![Mattarella e l’assist a Marija Zacharova](/media/8310468/lehner-21.jpg?crop=0.04724111866969008,0,0.078798185941043111,0.036281179138322024&cropmode=percentage&width=370&height=272&rnd=133843451340000000)
Sassolini di Lehner
L’analogismo è come la deviazione degli assi visivi, cioè fa rima con strabismo. Certo, è una scorciatoia facilona per evitare la complessità e gli angoli alterni interni dei fenomeni. Tuttavia, forzando e assimilando le apparenze, finisce per indurre a creare paragoni superficiali, nei quali la ricercata suasività, condita da effetti spettacolari, prevale e annebbia il giudizio critico fondato e assennato. L’analogismo tra cronaca presente e passato storicizzato è un trabocchetto, comunque, da evitare, per non cadere in filosofemi da bar ed in errori marchiani da salotti buoni, bugiardi e ipocriti, tipo “La storia si ripete”, “Popolo sovrano? Anche Adolf Hitler fu eletto dal popolo”, “Il fascismo ritorna, anzi è ritornato”, “Fummo liberati dai partigiani”, “Benito Mussolini fu un capo banda”, “Quello sovietico non fu vero comunismo”. Lo stesso Giambattista Vico, che pure teorizzò i cicli reiteranti della Historia, ebbe l’accortezza di precisare che i corsi e i ricorsi delle stagioni umane non si presentano in modo da poter essere equiparati.
Certo, il ricorso richiama il corso precedente, ma, evitando le autoconsolatorie semplificazioni, la corretta cognizione fa prendere atto che l’apparente ripetizione è sempre trasfigurata da connotazioni nuove e profondamente diverse. Per la serie “Quandoque bonus dormitat Homerus” (Talvolta anche il grande Omero sonnecchia), Sergio Mattarella, forse, preso da foga oratoria, è incorso nel vizio dell’analogismo, il 5 febbraio scorso, tenendo lezione non proprio magistrale all’Università di Marsiglia. Riferendosi all’Ucraina, è scivolato nell’improvvida equiparazione tra Terzo Reich di Adolf Hitler e la Federazione russa di Vladimir Putin. A parte l’increscioso assist a Marija Zacharova, portavoce del ministro Sergej Lavrov, che ha avuto velenoso buon gioco, osservando: “È strano e folle sentire invenzioni così blasfeme dal presidente dell’Italia, un Paese che sa in prima persona cosa sia veramente il fascismo”, il paragone in effetti sa di propaganda suggerita dall’ex mentore Joe Biden, piuttosto che di giudizio ben meditato. Il Terzo Reich può essere confrontato con l’Urss, così come nazismo e comunismo, tuttavia soltanto la ferma condanna, senza se e senza ma, dell’uno e dell’altro li accomuna, trattandosi di patologie politiche con alcuni sintomi affini, eppur profondamente diverse, specifiche, peculiari, distinte, trattandosi di esperienze uniche e irripetibili, conseguenti alle caratteristiche Weltanschauung di due popoli dissimili. Il rifiuto le accomuna, ma non le rende uguali e sovrapponibili, nonostante alcune somiglianze, vedi il comune razzismo, di classe quello comunista, antisemita (e non solo) quello nazista. Iosif Stalin e Adolf Hitler sembrano gemelli e lo si può anche affermare, precisando che sono non omo ma eterozigoti.
D’altro canto, se l’aver attaccato l’Ucraina assurge a motivo di equiparazione tra Putin e Hitler, allora dovremmo elevare il Terzo Reich a eterna pietra di paragone per tutti gli aggressori e i colonizzatori a cominciare da Scipione l’africano, che rase al suolo con spargimento di sale Cartagine, o da Tito Flavio Vespasiano, che distrusse Gerusalemme. La stessa “dominazione”, categoria tirata in ballo da Mattarella, se applicata pedissequamente riguarderebbe centinaia di riproduzioni del nazismo e del delirio di potenza di Hitler. Dominatori ossessivi e seriali furono Alessandro Magno, Salah ad-Din (Saladino), Giulio Cesare, Attila, Carlo Magno, Napoleone Bonaparte... sino a Mao Tse-tung e Xi Jinping. Il cancelliere Otto von Bismarck, ad esempio, inaugurò la politica di sterminio a danno dei nativi dei laghi Masuri, per lo più slavi polacchi, eppure sarebbe uno strafalcione assimilarlo ad Hitler. Friedrich Engels conveniva con Karl Marx sulla necessità di una “soluzione finale” del problema slavo, tuttavia sarebbe una cretinata definirlo padre del nazionalsocialismo, essendo, in realtà, fonte della socialdemocrazia e del riformismo. Il kaiser Guglielmo II, per dominare e vincere, fornì a Lenin un treno blindato, soldi, munizioni, armi, esplosivi per gli attentati e le rapine.
