
Sinceramente, non sono che un laico, e perciò era mia intenzione non scrivere sull’elezione del nuovo romano sommo pontefice. Però, nel leggere e ascoltare commenti sui mezzi di comunicazione, mi sono reso conto dell’incultura circolante sulla storia ed essenza del Cristianesimo. Eppure Benedetto Croce ha scritto: “Non possiamo non dirci cristiani”, per il rilievo avuto da questa religione nel formarsi del mondo moderno. Quindi, questa ignoranza mi pare madornale. Tutti hanno esposto un imparaticcio catechismo mal digerito, residuo di quanto scarsamente assimilato da bambini e, in larga parte, dimenticato. Eppure questa religione ha avuto un tale impatto da far calcolare il tempo storico in avanti e dopo Cristo. Nel periodo tra la nascita la morte e resurrezione di Gesù, a tutto il terzo secolo posteriore, i suoi seguaci si sono organizzati il assemblee locali (ἐκκλησία vuol dire assemblea). Queste erano formate da fedeli in Gesù, il Cristo (Χριστός significa unto, da χρίω = ungere), in quanto incarnazione del λόγος, la parola nel senso di vibrazione cosmica, di Dio nella sua attività creatrice.
Questo culto misterico era nato nella Palestina romana, ove si parlava aramaico, ma l’insieme dei suoi testi sacri è scritto in greco. Per questo si diffuse in tutto l’Impero dei romani, nel quale quella lingua era in allora veicolare. Le assemblee d’iniziati cristiani si articolarono in catecumeni, cioè uditori; battezzati, iniziati per immersione e in spirito; presbiteri, cioè anziani (πρεσβύτερoς = anziano) ed episcopi, superiori (sἐπίσκοπος = superiori), da cui, per modifiche successive di quel termine, salta fuori il nostro comune vescovo. Il superiore degli apostoli del Cristo è Pietro per cui, in quelle assemblee, la frase evangelica: “Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia chiesa”, fu riferita a ogni vescovo, non a uno in particolare. Nell’Impero dei romani la religione pubblica fu politeista e tollerante verso tutti i culti, e un collegio di pontefici, con a capo quello Massimo, assicurava la pace tra essi. Tuttavia, il radicale monoteismo dei cristiani li mise fuori e contro questa pace tra dèi.
Per questo talora vennero perseguitati. Nel IV secolo, poi, l’imperatore Costantino, convertito al Cristianesimo dalla madre, Elena, incontrandosi a Milano col co-imperatore Licinio in occasione di un matrimonio, proclamò il Cristianesimo religione lecita nello Stato, assieme alle altre. Si conservò all’imperatore la funzione di sommo pontefice. Si convocarono alcuni concili, per stabilire una dottrina retta, poiché le varie assemblee locali spesso, in materia, avevano fatto scelte diverse: αἴρεσις in greco significa scelta, da cui il nostro eresia, per indicare una scelta giudicata errata e, quindi, perseguibile. Costantino considerò la vecchia Roma decentrata rispetto all’asse dell’impero. Quindi fondò una nuova Roma sul Bosforo, sull’antica città greca di Bisanzio che, poi, morto lui, assunse il suo nome: Costantinopoli. Al vescovo della vecchia Roma riconobbe un primato onorifico, a quello della nuova la qualifica di ecumenico. Poi il Cristianesimo prevalse su ogni altro culto nell’Impero dei romani. A questo punto, l’imperatore Graziano trasferì il titolo di pontefice massimo, sommo pontefice, al vescovo della vecchia Roma.
Tutti, in questi giorni, hanno parlato di elezione del sommo pontefice, ma nessuno ha fatto mente locale sull’origine del titolo. Più grave ancora: quasi tutti i commentatori hanno identificato nel Cattolicesimo romano la Cristianità, e l’hanno contrapposta all’ortodossia e all’Islām, come se gli ortodossi non fossero cristiani. I fondamenti dottrinali della teologia cristiana vennero edificati dal Concilio di Nicea del 325 col stabilire il simbolo, cioè il credo in cui si riassume la fede cristiana, poi perfezionato dal successivo di Costantinopoli. In esso Dio è uno e trino, si esprime come principio, Padre, quale λόγος creatore e spirito ispiratore. Il λόγος è chiaro proceda dal Padre quale sua forza creatrice, come pure lo spirito come ispiratore. Due ipostasi che stanno sotto l’attività del Padre, del principio, primo motore della creazione. Se non che, il Concilio locale di Toledo del 589 introdusse in questo credo il cosiddetto “Filioque”, cioè l’affermazione che lo Spirito Santo proceda, oltre che dal Padre, anche dal Figlio. I vescovi della vecchia Roma, come la chiesa di Costantinopoli, s’affrettarono a rifiutare l’inserimento.
Poi esso venne aggiunto dalla chiesa franca, ma persisté ad essere rifiutato sia da Roma, sia da Costantinopoli. In seguito, siccome i longobardi si stavano espandendo troppo in Italia e minacciavano i possedimenti pontifici, il romano sommo pontefice chiamò i franchi a scendere in Italia. Per convincerli, il romano sommo pontefice capovolse le posizioni dottrinali e creò il re dei franchi, Carlo Magno, imperatore del “Sacro romano impero”, quando un autentico, e non barbarico, imperatore dei romani sedeva a Costantinopoli. Chi era questo romano sommo pontefice? Leone III. Il tutto covò e venne a maturazione col Grande scisma del 1054! Eppure, per i commentatori di questi giorni, solo i cattolici romani sarebbero cristiani. A buon senso, però, quando una parte conserva la formula tradizionale e l’altra la modifica, e le ragioni di opportunismo politico prevalgono su quelle dottrinali, chi è la parte scismatica, che rompe?
Aggiornato il 12 maggio 2025 alle ore 09:36