
Sassolini di Lehner
Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, consapevoli o no, sono stati gli attardati epigoni degli storici caporioni dell’antipolitica e dell’antiparlamentarismo. Epigoni, peraltro, prosaici, vista la pindarica altezza dei maestri, vedi, fra tutti, Gabriele D’Annunzio, che giunse alle minacce fisiche, addirittura invocandone il linciaggio (“Se anche il sangue corra, tale sangue sia benedetto…”), nei confronti di Giovanni Giolitti, lo statista liberale, demonizzata incarnazione del parlamentarismo. Il precedente più consono ai due dannosi giornalisti è, perciò, non un vate, bensì il direttore del Corriere della Sera dal 1900 al 1921, il marchigiano Luigi Albertini. Costui, rivenduto poi come strenuo antifascista, fu, in realtà, feroce antigiolittiano ed anche fervente mussoliniano della prima ora, salvo cambiare parere, dopo aver benedetto la “liberale” marcia su Roma, quando era troppo tardi (nel 1925 fu tra i firmatari del manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce).
Insomma, Albertini, più vicino ai poteri forti e agli industriali lombardi che alla poesia, condivise con D’Annunzio l’odio viscerale verso la politica giolittiana – prima felice esperienza di liberalismo realizzato del Regno d’Italia – e il parlamentarismo. Albertini fu, a suo modo, tra i padri del fascismo, così come così Gaetano Salvemini, un socialmoralista che scrisse un libello spropositato contro Giolitti, intitolandolo: Il ministro della mala vita. La storiografia non offre lumi convincenti sul fatto che Salvemini si sia pentito per la forsennata crociata. I non pentiti Rizzo e Stella, invece, portano sicuramente sulla coscienza il peso d’aver tirato la volata alla demagogia grillina. Infatti, il funesto 2018 vide l’antipolitica dei pentastellati premiata con quasi il 33 per cento dei voti.
Oltre un milione di copie vendute (La casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili) funzionarono negli anni come incessante campagna eversiva della cornice liberal-democratica. Si trattò della ripresa del manipulitismo piazzaiolo, questa volta incentrato non su singole personalità e determinati partiti o correnti, ma sul sistema stesso della Repubblica nata il 2 giugno del 1946. Il danno arrecato alle istituzioni fu enorme, benché fosse prevedibile, essendo antipolitica e antiparlamentarismo brace sotto la cenere. “Il Parlamento è contro l’Italia!” fu la bestemmia di ieri che ogni tanto risuona. Basta una ventata qualunquista per il ritorno di fiamma e attizzare il fuoco. Sono tare ideologiche e, direi, mentali presenti non soltanto in Italia, ma nell’intera Europa e non solo.
Comunismo, fascismo e nazismo raffigurano le macro-cicatrici indotte dall’insorgenza dell’infezione, ma il virus non può mai essere del tutto debellato, sempre in agguato e pronto ad approfittare dei D’Annunzio, degli Albertini, dei Salvemini, dei Mussolini, dei Rizzo e degli Stella. È, anzi, un virus gemello dell’antisemitismo dormiente, che, oggi, è tornato malignamente epidemico, risvegliato da oceaniche e criminogene campagne mediatiche contro Israele. In Italia, ma anche negli habitat più congeniali alle belve antisemite come storicamente sono state, fra le altre nazioni, Francia e Germania, con la caratteristica tipicamente francotedesca dell’odio antigiudaico professato, propalato e argomentato non dal popolino ignorante, bensì da professori, scrittori, filosofi, artisti, intellettuali, l’élite dei teorici della “soluzione finale”.
Tornando a Rizzo e Stella, non sarebbe sfrontato chiedere loro un tantino di coerenza e di coraggio, sino al punto di dedicare un saggio alla vera casta, addirittura di tipo faraonico, rappresentata dai magistrati. Purtroppo, sarebbe inutile. I giudici della Consulta (la benemerita istituzione repubblicana e post-fascista, che vide al proprio vertice nientemeno che Gaetano Azzariti, già presidente del Tribunale della razza, nonché firmatario entusiasta del manifesto razzista del 1938), già famosi per certi meccanismi, tali da favorire pensionamenti più ricchi del dovuto, hanno dichiarato incostituzionale il tetto degli stipendi pubblici fissato a 240mila euro lordi. Ora, a parte qualche boiardo di Stato, a godere della sentenza sono soprattutto i magistrati, che finalmente sono in grado di arrivare alla fine del mese, senza più le dure privazioni derivanti dal fantasma della invalicabilità dei 20mila euro mensili.
Vengono in mente gli anni nei quali i giudici della Corte dei Conti stabilivano l’entità dei propri stipendi, a conferma che quel privilegio viene fatto passare per diritto costituzionalmente garantito. Non solo togati italiani, ma è l’intera eurocorporazione a essere estasiata dal profumo del denaro – pecunia non olet, specie per le caste – visto che la stessa Corte di giustizia dell’Unione europea è sistematicamente impegnata a sanzionare duramente ogni tentativo di contenimento retributivo riferito ai colleghi. Gli italiani, però, si distinguono da tutti gli altri per le memorabili sentenze creative. Sono capaci di condannare innocenti, senza sentirsi in colpa, come da italica tradizione – per la rotta di Caporetto, l’unico a vergognarsi fu il generale Giovanni Villani, che si suicidò, mentre i Pietro Badoglio fecero gran carriera – ma anche di assolvere teppisti, vandali e violenti No Tav dal reato di associazione per delinquere “perché il fatto non sussiste”.
Evidentemente, quanti assaltano operai e poliziotti, per avere mano libera di danneggiare i lavori ferroviari e di bloccare strade e autostrade, insomma i nuovi luddisti furibondi, non si conoscono tra di loro e nemmeno si salutano. Nessun rapporto, zero accordi e programmi comuni. Ogni mattina, spontaneamente, alla spicciolata, ognuno, dopo colazione, per conto suo si reca al cantiere della Val di Susa per picchiare, ferire, sfasciare. Insomma, si è davanti alla rappresentazione esoterica dell’individualismo e dell’unico, icone fantasmagoriche degne di diventare leggenda. Chissà? Forse il tetto fissato a soli 20mila euro al mese non garantisce ossigeno sufficiente per indurre i neuroni togati a formulare congetture meno improbabili.
Aggiornato il 29 luglio 2025 alle ore 10:39