
“Ora che non dirige più La Repubblica si sono accorti che è un ebreo”. L’amara battuta che circola tra i colleghi di Maurizio Molinari e tra i suoi correligionari, dopo la notizia dell’esposto all’Ordine dei giornalisti del Lazio contro di lui da parte di una serie variopinta di militanti anche inconsapevoli del cosiddetto movimento pro Pal, è questa. Sotto accusa un breve video in cui Molinari intervistato dai Rainews 24, rara avis in un talk-show di solito frequentato prevalentemente da voci nettamente contrarie a Israele, ricostruisce precisamente tutte le accuse contro Francesca Albanese: la contestata responsabile – appena riconfermata – per l’Onu per la questione palestinese, recentemente “sanzionata” dagli Stati Uniti di Donald Trump.
All’Ordine del Lazio è però giunta anche una sorta di memoria difensiva pro Molinari redatta dal Comitato Wiesenthal, e firmata da altrettanti colleghi di tendenze nettamente contrarie al possibilismo pro Pal e filo-Hamas, che stigmatizza l’eventuale apertura di un procedimento disciplinare contro di lui per il solo fatto di avere espresso le proprie opinioni a corredo di fatti ben documentati sul caso Albanese. In ballo anche la libertà di espressione che, quando si tratta di credere alle fandonie del ministero della Salute di Hamas, si spinge ben oltre i confini dell’antisemitismo. Ma che nel caso contrario, quando si prendono le ragioni dello Stato di Israele, incappano spesso nelle censure politically e “islamically” correct sia dei social media sia dei maggiori organi di informazione. Nella lettera a difesa di Molinari si legge tra l’altro che “le questioni aperte intorno alla figura della relatrice Onu Albanese sono molte, tanto che da più parti ne è stata chiesta la rimozione in ragione della sua mancanza di imparzialità. Maurizio Molinari durante la breve intervista con la collega Giuseppina Testoni non ha fatto altro che, nei pochi minuti a sua disposizione, riportare quanto scritto in diversi documenti ufficiali”.
Non doveva farlo? Avrebbe dovuto tacere sulle tante ambiguità che la dottoressa Albanese porta con se? È questa l’essenza del giornalismo? Tacere per non dispiacere ad un folto pubblico di “amici della Palestina libera?” Non sono un segreto le esternazioni di Francesca Albanese sul massacro del 7 ottobre 2023 e il fatto che ella ritenga essere questo un modo per fare “resistenza” comprendendo in questa modalità di resistenza anche gli stupri documentati dal recente rapporto Dinah Project. Una bella gatta da pelare per l’Ordine del Lazio. Va detto che Molinari quando dirigeva La Repubblica faticò non poco a destreggiarsi tra le tante spinte anti israeliane che da sempre hanno caratterizzato la linea politica del giornale. E che comunque lui riuscì a tenere la cosiddetta barra dritta. Ora che direttore di Repubblica non è più, è tornato a essere “l’ebreo Molinari”. Per citare un titolo veramente uscito su un quotidiano minore di Foggia qualche giorno fa.
Aggiornato il 16 luglio 2025 alle ore 12:28