosi”, la conflagrazione universale. Piuttosto, c’è, sparsa all’interno delle istituzioni politiche della Vecchia Europa, una nidiata di piccoli Tafazzi che continuano a percuotersi i genitali supponendo, erroneamente, di spaventare il nemico. Noi euroscettici dobbiamo fare ammenda: abbiamo temuto per anni che questa Europa fosse una caserma e, invece, è solo un casino. Un gran casino. Possiamo prendercela quanto vogliamo con Trump e sbeffeggiarlo perché non ha risolto la crisi russo-ucraina in 48 ore come, in campagna elettorale, aveva promesso di fare. Ma siamo sicuri che l’incapace in tutta questa maledetta faccenda sia lui? Siamo assolutamente certi che il sullodato figlio di buona donna non ci abbia ripensato e che adesso non abbia alcuna intenzione di precipitarsi a riportare la pace tra i due contendenti?
Guardiamo in faccia alla realtà. A Trump la guerra comincia a star bene. Ha ottenuto da un terrorizzato Volodymyr Zelensky i diritti di sfruttamento dei giacimenti di terre rare e di metalli critici – oltre ai giacimenti di petrolio e gas naturale – che in Ucraina abbondano; ha riaperto i canali di dialogo con Mosca per tornare a fare affari sul suolo russo; ha stabilito che le armi americane si pagano e, allo scopo, ha già praticamente in tasca una commessa di sistemi d’arma per il 2026 di 100 miliardi di euro, da destinare al fronte della guerra russo-ucraina. Mettetevi nei suoi panni: perché dovrebbe desiderare di far cessare le ostilità se dalla loro prosecuzione il suo Paese ci guadagna un botto? Trump è a suo agio nei panni dello spettatore di una partita di tennis a Wimbledon. Seduto sugli spalti si gode l’incontro, attendendo il colpo del match point. Potrebbe sembrare uno scherzo, ma non lo è.
Gli europei sono in fibrillazione perché i russi effettuano manovre militari ai confini orientali dell’Unione europea, con la partecipazione del fidato alleato bielorusso. Trump, invece di rassicurare gli alleati facendo alzare in volo i suoi cacciabombardieri, cosa fa? Invia osservatori militari dell’U.S. Army (l’esercito Usa) alle manovre organizzate dai russi, su invito degli organizzatori. Un gesto di cortesia solitamente riservato a nazioni amiche. E i leader europei, che sognano di vincere la guerra contro l’odiato nemico russo? Finiti sotto scacco di Washington e con una prospettiva di pezze al sedere tutt’altro che remota, ascoltano attoniti il messaggio che il presidente Usa ha inviato loro, in una prosa di una disarmante semplicità: la guerra, se ci tenete tanto, fatevela da soli; per il resto, dovete pagare e…zitti e mosca. Pagare per il gas e per il petrolio che comprerete da noi; pagare per i beni e le merci che vorrete esportare negli States; pagare per comprare armi da inviare alla vostra amata Ucraina; pagare per ricevere la copertura di sicurezza americana attraverso la Nato. La parola d’ordine dunque è: pagare senza contare.
Sempre quel qualcuno che sta in alto ha parlato di crinali dai quali si rischia di scivolare. E non è già questo un maledetto crinale sul quale ci siamo andati a cacciare con le nostre gambe? E, non contenti, continuiamo a starci, seppure in bilico, nella convinzione che lì vi sia la soluzione vincente per i nostri destini. Se questa Europa non è un manicomio affollato di pazzi incoscienti affetti da irrealistiche manie di grandezza, gli somiglia parecchio. A questo punto, visto che siamo su L’Opinione, dovremmo, per ragioni d’ufficio, fornire la nostra opinione, magari accompagnandola con un’ipotesi di soluzione nella quale, voi lettori, potreste riconoscervi. Invece, diamo forfait. È tutto troppo, anche per noi. Troppa la follia in circolazione. Troppo poco il buonsenso sul quale fare leva. Ci spiace davvero, ma oggi non abbiamo ricette da proporvi che non sia quella della pasta e fagioli con le cozze. Accontentatevi e affrettatevi a prenderla in considerazione perché già non è più tempo di cozze.
Aggiornato il 17 settembre 2025 alle ore 09:29