Eccessi e raccomandazioni ridicole

Per quanto riguarda la corsa ad arruolare il papa defunto, adottando selettivamente il suo pensiero, la penso come Giuseppe Cruciani, conduttore del programma radiofonico La zanzara, che ha sottolineato l’impressionante ipocrisia che sembra aver travolto ogni argomentazione critica nei confronti di un pontefice piuttosto ostile ai valori dell’Occidente. Oltre a ciò, Cruciani aveva in precedenza contestato il lutto di cinque giorni, ritenendolo eccessivamente lungo, e la presa di posizione del presidente del Coni, Giovanni Malagò, per aver richiesto di fermare le partite di calcio. Io stesso, avendo assunto da tempo l’incarico di coordinatore regionale di un ente di promozione sportiva, ho ricevuto dagli organi nazionali l’invito a far osservare nelle competizioni sportive di questi giorni un minuto di raccoglimento e, cosa per un laico abbastanza inaccettabile, facendo precedere lo start di avvio con la lettura di un messaggio espresso a suo tempo da Papa Francesco agli sportivi italiani. Ora, in estrema sintesi, mi sembra di rilevare in questa enorme ventata di conformismo, assai simile a quella che travolse ogni spirito critico ai tempi del Covid-19, tutta una serie di motivazioni che di religioso sembrano aver ben poco.

In particolare, questa gara a essere più realisti del re nel cordoglio e nell’encomio incondizionato nei riguardi del papa argentino rappresenta in modo per mettersi in mostra, per guadagnare visibilità e consensi e per aumentare gli ascolti e le tirature dei quotidiani. Tant’è che in quest’ultimo caso, già all’indomani del trapasso di Jorge Mario Bergoglio, alcuni giornali sono usciti in edicola con 50/60/70 e più pagine dedicate alla sua figura. Una sorta di interessato culto della personalità post mortem che ha, a mio modesto parere, oltrepassato ampiamente i limiti del buon senso. Buon senso che persino il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, sembra aver momentaneamente accantonato, quando, in merito alla oramai triste e trita celebrazione del 25 aprile, in cui va in scena il solito teatrino della sinistra incatenata a un antifascismo senza fascismo, ha fatto appello alla sobrietà. Ciò ha innescato una inutile e controproducente polemica, dando modo alla stessa sinistra di ribadire i suoi attacchi a una destra che ancora oggi sarebbe allergica alla Festa della Liberazione. Una festa, quest’ultima, che rappresenta da sempre una sorta di rito obbligato nella “religione” resistenziale, anch’essa fondata su tutta una serie di dogmi, tra cui quello secondo cui a liberare il Paese siano stati i partigiani, e che in questo momento è stata messa in secondo piano dalla bimillenaria religione cattolica, a prescindere dagli inutili richiami del ministro Musumeci.

Aggiornato il 28 aprile 2025 alle ore 11:54