In Polonia vince la memoria storica e la forza della verità

Sassolini di Lehner

Il popolo polacco ha ribadito che alla Presidenza della Repubblica può andare soltanto uno che ami, rispetti ed onori la terra patria, quand’anche leale alleata o unita ad altre nazioni. Basta dare uno sguardo alla storia della Polonia, per comprendere attraverso quale idea-forza abbia potuto resistere e non sia stata cancellata. Occupazioni svedesi, quindi prussiane, austriache, russe, invasioni e spartizioni fra Terzo Reich ed Urss nel 1939, bestiale dominio nazista sino al 1945 (oltre sei milioni di polacchi sterminati oltre i milioni di ebrei di Polonia) e colonizzazione comunista sino al 1989. Insomma, dal 1772 sino al 1989, salvo la breve parentesi di libertà e di rinascita dal 1918 al 1939, trascorsero oltre due secoli di martirio. Nell’agosto del 1920, Lenin tentò di riprendersela, ma, grazie al miracolo della Vistola ed all’imbecillità strategica di Iosif Stalin, l’Armata rossa fu fermata e costretta alla fuga precipitosa. I polacchi avrebbero potuto arrivare sino a Mosca ed espungere il bolscevismo dalla Historia, ma furono bloccati dai sempiterni utili idioti occidentaliin primis i governi di Francia, Gran Bretagna, Germania.

Ebbene, il salvavita polacco è sempre stato l’amor patrio coniugato, specie nel corso della decennale tirannia sovietica, con la fede cattolica. Si rifletta sul fatto che fu il cattolicesimo identitario polacco incarnato magistralmente da Giovanni Paolo II a dare il colpo di grazia ai colonizzatori russi. Il comunismo cadde con ignominia in Europa non soltanto per le politiche di Margaret Thatcher, Ronald Reagan, Bettino Craxi, attraverso le picconate sul muro di Berlino, ma, prima del crollo del muro, anche grazie al pontificato di Karol Wojtyła. L’italo-informazione, quasi tutta intossicata dalla propaganda falsa e bugiarda della Ue, non ha accolto con obiettività la vittoria di Karol Nawrocki su Rafał Trzaskowski, utilizzando i soliti stereotipati aggettivi: “sovranista” il vincitore, “europeista” lo sconfitto. Non solo, i soliti bischeri, ignoranti come capre di Bruxelles, si sono pure strappati i capelli, perché il nuovo eletto continuerà, come Andrzej Duda, a porre veti presidenziali a certe demenziali o antipolacche riforme proposte da Donald Tusk. In realtà, i veti sono stati nell’interesse dei cittadini polacchi, vedi la giusta opposizione a consegnarsi mani e piedi ai diktat dei commissari europei, abbandonando, ad esempio, lo złoty per passare all’euro.

Conservare la propria moneta significa poter svalutare o rivalutare in rapporto alla situazione economico-finanziaria, senza mai dover correre il rischio mortale d’essere trattati, smembrati, tartassati e svenduti come accadde ai greci. Noi italiani dobbiamo a Romano Prodi la rinuncia alle opportunità concesse dalla lira, per giunta gravemente svalutata nel cambio con leuro. Noi, da buoni samaritani, fummo chiamati a toglierci il pane di bocca, al fine di contribuire alla gravosa unificazione tedesca – il marco dellEst che non valeva niente reso di pari valore a quello dellOvest – secondo quanto ammesso dallo stesso Prodi.

Basterebbe riflettere su uno dei veti posti da Duda, per festeggiare la vittoria di Karol Nawrocki. L’ex presidente non diede il via libera alla nomina di ambasciatore a Roma di Ryszard Schnepf, rimasto sino ad oggi, col rischio di rimanerci in eterno, soltanto capo della missione diplomatica polacca. Fu indicato da Tusk, ma bocciato da Duda, non solo perché appartenente alla categoria dei “vili affaristi”, come avrebbe detto Francesco Cossiga, ma soprattutto perché figlio di Maksymilian Sznepf, militare dell’Armata rossa sovietica, nonché attivo collaboratore dell’Nkvd (la polizia segreta anteriore al Kgb e addirittura peggiore). Certo, le colpe dei padri non ricadono sempre sui figli, ma è pur vero che Ryszard crebbe in un’atmosfera familiare ostile alla resistenza polacca e assai servile nei confronti dell’occupante russo, godendo tutti i vantaggi e i privilegi degli appartenenti alla nomenklatura comunista.

Mille applausi, inoltre, al veto di Duda, visto che Google ha cancellato ogni notizia sulle gesta del babbo Sznepf su ordine della Corte di Giustizia della Ue, che ha accolto immediatamente la richiesta di rimuovere tutte le informazioni sul collaborazionista. In verità, le rimozioni dovrebbero avvenire soltanto per dati irrilevanti, inadeguati, eccessivi o non più rilevanti. Ebbene, le notizie su Maksymilian non sono irrilevanti, non sono inadeguate o eccessive. Orrori, stragi e stupri dell’Armata rossa, nonché crimini e omicidi degli 007 della Lubjanka, rimangono rilevanti e degni di eterna vergogna. Eccessivo semmai è che un polacco abbia collaborato con l’occupante a danno dei propri connazionali.

Da notare che la censura di Google è scattata recentemente, forse a causa mia: un mese fa cercai e trovai su Google Italia tutti i dati sul collaborazionista e tale mia curiosità deve aver spaventato ed allertato qualcuno, il quale, magari, dovrebbe almeno spiegare da quale fonte spionistica ebbe notizia della mia investigazione informatica. Si deve all’impudente Corte di Giustizia (sic!) europea, se, oggi, chiunque voglia conoscere la verità sul traditore dovrà studiare ed apprendere il polacco, giacché solo Google Polonia seguita a fornirla.

Aggiornato il 04 giugno 2025 alle ore 09:28