
Ci vogliono tutti uguali e ci rieducano in tale senso: un pensiero comune, una sistematica emarginazione dei dissenzienti (che finiscono nel calderone degli incolti o addirittura dei fascisti), una pubblica opinione che impone le buone pratiche. Cosicché quello che forse potrebbe essere il pensiero dominante è costretto a nascondersi, a dissimulare, ad abbassare la testa. Sulle opinioni, sia ben chiaro, non dovrebbe imporsi mai nessuno. Ma che lo faccia una minoranza rumorosa creando una sorta di casa di correzione virtuale è un vero paradosso. L’ultima in ordine di tempo è la sortita del sindacato dei giudici secondo il quale il Dl Sicurezza creerebbe “un apparato normativo che non si concilia facilmente con i principi costituzionali di offensività, tassatività, ragionevolezza e proporzionalità” perché “si introducono nuovi reati per sanzionare in modo sproporzionato condotte che sono spesso frutto di marginalità sociale e non di scelte di vita: basti pensare che la pena per l’occupazione abusiva di immobili coincide con quella prevista per l’omicidio colposo con violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro”.
E così la teoria di Ilaria Salis, passo dopo passo viene sdoganata, relegando chi tenta di punire le occupazioni abusive alla stregua di un dittatore violento che si scaglia contro chi occupa mosso dal bisogno. E quindi, dopo averci fatto digerire l’elezione di una fasciolara e manesca no global al Parlamento europeo, adesso vogliono farci ingurgitare anche le di lei idee basate sull’esproprio proletario per ragioni di necessità. Il tutto facendo passare in secondo piano le necessità di colui il quale di quella casa è il proprietario o l’assegnatario. Sì, perché se la normativa rimanesse “comprensiva e bonaria” come lo è oggi, a colui il quale la casa viene sottratta resterebbe solo il pubblico riconoscimento di avere subito un torto. Stessa cosa dicasi per tutta quella micro criminalità “animata dal bisogno”, Kompagni verso cui non ci si dovrebbe accanire. E lo afferma il potere giudiziario che pretende di “occupare” il Parlamento come si fa con una casa popolare. Stessa manfrina utilizzata dagli stessi personaggi per sdoganare l’accoglienza indiscriminata: c’è una parte del Paese che legittimamente ritiene che l’accoglienza sia un valore universale da elargire a chiunque la chieda. Dall’altra parte, c’è invece chi pensa altrettanto legittimamente che l’accoglienza debba fare i conti con le possibilità del Paese perché altrimenti “l’accolto” campa di stenti o di servigi resi alla criminalità. Si dà il caso che, avendo vinto le ultime elezioni il centrodestra, la presidente del Consiglio in carica abbia provato a cercare una soluzione tramite accordi di cooperazione con altri Paese. Come nelle migliori tradizioni il solerte produttore di fascicoli ha provato a mandare in vacca ogni cosa continuando a eccepire su tutto, salvo poi essere smentito dopo mesi dalla Ue che darebbe ragione al Governo sulla lista dei Paesi definiti sicuri.
E allora, siccome una minoranza pensa sia giusta l’accoglienza universale, ciò che si aspetta è che tutti ci si metta in ginocchio a baciare la pantofola di queste fronti larghe, di questi fini pensatori. E per certi versi ci sono anche riusciti vista la timidezza e la soggezione con cui vengono considerati la parte intellettuale del Paese. Le cronache sono piene di incursioni nelle case e nelle aziende dei cittadini contro cui viene usata brutale violenza? Se provi a difenderti torcendo anche un capello alla povera banda che viene a casa tua a fare la spesa proletaria e a spaccarti le ossa, rischi che ti passino la vita sotto setaccio, che ti mettano al fresco e che ti facciano passare per carnefice. Per come la vediamo noi, chi entra a casa degli altri ha sempre torto. Le anime belle penseranno sicuramente che si tratti di demagogia. Può darsi. Però hanno iniziato loro.
Aggiornato il 17 aprile 2025 alle ore 09:28