
Molto brevemente, in merito all’ennesima levata di scudi della sinistra, che con il “libretto rosso” di Ventotene rivendica una sorta di primogenitura europea, ancora una volta registriamo il fallimento politico e comunicativo di una linea identitaria che ci sentiamo ripetere da 80 anni. Sebbene la stessa sinistra, soprattutto quando è stata guidata da personaggi di area riformista, non ha sempre fatto ricorso al pozzo senza fondo – almeno così alcuni dei suoi esponenti ancora ritengono che esso sia – dei miti resistenziali e antifascisti, cercando di far credere ai più sprovveduti e ingenui che la libertà di cui godiamo è merito esclusivo dei partigiani e degli intellettuali della medesima area (e non, come raccontano i fatti, dell’intervento militare anglo-americano). Ancora oggi i suoi leader, Elly Schlein in testa, organizzano e/o promuovono sterili manifestazioni con l’intento di accreditarsi come l’unico fronte politico in grado di offrire le migliori garanzie democratiche. Garanzie che, a sentirli parlare, non apparterrebbero al Dna della destra italiana di Governo, così come dimostrerebbe la assai presunta svolta autoritaria che Giorgia Meloni e i suoi alleati vorrebbero imporre ad un Paese, l’Italia, il quale per gli stessi leader più oltranzisti dell’opposizione rischierebbe di tornare indietro ai tempi del manganello e dell’olio di ricino.
Ebbene, come mi trovo a ripetere da molti anni, quando la sinistra si trova in una grave mancanza di serie proposte politiche – a parte la solita fuffa fondata sui pasti gratis perseguita dai tre principali partiti dello schieramento: Partito democratico, Movimento 5 stelle e Alleanza verdi-sinistra, con il supporto della Cgil landiniana – non trova di meglio che fare ricorso alla citata linea identitaria, cercando di rinverdire il logoro armamentario ideologico d’antan che interessa sempre meno anche agli elettori della loro potenziale base elettorale. Una linea identitaria che, sul piano della contesa politica, non può che piacere a una destra rinnovata che, seppur con enorme fatica e fin troppe contraddizioni interne, si sforza di portare avanti alcune essenziali riforme per ammodernare il Paese. Tant’è che con una simile opposizione c’è il rischio – ovviamente per la sinistra – che questa destra possa governare per molto tempo.
Tuttavia tutto ciò, soprattutto per chi crede nell’importanza di un sistema fondato anche sull’alternanza, non è esattamente una buona notizia. L’Italia, per come è messa sul piano generale, avrebbe bisogno di una opposizione realmente propositiva che funga da stimolo per chi, trovandosi comodamente al potere, rischia di adagiarvisi, perdendo quella sorta di forza propulsiva che l’ha condotto nella stanza dei bottoni.
Aggiornato il 25 marzo 2025 alle ore 09:45