
Sassolini di Lehner
Jorge Mario se n’è ghiuto e soli ci ha lasciato!
Per riassumere il senso del suo pontificato basterebbe citare i primi messaggi condolenti. Il primo, giunto, quasi in tempo reale, dagli ayatollah; il secondo, a ruota, dal compagno Pedro Sánchez: due immediate condoglianze a conferma dell’insolito catechismo bergogliano echeggiante il Corano e la cruenta teologia della liberazione. Gran cordoglio, ovviamente, anche da parte dei terroristi di Hamas. Di contro alla dilagante retorica post mortem, è bene ricordare che non è morto un pontefice di Sancta Romana Ecclesia, ma un estraneo dichiarato e compiaciuto, un gesuita sudamericano ideologizzato, quanto mai terrestre, nutrito di odio verso Stati Uniti, Occidente, Israele, perché gravemente infettato dalla teologia della liberazione… dal capitalismo, dal liberalismo, dalla civiltà cattolica.
Revisionando il locus theologicus, il francescano Leonardo Boff, diede una valenza mistica al marxismo, inserendo il materialismo dialettico come colonna portante della teologia. Padre Gustavo Gutiérrez, inoltre, spiegò che non si trattava di elucubrazione intellettualistica, ma di concreta prassi per le brigate rivoluzionarie, pronte a versare il sangue dei borghesi per l’avvenire di falce e martello. Ernesto Cardenal si disse certo che ”Comunismo e regno di Dio sulla terra sono la stessa cosa”, così come altri pretazzi cristo-castristi, i quali ebbero impudenza di scrivere: “Nel socialismo reale sovietico abbiamo riscontrato segni del Regno di Dio. Lo Spirito Santo mostra la Sua presenza speciale nei processi libertari come la rivoluzione bolscevica del 1917”. Bergoglio, uno zero assoluto in teologia – vedi Joseph Ratzinger che si schifò d’introdurre i libricini di Jorge Mario o da chi vergati per lui – fu influenzato dai succitati folli non in Cristo, ma in Che Guevara, tant’è che accettò commosso una bestemmia di regalo: l’osceno crocifisso a falce e martello.
Al pontefice più alieno possibile dai Cieli, così blasfemo da correggere e deturpare il Decalogo, la Genesi e i Vangeli, adeguandoli alla moda del pensiero unico; all’apologista del ladro e del rapinatore, entrambi provvidenziali e benedetti perché ostili alla proprietà privata... degli altri; all’ecologista, pronto a propagandare il green deal e la balla del salvataggio del pianeta, ma affatto restio a salvare anime, vanno anche le mie doglianze, avendo il sottoscritto perduto un prezioso e caleidoscopico collaboratore, capace di aiutarmi a scrivere il pamphlet Bergoglio, da Cristo a Castro/Paolo mi fè, disfecemi Jorge Mario, edito nel 2023 da L’Opinione delle libertà. Di sacro, di cattolico e di spirituale, a dire il vero, non lascia proprio nulla in eredità.
Di lui si ricorderà, a parte il clamoroso successo tra eretici, atei, laicisti fondamentalisti, comunisti, stalinisti e maoisti, polpottiani e brigatisti mai pentiti, luterani, anglicani, imam, e toghe rosse, l’epocale, liberatoria, crudissima sparata sulla “troppa frociaggine” all’interno del clero. Il nostro prezioso suggeritore è deceduto poche ore dopo la visita di James David Vance. Quindi, è possibile aspettarsi dal neobaciapile rosse Roberto D’Agostino qualche piccante reportage sulla congiura trumpiana, idi non di marzo, ma di aprile, per eliminare l’avversario obamiano, bideniano e kamaliano. Condoglianze, perciò, a D’Agostino, che perde un saldo riferimento a cui attaccarsi, rischiando, ora, la sciagurata evenienza, anzi la iattura di un prossimo pontefice più vicino a Pietro e Paolo che a Fabio Fazio. Auguriamo per l’equilibrio psichico di Roberto che Mario Draghi e Sergio Mattarella godano di buona salute, perché altrimenti, orfano di codesti poderosi cavalli da tiro, non gli rimarrebbe che attaccarsi al fiasco, pardon, al fiacre.
Un cenno solidale anche a Fausto Bertinotti, privato del lìder màximo dell’istituendo partito catto-socialcomunista. Due lacrime inclusive e resilienti a Nicola Vendola – di mammo ce n’è uno solo – che aveva tanto sperato nel Bergoglio arcobaleno, almeno sino alla sconfortante retromarcia sulla “troppa frociaggine”. Lo spione Jaros della fu Cecoslovacchia comunista comunica il suo doveroso conforto al neo-ieratico Corrado Augias, alias “Donat”. I veri fedeli contano nel miracolo di riavere finalmente un Papa cattolico, attesa difficile da realizzarsi, stante l’attuale conclave plasmato ad immagine e somiglianza del Bergoglio che implorò l’ateo, già nazista, quindi, azionista, socialista, berlingueriano e demitiano Eugenio Scalfari: ”Per carità, non si converta!”.
Confesso di non credere a niente, tantomeno a me stesso, ma da Homo eroticus, avrei grande fiducia in Victor Manuel Fernàndez, detto Tucho, se occupasse il soglio di Pietro. Sarebbe il Papa mio e di tutti i liberal-libertini, essendo nemico giurato della castità e fautore sperticato di Libero sesso in Libero Stato.
Aggiornato il 22 aprile 2025 alle ore 09:25