Il II Reich gli diede 26 milioni di marchi (circa 100 milioni di euro di oggi), che Vladimir Il’ič utilizzò per scioperi, dimostrazioni di piazza, vandalismi, luddismo, finalizzati a far collassare economia e produttività russe. Per scatenare disordini rivoluzionari nell’intero territorio russo, il kaiser fin dal settembre 1914 distribuì 50mila marchi oro, promettendo altri milioni di marchi a quanti avessero fomentato e promosso caos, guerre civili, eversione del regime zarista. Sarebbe, però, da sempliciotti affermare che l’ultimo kaiser fosse marxista-leninista, tale e quale Pietro Secchia o Enrico Berlinguer. Guglielmo II sembrerebbe leader del bolscevismo, mentre, in realtà, intendeva soltanto liberarsi dall’oneroso fronte bellico orientale e vincere la Prima guerra mondiale. Ciò valga anche per l’autoritarismo ricorrente nella storia dei regni, degli imperi e delle repubbliche. L’autoritarismo del Re Sole non è, però, paragonabile né a Benito Mussolini, né a Putin. E tanto meno ad Hitler o a Lenin, trattandosi per questi ultimi non di autoritarismo, ma di totalitarismo.
Non me ne voglia il presidente Sergio Mattarella, se ritengo che l’analogismo lo abbia abbagliato. Con la deviante manìa dell’analogia, allora bisognerebbe definire naziste anche certe bellicosissime formiche, capaci di eserciti perfettamente organizzati per conquistare, occupare, dominare, soggiogare. Del resto, ogni buon trattato di polemologia cita le formiche Lasius neglectus come emblemi insuperabili di arte della guerra, la più spietata possibile, senza rivestirle perciò con le divise da Schutz-Staffel, le famigerate e temute SS. Errare è proprio degli esseri umani e, talvolta, financo del “bonus Homerus” e del buon Sergio. Maggioranza ed opposizione accorsi in soccorso del presidente della Repubblica, regalando alla Zacharova un rilievo inaudito, invece delle parole di circostanza, avrebbero dovuto sbattere in faccia alla giornalista il nazicomunismo implicito nel patto Molotov-Ribbentrop, argomento, però, scomodo in Italia, sia a destra che a sinistra. Infatti, Palmiro Togliatti e il Partito comunista italiano furono in prima linea nel sostenere il nazicomunismo contro le democrazie occidentali.
Togliatti giunse ad attribuire la responsabilità della Seconda guerra mondiale a Francia e Gran Bretagna, dipingendo Hitler come inerme povera vittima dei capital-imperialisti. A destra e non solo, vedi gli intellettuali in camicia nera divenuti, caduto il regime, antifascisti e i non pochi cattolici ammiccanti verso il totalitarismo nazista e, poi, sovietico e già plaudenti o firmatari del Manifesto della razza. Ventennio fascista, leggi razziali, Patto d’acciaio, stagione salotina, partigiani alla Francesco Moranino, quindi, mezzo secolo di Pci, di compromessi storici, molti, troppi al servizio della politica estera dell’Urss, decenni di magistrati “democraticamente” sovversivi, inerti davanti ai finanziamenti sovietici al Pci e finanche alle strutture paramilitari e spionistiche delle Botteghe Oscure addestrate alla Lubjanka, nonché la miriade di “Donat” e di altri giornalisti cattocomunisti, comunisti e socialisti, confidenti e ben remunerati dai servizi segreti bulgari, cecoslovacchi e russi sono l’imbarazzante substrato politico-culturale-amorale-antinazionale, paralizzante l’intero schieramento parlamentare, perciò incapace di rispondere per le rime alla perfida Zacharova, che ebbe la lucidità di non cadere nell’analogismo, bensì di mettere il dito sulla nostra oggettiva piaga: essere stati 45 milioni di fascisti e subito dopo 45 milioni di antifascisti. Non me ne vogliano Mattarella e neanche Giorgia Meloni, ma questa volta la propaganda della Zacharova è risultata più incisiva di quella del Colle. Infatti, bastava che Mattarella stigmatizzasse l’espansionismo dello zar Vladimiro, senza scivolare in enfatiche, superficiali e discutibili analogie.
Aggiornato il 18 febbraio 2025 alle ore 09:38