Cento stile libero a mano lesta

Sassolini di Lehner

Viviamo sprofondati in una temperie da ennesimo catastrofico e ipertecnologico “secolo breve”: conflitti, corsa agli armamenti, crisi, dazi, controdazi, droni, Intelligenza artificiale, euroidioti, criminali undicenni, immigrati stupratori seriali, cinematografarossi di vergogna e firmatari di appelli pro Hamas. A proposito, Cinecittà nata e cresciuta nera, ma con grandi attori, registi e sceneggiatori, col tempo s’è fortemente arrossata con il declino della qualità: tanto scialo del denaro del contribuente per passare dalle sale piene a quelle vuote. L’ideologia comunisteggiante ha ucciso fantasia ed estro, ammorbandoci con le marcette di sostegno ai terroristi e le censure ad attori e registi israeliani, bestemmie impiegate per un secondo fine: colpire Giorgia Meloni.

Quindi, c’è Emmanuel Macron che, al calduccio e riparato nel fortino dell’Eliseo, chiama gli europei alla pugnetta, pardon alla pugna, con significanti già ascoltati del tipo: “Uomini e donne, l’ora segnata dal destino batte nel cielo d’Europa, l’ora delle decisioni irrevocabili... la dichiarazione di guerra è già stata consegnata all’ambasciatore della Federazione russa”. Insomma, siamo all’Armatevi e partite! Anche se in francese risulta meno incisivo (Préparez-vous et partez!). In aggiunta, altri volenterosi ci avvertono e ci spaventano, annunciando l’arrivo dei cosacchi di Vladimir Putin, pronti ad abbeverare i cavalli alle fontane di piazza San Pietro. Lo spauracchio per le persone dotate di raziocinio non avrebbe senso, però, visto che Vladimiro sarà pur spietato e cattivissimo, ma sicuramente non tanto stupido da dichiarar guerra al Continente, alla Nato e agli Usa. Eppure la fandonia funziona benissimo per i creduloni e i fabbricanti di armi.

Nonostante siffatte calamità alle porte, il nostro Antonio Tajani che fa? Si attiva con velocità supersonica per risolvere il vero lancinante groviglio di politica estera, che potrebbe inumidirci in brutte, bruttissime, acque e piscine (altro che cloro al clero!): rimpatriare sane e salve due ondine italiane fermate a Singapore. Furono beccate, vigilia di Ferragosto, a rubacchiare nel duty-free shop dell’aeroporto, scena oscena  documentata per la gloria sportiva d’Italia dalle telecamere di sorveglianza. Il pur stimabile riformista Piero Fassino non ebbe il sostegno della Farnesina, anzi rimase in totale solitudine esposto alla gogna e in balìa del pubblico ludibrio mediatico, benché l’unica vera colpa fosse l’aver sgraffignato un profumino da pulciaro, dono assai indelicato per la mogliecadeau ignominioso oltre il vilipendio per l’amante. Si sa che le labbra tumide al peccato sono sofisticate ed esigenti. Se fossi stato a capo della Farnesina, non avrei speso neppure una telefonata, lasciando alla giustizia di Singapore la decisione di sanzionare duramente o di perdonare, assestando solo un monito con buffetto, le due monelle, da considerare più cretinette che ladre, più ineducate che cleptomani. Di sicuro, irresponsabili, dato che, fra l’altro, esposero l’intera delegazione femminile ai controlli e allo spogliarello coatto.

Inoltre, le due hanno la grave colpa di aver dato fiato al presuntuoso onnisciente Aldo Cazzullo, spietato logorroico che non ci ha risparmiato il proprio sermone sull’incidente di Singapore. Lui c’era e ha visto tutto, tant’è che scagiona Benedetta Pilato (“probabilmente non c’entra davvero nulla”), condannando implicitamente Chiara Tarantino, e benedice i salvatori (“sono stati bravi Tajani e l’ambasciatore a risolvere il pasticciaccio in poche ore”). In verità, le fanciulle non meritavano la salvaguardia del familismo patriottico, giacché l’italianità non può far perdonare tutto, finanche lo spazio regalato a Cazzullo. Del resto, non s’è mai visto un ministro degli esteri della Bosnia-Erzegovina o della Romania scomodarsi per liberare ragazze rom sorprese con la refurtiva ancora bollente nelle calli di Venezia, nella metro di Roma o in quella di Milano. In Italia, infatti, a rimetterle immediatamente in libertà non servono ambasciatori e ministri, ci pensano i giudici, interpretando creativamente leggi stilate spesso a matula o a maglie troppo larghe dal Legislatore.

Certo, v’è da rimarcare, a giustificazione di Tajani, uomo di mondo juventino e di buon cuore monarchico, che la città-Stato di Singapore è famosa per essere habitat più che vivibile, dove sicurezza, civiltà, pulizia, rispetto delle regole sono garantiti dalla rigorosa applicazione delle leggi. Là, lasciar cadere a terra una cicca costituisce reato. Ergo, l’umanissimo Antonio ha temuto che laggiù, dura lex, sed lex, la giustizia facesse davvero il suo severo dorso, pardon, il suo corso, penalizzando duramente lo stile libero a mano lesta. Dunque, tutto bene quel che finisce bene. Resta, alla fine delle vasche, soltanto la figura da scorfano bollito subita dal nuoto italiano e dalla stessa Fin, se non provvederà a punire immediatamente le scriteriate e ad evitare future racazzate e immancabili chiose cazzullate.

Aggiornato il 01 settembre 2025 alle ore 09:30